[31/01/2011] News
LIVORNO. Mentre l'Egitto è paralizzato dallo sciopero generale ed il suo sanguinario faraone filo-occidentale è al suo torbido tramonto, il commissario dell'Ue per lo sviluppo, Andris Piebalgs, partecipa al vertice dell'Unione africana che si conclude oggi ad Addis Abeba.
L'Europa ha guardato fino ad oggi, quando finalmente il capo della sua diplomazia Ashton ha chiesto di «Avviare immediatamente dialogo con l'opposizione», alla situazione egiziana con un silenzio che tradisce l'immenso imbarazzo del primo partner commerciale del regime dittatoriale di Hosni Mubarak. Un imbarazzo che non sembra nemmeno sfiorare il nostro Paese che dell'Egitto e della sua cricca di torturatori è, come singolo Paese, il secondo partner commerciale.
Nella capitale etiope il leader africani si dovevano incontrare per discutere di un tema, "Una maggiore unità e una maggiore integrazione attraverso valori comuni", che sembra frantumato dalle rivolte tunisine, algerine ed egiziane che potrebbero dare il via ad un salutare contagio di ribellione e democrazia che dal nord africa potrebbe estendersi prima a tutti i Paesi musulmani del continente e poi alle troppe inguardabili cleptocrazie tenute in piedi dal neocolonialismo francese e dal nuovo colonialismo economico cinese.
Un comunicato dell'Ue sottolinea che «L'Unione europea opera in stretta collaborazione con l'Unione africana per promuovere una solida governance, lo Stato di diritto, i diritti umani, la parità uomo-donna e la cultura», ma ad Addis Abeba la gran parte dei governanti che dovrebbero applicare questi sani principi democratici sono i fratelli gemelli di Ben Ali e di Mubarak che quei principi li calpestano empiendo le prigioni e facendo da feroci guardiani ad un'ingiustizia sociale nutrita della svendita delle risorse nazionali e della dignità dei loro popoli ai loro protettori stranieri
Non a caso Piebalgs ha partecipato insieme al segretario generale dell'Onu, Ban-Ki-Moon, ad una riunione sulla situazione della Somalia, lo Stato fantasma nel quale per primo e più drammaticamente si è incarnato il fallimento di un neocolonialismo del quale gli italiani portano grandi e dimenticate responsabilità.
Ma Piebalgs e Ban-Ki-Moon hanno soprattutto speso il loro tempo in una serie di incontri bilaterali con rappresentanti di spicco del continente per discutere questioni politiche e in materia di aiuti, gli unici che potrebbero salvare molti regimi dalle rivolte per il pane che ormai sono diventate rivolte per la democrazia. Riprendendo e mutuando un vecchio slogan, si potrebbe dire che gli africani vogliono il pane e i gelsomini.
Prima di partire per l'Africa Piebalgs aveva annunciato che «I temi centrali del vertice dell'Unione africana, ossia una maggiore unità e valori comuni, sono di grande attualità alla luce dei recenti avvenimenti politici del continente. Parteciperò al vertice per confermare il pieno sostegno dell'Ue all'evoluzione del continente verso maggiori integrazione, democrazia e buon governo, elementi che costituiscono la base indispensabile per lo sviluppo a lungo termine della crescita africana, a vantaggio dell'intera popolazione».
Gli europei, come gli americani sanno che l'Africa che si ribella presenterà il conto per il loro appoggio ai regimi autoritari e corrotti e che bisognerà rivedere il partenariato Africa-UE istituito nel 2007 e riveduto nel 2010 e tutti gli accordi che gli Stati africani hanno fatto con gli Usa scambiando la protezione per le dittature con la lotta al terrorismo e la "moderazione" verso Israele e gli interessi occidentali.
