[18/01/2011] News toscana

La Coldiretti della provincia di Pisa appoggia la Regione per la sua presa di posizione sul fotovoltaico a terra

FIRENZE. Anche in provincia di Pisa come in altre parti della regione (e del Paese), il fotovoltaico a terra sta suscitando gigantesche polemiche. In particolare dopo la presa di posizione della Regione Toscana che limita la possibilità di realizzare questo tipo di impianti, molti enti locali si sono dimostrati contrari al provvedimento regionale (considerato troppo restrittivo) e ora auspicano modifiche durante la discussione in Consiglio Regionale che si terrà nelle prossime settimane.

Il rischio che le superfici agricole possano essere destinate alla produzione di energia (seppur sostenibile) con ricadute su una delle principali economie della Toscana (quella agricola) è forte almeno secondo la Coldiretti della provincia di Pisa. «Si alle energie rinnovabili per l'autoconsumo e riconosciuta come attività connessa in territori definiti, ma diciamo no, e il nostro è un no perentorio, agli impianti industriali» ha dichiarato Fabrizio Filippi, presidente provinciale Coldiretti, dimostrando sintonia con il pensiero dell'assessore alla Programmazione territoriale e Sviluppo rurale della provincia, Giacomo Sanavio.

«Vogliamo evitare che il territorio provinciale, e regionale  si trasformi in un puzzle di maxi impianti fotovoltaici a terra. Non abbiamo mai detto di non volere il fotovoltaico, al contrario è una delle fonti rinnovabili su cui anche le aziende agricole stanno investendo per abbattere i costi energetici e produrre in maniera sostenibile. Ma non possiamo dire si a futuri progetti che prevedono, nelle aree provinciali, maxi impianti industriali di produzione di energia. E' una violenza al patrimonio agricolo e ambientale che rappresenta la Toscana nel mondo oltre ad una forma di neocolonialismo».

Coldiretti si schiera quindi a fianco della Regione: «Condividiamo la volontà degli amministratori regionali che, nell'individuare le aree di pregio ambientale e agricolo in cui limitare il proliferare di strutture di grandi dimensioni, vuole salvaguardare quelle realizzate dalle imprese agricole come attività connessa, per l'integrazione del reddito nelle zone marginali. L'ipotesi formulate in ottemperanza alle disposizioni nazionali in materia di energie rinnovabili, pur necessitando di qualche aggiustamento, risulta del tutto condivisibile nei principi». Coldiretti svela poi uno dei suoi timori più grandi in questa congiuntura economica: che gli agricoltori svendano i terreni per sopperire alle difficoltà. Cosa diversa sono i piccoli impianti per integrare il reddito agricolo: «I piccoli impianti -ha continuato Roberto Franchini, direttore provinciale Coldiretti - hanno uno scarso impatto ambientale, sono più semplici da gestire e non  generano modifiche sostanziali all'asseto del territorio. In più consentono alle imprese agricole di migliorare i loro guadagni e, quindi, di continuare a svolgere la loro attività produttiva e di presidio. Alle imprese agricole, lusingate dalla possibilità di una fonte di guadagno, chiediamo di valutare attentamente». Seppur con distinguo anche Legambiente si è dichiarata a favore dell'atto della regione.

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