[19/01/2011] News

"La plastica prima amica di tutti ora pietra dello scandalo per l'ambiente, quanta confusione"

Dopo esserci occupati della parte relativa all'inapplicabilità della norma, in virtù della violazione che essa rappresenta, di superiori disposizioni comunitarie (direttiva 98/34/Ce), vogliamo ora sottolineare la disinformazione che crea confusione e che regna su tutta la vicenda attualmente al centro dell'attenzione di quanti operano nel comparto della plastica.

La direttiva comunitaria 94/62, la cosiddetta packaging waste, all'articolo 9 prevede che la commercializzazione degli imballaggi non possa avvenire solamente se gli stessi non rispondono ad almeno uno dei 4 requisisti essenziali stabiliti nella norma stessa. Gli imballaggi, in particolare, devono consentire il loro reimpiego, il recupero (per via energetica o sotto forma di compost), il riciclo, e/o devono essere biodegradabili.

Inoltre deve essere considerata la Direttiva 2008/98 (cd Direttiva "quadro sui rifiuti") che in quanto tale, è, in una certa misura, sovraordinata rispetto alle altre Direttive di settore (quindi anche alla Direttiva imballaggi)

Tale Direttiva detta una precisa gerarchia per la gestione dei rifiuti (anche di imballaggio) nello specifico il testo recita:
"La seguente gerarchia dei rifiuti si applica quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti:
a) prevenzione;
b) preparazione per il riutilizzo;
c) riciclaggio;
d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e
e) smaltimento."

Dunque, secondo la normativa vigente, è preferibile: a) prevenire la produzione di rifiuti (p. es. utilizzando "borse" e non sacchetti mono-uso); b) riutilizzare (ancora utilizzando "borse" e non sacchetti mono-uso"); c) riciclare (p.es. attraverso il riciclaggio meccanico della plastica).

Pertanto, mentre lo shopper in plastica "monouso" è semplicemente "riciclabile", ed il cd bio-shopper (monouso) è "recuperabile" (secondo l'all. II alla Direttiva - operazione R3), ma se non correttamente gestito (conferimento con la cd "frazione umida") finirà, inevitabilmente, in discarica (opzione e) smaltimento - la meno auspicabile); per contro la borsa in materiale plastico riciclato ed a sua volta riciclabile rispetta esattamente la gerarchia, essendo contemporaneamente strumento di prevenzione, manufatto riutilizzabile e rifiuto riciclabile.

La nostra opposizione all'effettiva entrata in vigore del comma 1130 l. 296/06 non è pertanto finalizzata al mantenimento della produzione di shoppers monouso in plastica vergine, ma alla progressiva introduzione di borse riutilizzabili in materiale riciclato ed a loro volta riciclabili.
Vogliamo sottolineare, inoltre, che oltre al Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia in sigla C.A.R.P.I, e ad altri operatori italiani, si sono schierati a sfavore del decreto italiano anche realtà europee quali: la federazione dei trasformatori europei di plastiche EuPC (European Plastics Converters), e le associazioni inglesi Packagin and films association (PAFA produttori di film e imballaggi)e Carrier Bag Consortium (CBC, che riunisce i produttori di shopper). Quest'ultima, tra l'altro, riferisce che gli studi disposti dal governo scozzese, su questa tematica, dimostrano che, l'esclusione dal mercato dei sacchetti in polietilene, comporta il consistente rischio di veder aumentare le emissioni di emissioni di gas a effetto serra.

Inoltre lo shopper tradizionale o la borsa in materiale riciclato e riciclabile è alla portata di tante piccole e medie imprese, il bio - shopper è coperto da brevetto, dunque sarà sicuramente monopolio di poche grandi aziende.

Comunque, se come dicono alcuni non si torna indietro, bene, l'importante che questi alcuni si assumano anche la piena responsabilità nei confronti di quelle aziende, che dovranno riorganizzare e riconvertire, sempre se possibile, la loro produzione, sicuramente licenziando migliaia di persone, a meno che non esistano contributi di rottamazione anche per questo settore come quelli elargiti nell'ultimo ventennio a Fiat. ....... .

Oppure come dicono tutti "che bello siamo in Italia il paese delle meraviglie dove fa notizia il Bounga Bounga, o i conflitti tra politici, ma tanto alla fine chi paga è sempre l'impresa, l'imprenditore ed il cittadino."

 

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