[08/09/2009] News
FIRENZE. I dati demografici con relativi trend di crescita nelle varie aree del pianeta sono noti, come pure i dati economici in tempo di crisi mondiale. Gli effetti dei cambiamenti climatici incominciano ad essere evidenti a tutti o quasi, come pure noti sono i dati dei consumi idrici in continuo aumento; infine la qualità della normativa in tema di risorsa idrica, almeno nel cosiddetto Nord del mondo, è più che soddisfacente. Conosciamo tutti i parametri quindi, e gli esperti ci forniscono ripetutamente la ricetta per un uso sostenibile della risorsa idrica che ridotta ai minimi termini recita "che l'acqua è una risorsa che va utilizzata in maniera efficiente, flessibile ed equa".
Eppure a fronte di questo quadro non si riesce a fare un salto di qualità dal punto di vista applicativo. Le ultime conferme dal punto di vista analitico vengono da David Zilberman, della Berkeley University (California, Usa), fatte nel corso del seminario promosso dall'Inea e dal ministero delle Politiche agricole "Politiche internazionali per le risorse idriche''. Secondo quanto affermato dal professore una riforma della gestione dell'acqua è oggi necessaria e può portare benefici economici e ambientali. Due sono gli assi su cui intervenire: ottimizzare il sistema dell'acqua in tutte le sue fasi (estrazione, trasporto, distribuzione, uso, tecnologie di irrigazione) e avviare una valutazione dei costi benefici del sistema, considerando la domanda, l'offerta e tutti i costi marginali, compresi quelli ambientali e futuri. Almeno per l'Europa nulla di nuovo considerando che questi ultimi aspetti sono ben esplicitati nella Direttiva europea "Acque" la 2000/60/CE.
«In questo modo - ha dichiarato David Zilberman - sarà possibile determinare il livello di utilizzo ottimale dell'acqua e il suo prezzo. Oggi stiamo sovrautilizzando e sprecando questo bene, la cui distribuzione è iniqua». Il professore ha poi sostenuto la necessità di aumentare la produttività (?) dell'acqua attraverso l'uso di incentivi e di favorirne il commercio (?) tra zone diverse, come già avviene in alcuni paesi. Infine, ha detto, «bisogna introdurre il principio che il consumatore paghi per questo bene e chi inquina risarcisca la collettività» principio noto (anche se non ancora completamente applicato) e riportato nella direttiva citata compreso il recupero dei costi ambientali. Ma la visione (almeno in parte) prettamente economica del professore, fa attribuire all'acqua un valore come ad una comune merce da poter scambiare ed inserire sul mercato. Invece come noto l'acqua ha un valore reale ben più grande, è indispensabile per la vita, diritto inalienabile di tutti gli esseri viventi (purtroppo non ancora universalmente riconosciuto) e come tale necessita di un governo pubblico a livello mondiale.