
[21/01/2011] News
BRUXELLES. La Commissione europea ha detto oggi di accoglie con favore il voto da parte degli Stati membri di vietare l'utilizzo nell'Emissions trading system (Ue Ets ) di crediti di emissione derivanti da progetti per la distruzione di gas industriali. In sostanza, il divieto permette alle imprese di utilizzare questi crediti per il 2012, in conformità a quanto previsto dall'Ue Ets fino all'aprile 2013, ma non successivamente.
Il Climate change committee dell'Ue, che riunisce i rappresentanti dei 27 Stati membri, ha votato il divieto oggi, sulla base di una proposta presentata dalla Commissione lo scorso novembre. Il divieto si applica ai progetti che distruggono due gas industriali: trifluorometano (HFC-23), prodotto come sottoprodotto del la produzione di monoclorodifluorometano (HCFC-22), e il protossido di azoto (N2O), proveniente dalla produzione di acido adipico. HFC-23 e N2O sono entrambi potenti gas serra che contribuiscono al cambiamento climatico.
Solo 23 progetti di questo tipo di gas industriali rappresentano i due terzi di tutti i crediti prodotti dal Clean development mechanism (Cdm) del Protocollo di Kyoto. La maggior parte dei progetti, già messi sotto accusa da diverse associazioni ambientaliste, si svolgono in Cina, India e in altri Paesi in via di sviluppo più avanzati. Il divieto di utilizzo di tali crediti nell'ambito del sistema Ue Ets si applica a tutti i progetti intrapresi nell'ambito del Cdm, nonché a tutti quelli realizzati nei paesi sviluppati attraverso il Joint Implementation mechanism (JI) di Kyoto
La commissaria Ue per l'azione climatica, Connie Hedegaard, ha detto: «Accolgo con grande favore la decisione del Comitato a sostegno di tale regolamento, meno di 5 mesi dopo che ho proposto l'idea Questi progetti sollevano preoccupazioni relative alla loro integrità ambientale, al value-for-money e per la loro distribuzione geografica. Non solo, continuare ad utilizzare alcuni di questi crediti di dubbia utilità non nemmeno nell'interesse dell'Ue, in quanto così facendo potrebbe scoraggiare i Paesi ospitanti ad effettuare azioni di sostegno economico e più mirate a ridurre tali emissioni. Il nostro obiettivo non è quello di ridurre il numero di crediti disponibili, ma di assicurare che il mercato internazionale del carbonio si basi su una migliore qualità e distribuzione dei crediti».
Il Parlamento europeo ha ora tre mesi di tempo per fare osservazioni alla proposta, dopo di che la Commissione intende adottarla formalmente. Le restrizioni si applicheranno a partire dal primo maggio 2013, dando così ai partecipanti al mercato il tempo sufficiente per adeguarsi.
L'accettazione di crediti derivanti da progetti per l'abbattimento di gas industriali è materia controversa da tempo. La Commissione Ue descrive le principali preoccupazioni: Permettendo i crediti per la distruzione di HFC-23 è possibile creare incentivi perversi per continuare a produrlo o addirittura ad aumentarlo insieme all'HCFC-22, un gas che intacca lo strato di ozono ed è anche un potente gas serra. Questo contrasta con la regola del protocollo di Kyoto che i crediti possono venire solo da progetti che portano a riduzioni delle emissioni che vanno ad aggiungersi a quelle che sarebbero avvenute comunque. L'integrità ambientale dei crediti è quindi dubbia. Cos' si indeboliscono anche i tentativi del protocollo di Montreal sulla protezione dello strato di ozono di accelerare l'eliminazione degli HCFC-22 e di dare la priorui ità al finanziamento della distruzione dell'HFC-23, sulla base dei costi reali per tonnellata, che è di gran lunga inferiore al valore corrente di mercato dei crediti Cdm. Questi progetti non prevedono un rapporto qualità/prezzo in quanto avrebbero dovuto e potuto essere finanziati e attuati in modo più conveniente con altri mezzi.
A causa dei crediti che ricevono, i tassi di rendimento sono esorbitanti: i ricavi derivanti dalla vendita di crediti HFC-23 per i partecipanti all'Ue Ets possono arrivare fino a 78 volte il capitale di investimento iniziale e dei costi operativi del progetto. L'Ue ritiene che le riduzioni delle emissioni che possono essere ottenute relativamente a buon mercato, come per la distruzione dell'HFC-23 da produzione di HCFC-22 e di N2O da produzione di acido adipico, non dovrebbero essere finanziato attraverso il mercato internazionale del carbonio. Dovrebbero essere intraprese dagli stessi Paesi in via di sviluppo come parte degli sforzi per ridurre le proprie emissioni. In alternativa, il costo di riduzione per tonnellata potrebbe essere direttamente finanziato. L'alta percentuale dei crediti prodotti da un numero limitato di progetti di gas industriali distorce la distribuzione geografica dei progetti Cdm in favore di un numero limitato di Paesi emergenti. Questo contraddice l'obiettivo, fortemente sostenuto dall'Ue, di ottenere una diffusione più equilibrata dei progetti Cdm in tutto il mondo in via di sviluppo, in particolare aumentando il coinvolgimento dei Paesi meno sviluppati.
Inoltre l'Ue punta ad una graduale riduzione dei Cdm nei Paesi emergenti come Cina, India, Brasile e Sudafrica che stanno diventando rapidamente suoi concorrenti. Secondo la Commissione europea il Cdm «Dovrebbe essere sostituito da nuovi meccanismi in grado di coprire interi settori e, quindi, avere un maggiore potenziale di riduzione delle emissioni rispetto ai progetti basati sul Cdm. A differenza del Cdm, questi meccanismi di settore dovrebbero produrre crediti internazionali solo se il settore ha raggiunto le pre-determinate caratteristiche delle emissioni di soglia». La normativa comunitaria vigente prevede già che i crediti derivanti da nuovi progetti registrati dopo il 2012 possono essere utilizzati nel sistema di scambio Ue solo se i progetti sono nei Paesi meno sviluppati, salvo un diverso accordo raggiunto nei futuri accordi bilaterali o internazionali sul clima.