[02/02/2011] News

Nucleare, la Corte Costituzionale boccia una parte del decreto: ci vuole il parere delle regioni

ROMA. Con una sentenza di 63 pagine la Corte Costituzionale ha parzialmente bocciato l'art.4 del decreto attuativo della legge delega sul nucleare: «Nella parte in cui non prevede che la Regione, anteriormente all'intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere sul rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari». L'Alta Corte ha dichiarato «L'illegittimità costituzionale dell'art. 4 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 (Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché misure compensative e campagne informative al pubblico, a norma dell'articolo 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99)».

Secondo la Corte, la regione dove il governo vuole costruire una centrale nucleare deve essere «Adeguatamente coinvolta». Sarà un parere obbligatorio ma non vincolante, però questo mette in crisi il diktat autoritario del governo e metterà ancora più in crisi quelle regioni rette dal centro-destra che potevano dire di essere (a casa loro) contrarie al nucleare ma poi di essere costrette ad accettare l'imposizione di Roma.
Infatti, l'articolo 4 si riferisce alla "autorizzazione degli impianti nucleari" e nella versione del governo bocciata dalla Consulta diceva: «La costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari sono considerate attività di preminente interesse statale e come tali soggette ad autorizzazione unica che viene rilasciata, su istanza dell'operatore e previa intesa con la Conferenza unificata, con decreto del ministro dello Sviluppo economico di concerto con il ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, secondo quanto previsto nel presente decreto legislativo». Per l'acquisizione del parere non è quindi più sufficiente la Conferenza unificata Stato-Regioni e Stato-Città e autonomie locali, ma bisogna acquisire prima il parere della regione dove si vorrebbe costruire la centrale nucleare.

Nella sentenza si legge: «La potenziale attitudine del singolo impianto nucleare, per quanto materialmente localizzato in un determinato territorio, a incidere sugli interessi e sui beni di comunità territoriali insediate anche in altri ambiti regionali, giustifica la previsione (ai fini del rilascio dell'autorizzazione unica) dell'intesa con la Conferenza unificata, quale sede privilegiata per la rappresentazione delle istanze e delle esigenze proprie di tutti i livelli di governo coinvolti. Sicché il meccanismo concertativo adottato dal legislatore delegato va, nel caso di specie, valutato unitariamente alla luce della circostanza che la partecipazione della singola Regione interessata si è già realizzata nella fase anteriore della certificazione dei siti in relazione alla quale é necessaria l'acquisizione dell'intesa, appunto, con ciascuna delle Regioni il cui territorio risulti idoneo alla localizzazione dell'impianto».

Quindi la «Regione interessata deve essere adeguatamente coinvolta nel procedimento» e con «Un adeguato meccanismo di rappresentazione» che «Ragionevolmente bilanci le esigenze di buon andamento dell'azione amministrativa e gli interessi locali» è «Costituito dal parere obbligatorio, seppur non vincolante, della Regione stessa. Attraverso tale consultazione mirata la Regione è messa nelle condizioni di esprimere la propria definitiva posizione, distinta nella sua specificità da quelle che verranno assunte, in sede di Conferenza unificata, dagli altri enti territoriali».

Esulta il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli: «L'importantissima sentenza (la n. 33) con cui la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l'art. 4 del Dlgs del 15 febbraio 2010 n. 31 che disciplina la localizzazione, la realizzazione e l'esercizio di impianti per la produzione di energia nucleare, è di fatto uno stop all'arroganza del governo perché da oggi le centrali potranno essere realizzate solo con il consenso della regione interessata e segna una svolta importantissima nella battaglia di lotta contro la follia nuclearista del governo Berlusconi. Ad oggi nessun presidente di regione, tranne quello della regione Piemonte Cota e una posizione ambigua di quello della Lombardia Formigoni, si è dichiarato disponibile ad accogliere sul proprio territorio una centrale nucleare. Anzi molte regioni, fra cui il Lazio, si sono espressamente dichiarate contrarie alla costruzione di impianti per la produzione di energia nucleare. Oggi è una bella giornata per tutti coloro che non solo stanno lottando per fermare il folle programma nucleare del governo Berlusconi che è insostenibile dal punto di vista economico ambientale e della sicurezza ma anche per chi quotidianamente lavora per una politica energetica basata sulle rinnovabili, l'efficienza ed il risparmio, l'unica via per assicurare all'Italia nuova e durevole, il rispetto dell'ambiente e della salute pace e sicurezza».

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