[01/03/2011] News
LIVORNO. "Le nuove sfide dell'industria del riciclo" è il titolo del convegno che si svoge oggi a Brescia nella sede Aib e che, rpomosso da Carpi, puntava a evidenziare come proprio il riciclaggio powssa diventare sempre meno una sfida e sempre più una soluzione, per esempio ai problemi legati all'approvvigionamento e ai costi delle materie prime.
Al vice presidente del consorzio Carpi Orio Catti chiediamo quanto conta oggi in Italia il settore del riciclaggio e quali sono le sue prospettive.
«Le prime applicazioni ed i primi macchinari legati al riciclo, come noto, sono stati ideati e realizzati in Italia. Le nuove potenzialità che questo settore poteva riservare, non ebbero però grande fortuna nel nostro Paese che accantonò, abbandonandola, la neonata attività lasciando che il suo sviluppo ed i benefici ad esso connessi venissero sfruttati all'estero.
Se negli anni le aziende italiane hanno saputo stare al passo con i tempi, ed anzi sono più volte risultate primatiste in Europa, lo si deve esclusivamente al lavoro dei singoli operatori, ai quali va il plauso per i risultati conseguiti nonostante le difficoltà cui hanno dovuto far fronte operando singolarmente».
Chi sono le aziende che oggi in Italia si occupano di riciclaggio e qual è il peso nell'economia del Paese?
«La situazione ambientale ed economica attuale, richiede che l'individualismo caratterizzante il settore venga meno, e che il comparto del riciclo, comprovata fonte di sviluppo economico e creatore di posti di lavoro, riesca ad operare come un unico grande operatore che, forte dei numeri che lo contraddistinguono - gli occupati nel settore in Unione europea sono fra l'1,2 e l'1,5 milioni di persone, per un fatturato che supera i 95 miliardi di euro - sappia far sentire la sua voce, ed è questo uno degli obiettivi che CARPI si è prefissato alla luce della Direttiva CE 2009/98 art. 5 "Gerarchia dei rifiuti"».
Ultimamente si parla molto di green economy ma quasi sempre l'accostamento immediato va al settore energetico. Perché mentre di flussi di energia almeno si parla, i flussi di materia sono invece così negletti?
«Creare un'economia basata sulla sostenibilità ambientale, termine di cui tutti si fregiano, ma pochi sono pienamente consapevoli, significa necessariamente diminuire il ricorso alle materie prime, le emissioni CO2 (comprese quelle derivanti dai viaggi transoceanici dei rifiuti), i quantitativi di rifiuti da gestire nelle discariche, il ricorso agli inceneritori: tutti accorgimenti che si possono e devono adottare incentivando e sostenendo il comparto del riciclo che, secondo CARPI, ha intrinseche tutte queste caratteristiche».
Sempre parlando di flussi di materia, a livello politico come può essere agita la sostenibilità?
«Supportare il settore del riciclo vuol dire adottare politiche che, nel rispetto delle direttive comunitarie, pretendano il rispetto degli standard qualitativi dei prodotti realizzati, che prevedano un'integrazione più forte delle attività di riciclo con le altre attività produttive perché esse non rimangano attività a parte del settore industriale, ma ne diventino motore trainante».