[10/09/2009] News
(La nostra rubrica avrebbe dovuto affrontare, questa settimana, l'argomento annunciato "Pedoni e bicicletta, i muscoli fuori casa", terza parte della serie dedicata all'uso dell'enertgia umana al posto di quella fossile. Ma rimandiamo alla prossima settimana, per inserire ora una campagna di attualitè).
In questa storia l'11 settembre c'entra solo in un senso: dovrebbe essere il giorno in cui si dà l'addio agli odiosi sacchetti e sacconi di plastica da asporto finale. Dagli incredibilmente inutili minisacchetti del farmacista agli elefantiaci megashopper del supermercato grande spesa. E iniziare a utilizzare borse durevoli. Il 12 settembre si celebra infatti la prima "Giornata mondiale contro i sacchetti di plastica". Come riferisce il sito www.portalasporta.it, la giornata è stata indetta dalla Marine Conservation Society, organizzazione inglese per la conservazione della fauna marina. Vittima - la fauna - anche dell'agglutinarsi di plasticume di ogni tipo negli oceani, dove le correnti hanno già formato un continente-brodaglia di materiali non biodegradabili.
Finalmente ci si dà da fare un po' anche in Italia - dove si consumano 24 miliardi all'anno di sacchetti, secondo stime grossolane (sono riferite anche ai microsacchetti o no?), 200.000 tonnellate in peso in buona parte anche per l'export (ma altri shopper sono importati). Del resto un emendamento alla Finanziaria approvato nel 2006 prevedeva dal 2010 un divieto di produzione e commercializzazione dei sacchetti da asporto in plastica, anche se senza sanzioni. Il governo ha allungato i termini, ma vari enti locali e gruppi si stanno muovendo. Tutti noi possiamo fare qualcosa. Anche se la soluzione sarebbe semplicemente vietarli con multe.
Bene. Ma poiché la nostra rubrica in questi mesi si concentra sui modi per ridurre dell'80% la nostra impronta climatica individuale, perché questa attenzione ai pur odiosi sacchetti di plastica, al di là della "ricorrenza"? Di quanta emissione di gas serra saranno mai responsabili, così leggeri come sono? Risposta: "Lo sapevi che se quando fai a spesa ti servi di una borsa riutilizzabile risparmi all'anno 8 kg di Co2?" ci chiede e ci propone il sito www.stopthefever.org (organizzato da Legambiente), una "città virtuale degli abitanti che aiutano il clima". E' una stima all'ingrosso, non dello stesso ordine di grandezza - calcolando un consumo di 3 sacchetti al giorno fra grandi e piccoli a persona - da quella avanzata dall'inglese Chris Goodall nel suo libro How to live a low carbon life: una tonnellata di gas serra ogni 100.000 sacchetti. Secondo Chris è troppo poco per farsene un cruccio. Ma sbaglia. Non solo perché intanto 8 o 10 kg all'anno per qualcosa di assolutamente inutile e sostituibile non sono pochi. Soprattutto se moltiplicati per sei miliardi. E poi perché questo consumo è paradigmatico: chi arriva a odiare gli shopper farà prima o poi anche attenzione a cosa ci mette dentro (tanto altro plasticume e imballaggi o il meno possibile?, a come li trasporta (le borse di tela o di plastica durevoli con lunghi manici sono molto più comodi se si va a piedi o sui mezzi anziché in auto).
Dunque, il 12 settembre è una buona occasione!
Sul piano personale, fare il salto non è difficile:
- Piccole e grandi borse di tela autoprodotte da portare ripiegate in borsa per ogni evenienza (equipaggiamento da ecologista quotidiano);
- regalarne di belle, magari autoprodotte da stoffe di riciclo
- Dire decisamente "no" a ogni offerta di sacchettucci.
Sul piano dell'azione collettiva, possiamo aderire nel nostro contesto alla campagna porta la sporta. Ecco alcune idee da suggerire a comuni, negozi, ecc.
- Si può chiedere di esporre la locandina scaricabile dal relativo sito
- Si può chiedere al comune o al negozio di disincentivare i sacchetti a cominciare da quelli piccoli inutili e non più utilizzabili e magare regalare quelli di tela. Nel comune di Torino dal primo gennaio 2010 i sacchetti di plastica non potranno più essere venduti, negozi e supermercati saranno obbligati a usare sacchetti "biodegradabili" e le famiglie riceveranno una sporta di cotone per fare la spesa. Il comune di Trento sta trattando con le farmacie perché diano lo sfuso come la logica comanderebbe(uovo di Colombo). Tre comuni della Bassa Parmense e la stessa Torino stanno distribuendo borse di tela alle famiglie. Un'azienda di cosmetica naturale già molto attenta agli imballaggi (il 60% dei suoi prodotti sono secchi e sfusi) propone di firmare una petizione al Ministro dell'ambiente perché anche in Italia si rispettino i tempi europei. Alcuni comuni della California da due anni fanno gare a premi (il premio sono pannelli solari) fra le comunità che riescono a risparmiare più sacchetti usa e getta. Si chiama Reusable Bag Challenge ed è una bella idea che riece perfino a trovare spondor per i premi!
- Evitare che si sostituisca lo shopper plasticone con altrettanti monouso in mater-bi o carta. Hanno un conto ambientale di produzione da cui non si può prenscindere e anche lo smaltimento non è mai indolore. Meglio le borse che durano anni!