[23/02/2011] News
BRUXELLES. I guai per la Portovesme non sono finiti, dopo la grana dei metalli radioattivi dei giorni scorsi, dalla Commissione europea arriva un'altra brutta tegola che coinvolge altre due aziende sarde del settore dei metalli. L'Ue oggi ha rilevato che «gli aiuti al funzionamento concessi dall'Italia a Portovesme, Ila e Eurallumina sotto forma di prezzi dell'elettricità agevolati sono incompatibili con le norme dell'Ue in materia di aiuti di Stato e devono essere recuperati. Dopo un'indagine approfondita, la Commissione ha concluso che le tariffe preferenziali offerte a queste imprese hanno avuto come solo effetto quello di ridurre i costi di funzionamento dei beneficiari e di migliorarne la competitività, senza nessun altro risultato di interesse comune». L'importo degli aiuti corrisposti nel 2004 è stimato dall'Italia a circa 12 milioni di euro per Portovesme, a 5 milioni di euro per Eurallumina e a 300 000 euro per Ila.
Dopo aver condotto indagini approfondite, la Commissione ha concluso che «I due regimi tariffari agevolati per l'energia elettrica introdotti in Sardegna a favore di tre imprese ad alta intensità energetica costituiscono aiuti al funzionamento incompatibili. Le imprese in questione sono Portovesme, produttrice di zinco e piombo, Eurallumina, che produce alluminio e Ila, produttrice di prodotti dell'alluminio lavorati».
L'Italia ha replicato che era stato necessario sovvenzionare le imprese ad alta intensità energetica «Perché in Sardegna l'energia è più costosa. Il regime è stato finanziato da tutti gli utilizzatori italiani di energia, tanto dalle imprese quanto dai consumatori finali. Ma l'Ue rileva che «La compensazione di un'impresa per il maggiore livello dei costi dell'energia o di altri costi falsa la concorrenza sul mercato e rischia con il tempo di dare il via nell'Unione europea ad una corsa alle sovvenzioni che non sarebbe certo nel comune interesse».
Il commissario Ue per la politica della concorrenza, Joaquín Almunia, ha sottolineato che «Insieme all'Ue, i governi devono impegnarsi al massimo per raggiungere un autentico mercato unico dell'energia, che migliorerà l'efficienza e l'indipendenza dell'Europa in campo energetico e indurrà una riduzione dei prezzi per le imprese e per i consumatori. È questa la strada da seguire, non quella dei sussidi che riducono i prezzi artificialmente per un limitato numero di imprese».
La Commissione si era arrabbiata fin dal 2004 con il nostro Paese che allora aveva concesso aiuti di Stato alle imprese sarde «Senza previa notifica alla Commissione» e Bruxelles spiega che « A seguito di denunce da parte dei concorrenti, la Commissione ha avviato un'indagine approfondita su entrambe le misure. Di conseguenza, l'Italia ha interrotto l'applicazione del regime quello stesso anno. Tuttavia, l'anno successivo l'Italia ha notificato sovvenzioni praticamente identiche a favore degli stessi tre beneficiari e di Syndial, un produttore di cloro con sede anch'esso in Sardegna. La Commissione ha avviato un'indagine approfondita nell'aprile 2006. L'Italia non ha attuato questo secondo regime».
In una nota dell'Ue si legge che «La decisione è conforme alla prassi della Commissione in ordine alle sovvenzioni sui prezzi energetici a favore di aziende selezionate. Nel novembre 2009, la Commissione ha rilevato che un'identica tariffa di cui beneficiava Alcoa era incompatibile con le norme dell'UE in materia di aiuti di Stato e ha ordinato il recupero degli aiuti. La stessa linea è stata seguita nel 2007 in un caso simile, il caso "Terni"».