
[20/01/2011] News
BRUXELLES. La probabile adesione dell'Islanda all'Ue e le richieste di nuove prospezioni petrolifere e gli effetti dell'inquinamento nell'Artico, in particolare sui livelli del mare negli Stati membri dell'Ue, sono stati al centro della discussione al Parlamento europeo che ha chiesto che il Grande Nord sia messo in cima all'agenda politica europea e che l'Unione sia maggiormente coinvolta nel Consiglio Artico.
Tre stati dell'Ue hanno territori artici : Finlandia, Svezia e Danimarca (con la semi-indipendente Groenlandia), ma nonostante questo l'Europa non ha una politica comune sull'Artico. Per questo gli eurodeputati hanno approvato una risoluzione redatta dal democristiano tedesco Michael Gahler che indica le linee direttrici «Sul modo per trovare un giusto equilibrio tra le preoccupazioni ambientali (lo scioglimento dei ghiacciai, la vulnerabilità delle risorse naturali) e la partecipazione delle potenze mondiali alla corsa all'esplorazione di risorse naturali come il petrolio, il gas e la pesca».
Un'altra delle grandi sfide che l'Ue dovrà affrontare è quella delle nuove rotte marittime che gli effetti del global warming stanno aprendo nell'Artico e già presidiate da russi, statunitensi e canadesi. La risoluzione sottolinea, con una bella dose di doppiezza che ricorda certe clamorose dichiarazioni di Vladimir Putin sulla bontà dei cambiamenti climatici, sottolinea che «Gli effetti dello scioglimento dei ghiacci non provocherà solo lo spostamento delle popolazioni autoctone e minaccia il loro modo di vivere, ma crea anche delle nuove opportunità per lo sviluppo economico e per l'apertura di nuove rotte marittime più rapide e più sicure nell''Artico».
E' stata respinta una mozione alternativa del gruppo Sinistra europea unita/Sinistra verde nordica (Gue /Ngl) che chiedeva una moratoria sullo sfruttamento industriale nell'Artico per proteggere il suo ambiente, ma almeno un minimo di buon senso e sembrato ritornare quando si è affrontato il problema dello sfruttamento delle immense riserve di idrocarburi, valutate in circa un quinto di quelle mondiali, nell'Artico : «Per questo, è responsabilità degli Stati dell'Artico assicurare che le compagnie petrolifere internazionali operino con la necessaria tecnologia per prevenire sversamenti di petrolio come è avvenuto nel caso della catastrofe Bp che ha colpito il Messico l'anno scorso». Non sembra proprio l'accoglimento della moratoria totale delle trivellazioni offshore chiesta da Greenpeace e dalle altre associazioni ambientaliste, ma almeno siamo alla consapevolezza dell'immenso rischio che si corre.
Gli eurodeputati chiedono una legge simile a quella che vieta l'utilizzo ed il trasporto di olio pesante a bordo delle navi che transitano nell'area dell'Artico, ad iniziare dal primo agosto 2011, e chiedono all'Ue di «Imporre un imporre un regime stretto che limiti le emissioni di fuliggine e l'utilizzo di olio pesante sulle navi che fanno scalo nei porti dell'Ue prima dei loro viaggi attraverso le acque dell'Artico».
Gli europarlamentari sottolineano i vantaggi nell'ingresso dell'Islanda nell'Ue, che trasformerebbe l'Unione in una entità costiera dell'Artico (Finlandia e Svezia non hanno sbocco sull'Oceano Artico), permettendo così di consolidare la sua presenza a nel Consiglio Artico, il forum intergovernativo che comprende i nostri più diretti rivali economici e per le risorse: Russia ed Usa. L'Ue attualmente è osservatrice ad hoc nel Consiglio e gli eurodeputati chiedono che abbia almeno lo statuto di osservatore permanente, con voce in capitolo sulla gestione della regione artica.
Inoltre il Parlamento europeo si è occupato dell'unico popolo indigeno dell'Artico europeo: i sami (chiamati impropriamente lapponi) che vivono sparsi tra Finlandia, Svezia, Norvegia e Russia e che devono avere «Diritto di accesso a delle risorse naturali non inquinate» ed essere coinvolti direttamente nell'elaborazione delle politiche per la regione artica, salvaguardando i loro diritti e la loro cultura e la langua ungro-finnica, che sembrano a rischio soprattutto in Russia.