La Commissione europea ricorda che «L'Ue collabora attivamente alle iniziative avviate dall'Unione africana (UA) per sviluppare la nuova architettura africana in materia di governance, che comprende una serie di strumenti e organismi normativi e istituzionali, quali la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, il Tribunale africano per i diritti umani e dei popoli e il Parlamento panafricano, nonché la Convenzione dell'Unione africana per la prevenzione e la repressione della corruzione». Belle iniziative che scatenano gli applausi a Bruxelles e che vengono messe in un polveroso cassetto in troppe capitali africane.
Quello che interessa molto di più regimi come quello di Mubarak o di Gheddafi, o le repubbliche dinastiche dell'Africa e le dittature militari sono i finanziamenti dell'Ue. Nel 2007, i capi di Stato e di governo europei e africani hanno varato il partenariato strategico comune Africa-Ue per «Perseguire interessi comuni al di là della tradizionale politica di sviluppo. Il follow-up operativo è assicurato da otto partenariati tematici: pace e sicurezza; governance democratica e diritti umani; commercio, integrazione regionale e infrastrutture; Obiettivi di sviluppo del Millennio; energia; cambiamento climatico; migrazione, mobilità e occupazione; scienza, società dell'informazione e spazio.
La stessa Unione europea che oggi, davanti all'inaspettata rivolta araba che rischia di tracimare fino alle nostre coste ed alle periferie arabe-musulmane di Parigi e di molte città europee, vanta i finanziamenti alle attività dei suoi omologhi africani a favore della democrazia e dei diritti umani con un contributo di oltre 2 miliardi di euro nel periodo 2007-2013 e sottolinea che «Tra i risultati del partenariato Africa-UE figurano i seguenti elementi: L'Ue contribuisce con 1 milione di euro al Fondo per l'assistenza elettorale dell'UA. Nel novembre 2010 è stata varata a Bruxelles la "Piattaforma di dialogo" Africa-UE sulla governance e i diritti umani che, creando uno spazio aperto per le principali parti interessate, le istituzioni, i governi e la società civile, contribuirà a promuovere politiche di governance democratica e il rispetto dei diritti umani in entrambi i continenti», ieri non aveva nessuna remora a fare accordi con i dittatori estromessi.
A dire la verità l'Unione europea può vantare solo due risultati di vera (anche se non perfetta) evoluzione democratica: «Tanzania. In seguito alle elezioni del 2007, la Commissione europea ha erogato 1,4 milioni di euro a favore di un programma volto a migliorare la qualità del controllo del bilancio nazionale in parlamento e l'esame dei progetti di legge da parte dei presidenti delle commissioni parlamentari. Inoltre, il programma ha permesso di intensificare il dialogo tra il parlamento e la società civile, il cui coinvolgimento nel riesame dei progetti di legge ne ha rafforzato l'influenza sull'elaborazione della legislazione. Sudan. L'Ue ha erogato 80 000 euro a favore di un progetto riuscito di sensibilizzazione delle donne e degli abitanti delle zone rurali (segnatamente la comunità Nuba) del Sudan prima delle elezioni del 2010. Il progetto, che prevedeva insegnamenti in materia di diritti civili, censimento e iscrizione nelle liste elettorali, ha contribuito ad autorizzare i leader delle comunità locali a partecipare alle elezioni e a sorvegliarne lo svolgimento».
A dire la verità il satrapo egiziano Mubarak era uno degli amici più corteggiati dei governi europei che lo hanno voluto come co-presidente, insieme a Nicolas Sarkozy, dell'Unione per il Mediterraneo, che riunisce tutti i regimi autoritari del nord Africa e le democrazie mediterranee dell'Ue
Non a caso i leader africani ed europei hanno ribadito il proprio impegno nei confronti del partenariato ed hanno adottato un secondo piano d'azione che abbraccia i suddetti otto settori per il periodo 2011-2013, nel corso del terzo vertice Africa-Ue, svoltosi nel novembre 2010 in Libia, una dittatura retta dal 1971 dal caro amico di Berlusconi Gheddafi, uno dei pochi al mondo ad aver confermato tutto il suo appoggio ai due dittatori tunisino ed egiziano che hanno scatenato la rivoluzione dei loro popoli.