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[14/01/2011] News
LIVORNO. Da noi realizzare un impianto di compostaggio dei rifiuti è spesso un'impresa che deve passare sotto le forche caudine di comitati che lo ritengono più pericoloso di una centrale nucleare o dei cittadini, magari entusiasti sostenitori della raccolta porta a porta per non fare l'inceneritore di turno, ma che poi l'impianto di compostaggio non lo vogliono nel loro comune perché temono che "puzzi".
Tutti problemi sconosciuti sulle pendici collinari della regione del Monte Elgon, nel lontano Uganda, dove a Mbale opera un impianto "compost-processing" che contribuisce a diminuire i rifiuti ed a sviluppare l'agricoltura biologica, favorendo allo stesso tempo la salvaguardia dell'ambiente e la riduzione delle emissioni di gas serra.
Come ha spiegato all'Irin, l'agenzia stampa umanitaria dell'Onu, Rhoda Nyaribi, un funzionario che si occupa del progetto, «Qui stiamo trasformando rifiuti in concime invece di lasciarli a marcire e ad emettere metano. La spazzatura è un grande contributore alle emissioni di gas metano. Il metano intrappola il calore nell'atmosfera, riscaldando la superficie terrestre. Le attività umane come l'agricoltura ed altri cambiamenti di utilizzo del territorio incrementano i livelli naturali di questi gas».
L'impianto di compostaggio di Mbale, finanziato dalla Banca Mondiale e gestito dalla Uganda national environment management authority, è inserito nel Clean development mechanism (Cdm) del Protocollo di Kyoto e contribuisce a fornire fertilizzanti meno costosi, tra le 15 e le 20 tonnellate al giorno, agli agricoltori della zona del Monte Elgon. Il Cdm permette ai Paesi sviluppati di ridurre le emissioni di gas serra finanziando progetti di riduzione delle emissioni nei Paesi in via di sviluppo, dove i costi sono più bassi.
Un kg di "dry compost manure" venduto dall'impianto costa 100 scellini ugandesi (circa 4 centesimi di dollaro) rispetto ai 3.000 scellini (1,30 $) per 500 ml di foliar fertilizer spray, e gli agricoltori vengono da tutto l'Uganda settentrionale per acquistare il concime. Nyaribi spiega che «Le vendite contribuiscono a sostenere il progetto».
Bernard Mujasi, un funzionario Mbale District, spiega che «il progetto per il compost, realizzato nel gennaio 2010, serve anche a ripulire Mbale Town. Abbiamo i camion di raccolta dei rifiuti organici nella città e nei luoghi di mercato. Questa spazzatura viene portato al compostaggio per la produzione del compost fertilizzante».
La disponibilità di questo fertilizzante di migliore qualità sta già incrementando la produzione alimentare nelle zone in cui le rese agricole negli ultimi anni sono calate da un declino della fertilità dei suoli.
Irin intervista Wasagani Wambale, un piccolo contadino sessantacinquenne del villaggio di Nabika, a Mbale, uno dei più colpiti dall'impoverimento dei terreni che spiega che il suo campo di due ettari produce la metà delle banane, patate, pomodori e cipolle del passato. «Questo posto era meraviglioso. Potevo raccogliere 150 caschi di banane in media da ogni ettaro, ma alla fine degli anni '90 la resa delle mie colture ha iniziato a calare. La qualità delle banane è peggiorata, la crescita iniziale era maledettamente stentata e anche le verdure non andavano bene». Wambale ricorda con rimpianto il passato, quando i suoi prodotti gli fruttavano in media 300.000 scellini, circa 140 dollari.
Tra le cause che contribuiscono alla scarsa resa dell'agricoltura di sussistenza c'è anche la deforestazione, provocata da una popolazione in costante crescita demografica, che espone terreni altamente fertili all'erosione. Per questo i ministeri dell'agricoltura e dell'ambiente di Kampala incoraggiano la realizzazione di campi terrazzatio e l'uso di compost e letame, così come la rotazione delle colture.
«Questa è la migliore strada per gli agricoltori per sostenere la loro produzione», dice Joseph Wesuya, dell'African development initiative, un'organizzazione per la salvaguardia dell'ambiente a base comunitaria.
Forse le colline e i villaggi dell' Elgon non sono poi così lontane dall'Italia che fatica a chiudere il suo ciclo dei rifiuti e probabilmente sono già più avanti, almeno in questo, di qualche nostra città carica di storia che affoga nei rifiuti.