[08/02/2011] News

Profughi ambientali dell'Asia-Pacifico, l'Asian development bank: «Mitigare i rischi creando opportunità»

LIVORNO. L'Asian development bank vuole assumere un ruolo di leadership nell'aiutare i Paesi dell'Asia-Pacifico a ridurre le cause e ad adattarsi alle conseguenze del cambiamento climatico. Per questo ha avviato il primo progetto internazionale che punta a produrre opzioni politiche per affrontare le migrazioni indotte dal global warming.

L'Adb parte da un concetto centrale: «Un'analisi solida e lo sviluppo di maggiore conoscenza e condivisione sulle migrazioni indotte dal clima, sono essenziali per informare i policy makers sulle questioni in gioco» e il suo progetto "Policy Options to Support Climate-Induced Migration ", finanziato dal Climate Change Fund, sta sponsorizzando una serie di attività, tra le quali: formulazione di studi nazionali e sub-regionali che considerano l'esperienza passata e la futura pianificazione delle migrazioni indotte dal clima; dialoghi e workshop con esperti e soggetti interessati alle migrazioni indotte dal clima; opzioni politiche nazionali ed internazionali e modi per finanziarle; una serie di comunicazioni per richiamare l'attenzione sulle migrazioni provocate dai cambiamenti climatici e sulle scelte che i decisori politici dovranno presto affrontare.

Il progetto dell'Adb punta a migliorare la comprensione delle migrazioni provocate dalle conseguenze del global warming, a stimolare il dibattito politico sui modi ed i mezzi per affrontare il previsto spostamento di milioni di persone a causa dei mutamenti delle condizioni meteorologiche nei prossimi anni. «L'obiettivo finale - spiega la banca asiatica - è quello di incoraggiare l'adozione di politiche e pratiche responsabili e lungimiranti che consentano di migliorare la gestione degli spostamenti di esseri umani a causa del cambiamento climatico e che, dove possibile, consentano alle comunità di rimanere dove sono.

«Per affrontare le sfide che ci vengono imposte quando le famiglie e le comunità sono sradicate e costrette a migrare in conseguenza di eventi meteorologici estremi, è necessario che la politica dei governi sappia sia mitigare i rischi che creare opportunità per le persone colpite. Questo significa non solo cercare il modo per ridurre le sofferenze umane e le perdite economiche conseguenti ai disastri, ma fornire anche alle persone che vivono in luoghi precari una migliore possibilità di godere di mezzi di sussistenza sostenibili, con l'accesso al cibo, all'acqua ed ai servizi sociali».

L'Asia-Pacifico sembra al centro di questi immani cambiamenti che aspettano il nostro pianeta: nella regione più grande e popolata del mondo il numero di eventi meteorologici estremi è in aumento. L'Asia-Pacifico è l'epicentro di calamità atmosferiche e le persone più vulnerabili alle migrazioni indotte dal clima sono i poveri e gli emarginati. I profughi ambientali diventeranno progressivamente un fenomeno molto grande, ma le comunità dell'Asia-Pacifico, stanno già sperimentando le conseguenze dei cambiamenti delle condizioni ambientali, tra i quali l'erosione delle coste, la desertificazione e tempeste e inondazioni sempre più forti e frequenti.

Solo nell'ultimo anno le condizioni meteorologiche estreme in Pakistan, Malaysia, Cina, Filippine, Australia e Sri Lanka hanno provocato la migrazione temporanea o a lungo termine di milioni di persone.

All'inizio di marzo l'Adb renderà noto il rapporto "National governments and the international community must urgently address this issue in a proactive manner.", ma ha già pubblicato alcune anticipazioni dalle quali emerge che «Questo processo è destinato ad accelerare nei prossimi decenni il cambiamento climatico comporta eventi meteorologici più estremi. Nessun meccanismo di cooperazione internazionale è stato istituito per gestire questi flussi migratori e gli schemi di protezione e di assistenza restano inadeguati, scarsamente coordinati, e dispersi».

Il rapporto evidenzia i rischi specifici con cui si dovranno confrontare gli "hotspots" del cambiamento climatico, come le zone costiere e le megalopoli asiatiche. Questi punti caldi del cambiamento climatico, già colpiti da una pressione migratoria dalle aree rurali che rigonfia la popolazione delle città, vedranno ulteriormente aggravata la loro situazione da un maggiore spostamento verso le aree urbane dei profughi ambientali fuggono davanti alle inondazioni ed alle tempeste tropicali.

«Le migrazioni indotte dal clima avranno più effetto sulle popolazioni povere e vulnerabili che sulle altre - spiega Bart W. Edes, direttore della Poverty reduction, gender and social development division dell'Adb - Molte aree, meno quelle in grado di far fronte a severe intemperie e al degrado ambientale, saranno costretto ad agire con poche risorse per un futuro incerto. Coloro che resteranno nelle loro comunità lotteranno per mantenere i mezzi di sussistenza in contesti a rischio, alla mercé dei capricci della natura».

Il rapporto Adb lascia però qualche speranza: «Se correttamente gestite, le migrazioni indotte dal clima potrebbero effettivamente favorire l'adattamento umano, creando nuove opportunità per le popolazioni dislocate in ambienti meno vulnerabili»

Di tutto questo se n e discuterà il 9 febbraio in una live chat online organizzata dall'Adb sul tema "Asia and the Pacific: At the Center of Change", durante la quale due specialisti di cambiamenti climatici risponderanno alle domande di chi vive nella regione Asia-Pacifico.

Alla live chat online parteciperanno Robert Dobias, uno specialista ambientale già presidente del Civil Society Center ed ora a capo della Climate Change Program Coordination Unit dell'Adb, e François Gemenne, research fellow all'Institut du développement durable et des relations internationales di Parigi (Iddri) e che insegna politica internazionale dei cambiamenti climatici e governance della migrazione all'università di Parigi 13 e alla Libera università di Bruxelles. La sua ricerca si concentra sulle popolazioni sfollate a causa dei cambiamenti ambientali e sulle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Ha condotto studi sul campo in Asia centrale, Maldive, Mauritius, New Orleans, Cina e Tuvalu.

Torna all'archivio