[01/02/2011] News
LIVORNO. L'Unione europea e il piccolo Stato baltico della Lituania sono a dir poco imbarazzate per il recente fiasco della gara per il progetto di una nuova centrale nucleare in sostituzione di quella di Ignalina. Alla gara non si è presentato nessun investitore. I sostenitori del nucleare accusano del flop la Russia, mentre gli ambientalisti esultano e dicono che per la Lituania un futuro senza nucleare sarà migliore.
Intanto aumentano le tensioni riguardo ai tre progetti di nuove centrali nucleari nella regione: quello lituano, della Russia baltica e quello bielorusso di Ostrovets. Gli Stati che le dovrebbero ospitare, confinanti tra loro, si accusano l'un l'altro di essere tenuti all'oscuro dei rispettivi progetti.
Dopo il fiasco della gara nucleare, Tatyana Novikova e Maria Kaminskaya, dell'associazione ambientalista Norvegese/russa Bellona, si chiedono se con la chiusura di Ignalina, «Vilnius voglia ancora rimanere uno Stato nucleare». Il 31 dicembre 2009 la Lituania ha infatti chiuso la sua vecchia centrale nucleare di Ignalina, un impianto costruito in epoca sovietica, con due reattori RBMK-1500.
L'arresto di Ignalina era una delle condizioni poste per l'entrata nell'Unione europea del Paese baltico, ma già prima della chiusura della vetusta centrale Vilnius aveva cominciato a fare progetti per sostituire Ignalina con una nuova centrale nucleare. Durante il 2009, la Lituania ha proseguito i negoziati per un nuovo progetto di centrale nucleare a Visaginas, dove sorge Ignalina, e a giugno di quell'anno il primo ministro lituano Andrius Kubilius aveva annunciato la prossima realizzazione di un nuovo reattore nucleare che entro il 2018 avrebbe dato energia nucleare anche agli altri due Paesi baltici, Lettonia, ed Estonia, e alla Polonia.
Alle porte del governo lituano aveva subito bussato il Canada che aveva proposto un reattore Candu, dopo Vilnius aveva aviato colloqui con altri produttori di reattori come la francese Areva, la spagnola Endesa, le americane General Electric e Westinghouse-Hitachi, la britannica Nukem e la giapponese Mitsubishi Heavy Industries.
Nel dicembre 2009, dopo una serie impressionante di ritardi e intoppi, la Lituania ha finalmente annunciato una gara d'appalto per una licenza per la costruzione, gestione, sviluppo e progettazione di una nuova centrale nucleare. Un anno dopo la gara si è rivelata un flop. Lo scorso dicembre, l'ultima società ad annunciare che si ritirava dalla gara è stata la Sud Korea Electric Power Corporation (Kepco), che ha ritirato la sua offerta due settimane dopo le era stato chiesto di presentare un'offerta finale. Nessuno sa perché i sudcoreani si sono tirati fuori. L'altra delle due offerte, che erano state presentate entro la scadenza del 10 novembre 2010, non ha soddisfatto i requisiti dell'offerta.
Il premier Kubilius ha cercato disperatamente di salvare la situazione, appellandosi al presidente della Corea del Sud, Lee Myung-bak, perché finanziasse la partecipazione della Kepco al progetto. Una procedura quantomeno inusuale (e molto imbarazzante per l'Ue), visto che una gara pubblica si stava trasformando in negoziati diretti tra Lituania e Corea del sud. Nonostante il clamoroso flop i sostenitori del nucleare in Lituania continuano a credere che la situazione si sbloccherà al più presto e che comparirà un nuovo investitore. Il vice-ministro all'energia della Lituania, Romas Svedas, ha ditto: «Non c'è tempo da perdere. Nuovi negoziati diretti con i potenziali investitori dovrebbero iniziare già nel gennaio di quest'anno».
Gennaio è passato ma nessuno ha notizia dei negoziati.
Rokas Zilinskas, presidente della commissione energia nucleare del Seimas, il Parlamento lituano, ha detto a Bellona che «Dopo che la concessionary commission ha annunciate il fallimento, ha omesso di trovare un'investitore strategico entrio il termine previsto per la nuova centrale nucleare di Visaginas, il processo è entrato in una fase diversa, in correspondenza con la pertinente legislazione lituana. Si tratta di negoziati diretti con potenziali investitori strategici, compresi quelli che hanno partecipato alla gara d'appalto, e con un interesse nel progetto. Questo processo è già iniziato e dovrebbe essere completata entro i prossimi mesi».
Ma prima Zilinskas non si era dimostrato così sicuro e il 3 dicembre aveva detto all'agenzia russa Regnum News che era stata la Russia a «Spaventare la Corea del Sud».
I lituani pensano che i russi abbiano sabotato la gara per la loro centrale nucleare perché Mosca sta costruendo nella sua enclave baltica di Kaliningrad, che confina con la Lituania. I due progetti sono in diretta concorrenza e Mosca e Vilnius stanno lottando per accaparrarsi i clienti europei ai quali fornire energia nucleare. L'uscita di scena dei sudcoreani sarebbe stata il prezzo pagato per gli accordi firmati daol presidente russo Dmitry Medvedev a Seul all'inizio di novembre, che comprendeva vano contratti per i coreani per le forniture di gas e la partecipazione della Corea del Sud ad un colossale progetto di un impianto di gas naturale liquefatto in Estremo Oriente.
Nel suo comunicato stampa Zilinskas diceva amaramente: «La presente iniziativa da parte dei coreani è, ovviamente, uno sviluppo triste, ma non è stata una completa sorpresa per me. Ho avuto alcune informazioni, a mia disposizione, su come la Russia abbia messo in fuga tutti gli altri potenziali investitori del progetto lituano, con promesse e ricatti. A quanto pare, lo stesso è accaduto con la Kepco». La Lituania accusa i russi di Inter RAO UES di "ricettazione", ma la pesante accusa è in realtà rivolta direttamente all'azienda statale nucleare Rosatom e al gestore statale del nucleare russo Rosenergoatom e quindi al governo Putin che controlla tutte e tre le imprese nucleari.
Probabilmente il boicottaggio russo è stato facilitato da cause interne al progetto, e che, quando si parla di nucleare, sono soprattutto euro, dollari e rubli. Linas Vainius, dell'associazione ambientalista lituana Atgaja, che ha condotto una valutazione indipendente del progetto della nuova centrale nucleare, ha detto a Bellona: «Il progetto non tiene conto di una serie di alcuni fattori fondamentali che dovranno necessariamente figurare negli eventuali costi del sito, minando così la valutazione ufficiale di fattibilità economica del progetto. Non ci sono informazioni su quali siano i costi del progetto, ma sappiamo già adesso, ed è dimostrato dall'esperienza dei Paesi impegnati nella costruzione di centrali nucleari, che i costi cresceranno mentre procede l'attuazione».
«Gli sviluppatori del progetto non sono riusciti a tenere conto dei problemi derivanti dalla gestione, di quelli delle nuove scorie nucleari e radioattive accumulate e di quelli di costruire e mantenere un impianto di stoccaggio dei rifiuti nucleari. Le nuove scorie che saranno prodotte, si andranno ad aggiungere alle vecchie scorie della centrale nucleare di Ignalina. Le autorità non stanno risolvendo il problema, e non hanno alcun piano per quanto riguarda la gestione delle scorie, sognano solo di rispedire le scorie in Russia».