[07/09/2009] News toscana

La Toscana può non legare le sorti del rilancio del suo sviluppo ai falsi miti della crescita e del Pil?

FIRENZE. Con l'aumento della disoccupazione, della conseguente precarietà delle famiglie, la tenuta sociale in Toscana entra in una fase di rischio elevato, per l'esaurirsi dei margini di risposta individuali alla crisi. Che "il padrone sono me" che ci governa (sic!) sia occupato ad attaccare le libertà (di stampa, di critica -a quando di pensiero?-) conferma e drammatizza allo stesso tempo l'assenza di una politica economica tout court.

Piaccia o no questo non fa che aumentare la necessità di un impegno straordinario ma duraturo dei governi locali, a partire dalla Regione, per far fronte alla gravità dell'emergenza disoccupazione (duratura). Nessuno può tirarsi indietro e i segnali positivi in tal senso ci sono a cominciare dal presidente della Regione. Ma non si intravedere una organica politica di contrasto alla crisi: dal bilancio della Regione a quello dell'ultimo Comune o dell'ultima impresa della Toscana.

Il centro di questa strategia non può che essere il "valore" del lavoro, proprio perché la crisi del capitale finanziario ha colpito le basi del lavoro. Rinnoviamo la domanda a partire dal presidente Claudio Martini: una regione come la Toscana può non legare le sorti del rilancio del suo sviluppo ai "miti" della crescita e del Pil? Può non arroccarsi alle componenti strettamente monetarie e di prezzo, e mirare ai contenuti dello sviluppo: ambiente, lavoro e risorse umane, stock di capitale, scienza e cultura?

Se la risposta è si allora occorre dire quali sono i settori produttivi e della società toscana più duramente colpiti dalla crisi economica, quali è possibile salvare; dove innovare e in cosa.
Ciò deve spingere ad azioni per non pagare prezzi sociali devastanti e porre alcune buone basi per il futuro. Privati e mercato da soli non ne sono capaci.

Occorre perciò intervenire sulla società, l'economia e l'ambiente toscani in modo non protezionistico: in ricerca scientifica e tecnologica (sapendo però che potranno dare risultati nel medio e lungo periodo); in riconversione ecologica del sistema produttivo e agricolo (con il vantaggio di agire sulla struttura produttiva esistente e dare risultati subito in lavoro) agendo contemporaneamente su adattamento e riduzione delle emissioni dei gas serra e dei danni derivanti dai cambiamenti climatici (i cui indici si stanno tutti aggravando e non abbiamo una strategia coerente); in risparmio energetico, fonti energetiche rinnovabili e sistema dei trasporti sostenibili, sapendo che, mentre sul risparmio si possono ottenere risultati rapidi, su quello dei trasporti ci vogliono alcuni anni.

Perciò occorre agire subito e con efficacia sul rapporto occupazione/investimenti, occupazione/risparmio energetico, risparmio energetico/riduzione CO2, per riconvertire e utilizzare capacità produttive disponibili al fine di non perdere altra occupazione e creare nuove occasioni di lavoro.

Come nel sistema Paese anche in Toscana non sembra esserci tensione positiva e volitiva in tal senso; presidente Martini ci spiega perché?

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