[02/02/2011] News
FIRENZE. La Corte Costituzionale ha parzialmente bocciato il decreto attuativo della legge delega sul nucleare per quanto riguarda la localizzazione delle centrali e dei siti di stoccaggio (vedi articolo correlato). La notizia è stata accolta positivamente dalle Regioni, dall'opposizione in Parlamento, dal mondo ambientalista.
«Il dispositivo della pronuncia della Corte Costituzionale sul decreto legislativo che attua la delega per la produzione di energia nucleare va letto con attenzione e merita il necessario approfondimento che faremo sin dalle prossime ore- ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani- Alcune riflessioni però si possono fare da subito. La Corte Costituzionale di fatto sottolinea la necessità di una partecipazione delle Regioni al processo decisionale. Si indica cioè la strada della concertazione e di un necessario coinvolgimento che fino ad oggi è mancato nella interlocuzione con il Governo. Ed è stato proprio questo atteggiamento dell'esecutivo che ha portato alcune Regioni a promuovere il ricorso alla Corte Costituzionale- ha precisato Errani- Mi auguro che il deposito di questa sentenza sia l'occasione perché il Governo cambi strada ripensando la strategia complessiva adottata in questo frangente. La via maestra è e resta quella di una puntuale concertazione istituzionale. Il Governo - ha concluso Errani - riconosca quindi le buone ragioni delle regioni e delle istituzioni che hanno la responsabilità del rapporto diretto con i cittadini e le comunità locali».
Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha aggiunto: «la Corte Costituzionale ha accolto il nostro ricorso contro il Governo sul nucleare dove sostenevamo che le Regioni devono esprimere il proprio parere, prima della decisione definitiva, per la costruzione di impianti nucleari. Va da se che noi siamo contrari. Vogliamo creare un distretto energetico che si basi sulle rinnovabili e non su una tecnologia vecchia e rischiosa». Il maggior partito di opposizione in Parlamento, attraverso i suoi esponenti ambientalisti, sottolinea, con soddisfazione, l'importanza del provvedimento.
«E' un duro colpo ad una scelta sbagliata. La Consulta boccia il tentativo del Governo Berlusconi di imporre il nucleare con la forza. Del resto eravamo l'unico caso in un paese occidentale dove fosse stata approvata una legge che decide la costruzione delle centrali nucleari anche contro il volere di Regioni e territori» ha dichiarato Ermete Realacci (Nella foto), responsabile green economy del Pd.
«La sentenza della Corte stabilisce dunque in maniera inequivocabile che le Regioni dovranno fornire il loro parere preventivo sulla possibilità di costruire una centrale atomica sul loro territorio- hanno aggiunto i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante - a questo punto la scelta nuclearista del Governo Berlusconi appare sempre più velleitaria e destinata ad arenarsi, considerando che la gran parte delle Regioni, comprese anche quelle amministrate dal centrodestra, si sono già dichiarate contrarie all'installazione di un impianto nucleare. E' sempre più evidente che la scelta nuclearista del governo sia un flop clamoroso, che del resto non fornirebbe nessun risparmio sulle bollette elettriche delle imprese e delle famiglie, mentre anzi i costi ricadrebbero proprio sulle tasche degli italiani».
Fuori dal Parlamento analoghe considerazioni sono venute dagli Ecologisti democratici: «Avevamo ragione, dunque, nel denunciare come una forzatura illegittima le procedure indicate nel piano nucleare del governo. La sentenza della Corte è una bocciatura per l'arroganza di chi riteneva di poter calpestare le competenze delle Regioni. Ed è l'ulteriore conferma di come l'intero piano del governo faccia acqua da tutte le parti- ha commentato il presidente nazionale Fabrizio Vigni- Il ritorno al nucleare è per l'Italia una scelta sbagliata e miope: lo diciamo non per pregiudizi ideologici, ma per concrete e razionali ragioni di carattere economico, tecnologico ed ambientale». Tra le associazioni ambientaliste storiche un primo commento è venuto da Legambiente: «Per realizzare qualsiasi infrastruttura è necessaria la condivisione con il territorio, a maggior ragione per impianti che condizionano lo sviluppo futuro dell'area che li ospiterà. Questo vale ancor di più per le centrali nucleari che hanno un fortissimo impatto in termini d'inquinamento locale e che sono molto discutibili dal punto di vista della sicurezza- ha sottolineato il presidente Vittorio Cogliati Dezza- La via decisionista non paga e dovrebbe saperlo bene il governo Berlusconi che nel novembre 2003 partorì il decreto che individuava Scanzano Jonico come sito unico di stoccaggio delle scorie nucleari italiane e che ebbe come risultato un'accesa protesta da parte della popolazione. Se il governo continuerà nel folle progetto di riattivare le centrali nucleari nel Paese, dovrà aspettarsi una grande stagione di conflitti sociali e istituzionali che colpevolmente faranno perdere ulteriore tempo al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni imposti dall'Ue, che invece potrebbero essere conseguiti in modo più sostenibile e in tempi più brevi con l'efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili» ha concluso il presidente di Legambiente.