[03/03/2011] News
LIVORNO. L'approvazione del decreto sulle rinnovabili scatena le associazioni ambientaliste e non solo (vedi link). Legambiente parla attraverso il responsabile energia e infrastrutture Edoardo Zanchini: «Neanche la mobilitazione di questi giorni di cittadini e aziende, associazioni ambientaliste e di settore, parlamentari di entrambi gli schieramenti, è riuscita a fermare un decreto che avrà effetti gravi e dannosi sulle rinnovabili in Italia, visibili già nel 2011». Poi Zanchini spiega. «Per il solare fotovoltaico, imprenditori e cittadini sono lasciati nella più totale incertezza. Solo chi ha già i cantieri aperti e finirà entro maggio avrà sicurezza sugli incentivi. Da giugno entrerà in vigore un nuovo sistema con tariffe più basse ma anche un ‘limite annuale alle installazioni' che non darà garanzie che vuole investire. Per eolico, biomasse e idroelettrico la situazione è ancora più grave, visto che è prevista l'introduzione di un fallimentare sistema di aste al ribasso, che in passato ha già dato risultati scadenti, e solo a uno sconto sul taglio retroattivo agli incentivi, passato dal 30 al 22%». Per Legambiente il decreto stravolge il testo e gli obiettivi per le fonti rinnovabili della Direttiva Europea che si doveva recepire. Per questo l'associazione ambientalista chiederà alla Commissione europea di verificare la coerenza del provvedimento Romani con gli obiettivi vincolanti al 2020 e il Piano italiano per lo sviluppo delle rinnovabili presentato pochi mesi fa a Bruxelles.
Il segretario generale di Assosolare Francesca Marchini non è da meno: «Il decreto legislativo sulle rinnovabili, così come approvato dal Consiglio dei Ministri, limitando l'applicazione del regime di incentivi agli impianti connessi entro fine maggio e prevedendo poi un cambio da giugno, è per tutto il settore un risultato persino peggiore di quello ventilato negli ultimi giorni. E' evidente che non è stato tenuto conto delle esigenze di settore.
Tenere gli incentivi del Conto Energia solo fino al 31 maggio senza un periodo "cuscinetto" compromette da subito gli investimenti in corso, perché determina il congelamento immediato dei finanziamenti bancari, di fatto fermando i cantieri degli impianti in costruzione.
Vista la mancata definizione nel dettaglio del nuovo regime e l'assenza di certezze sul relativo contenuto e sul fatto che sarà tempestivamente promulgato, si crea inoltre un vuoto normativo che sta già portando a una totale paralisi del settore, facendo peraltro perdere credibilità all'Italia nei confronti delle aziende che da tutto il mondo stavano investendo, e compromettendo decine di migliaia di posti di lavoro.
Riguardo alla costituzionalità del decreto, Assosolare valuterà le azioni più opportune nell'immediato, soprattutto con riguardo ai profili di eccesso di delega per violazione dei principi, criteri e termini dettati dalla Legge Delega. Non dovrebbe poi essere sottovalutato che le agenzie di rating potrebbero considerare se ritenere questa decisione come indicatore della valutazione del rischio Paese, con le possibili conseguenze del caso».
Fabrizio Vigni, presidente nazionale Ecologisti Democratici è sulla stessa linea d'onda: «Il decreto approvato oggi dal governo è un duro colpo per il settore delle energie rinnovabili: di fatto rischia di produrre un blocco degli investimenti, sopratutto per il fotovoltaico. E' vero che è sparito l'assurdo tetto degli 8mila MW (7 volte meno dell'obiettivo che si è data la Germania!), anche per effetto della mobilitazione di un gran numero di imprese, associazioni, cittadini. Ma, lasciando totalmente nell'incertezza il sistema degli incentivi che sarà in vigore a partire dal prossimo giugno, per di più con indefiniti ‘tetti annuali', il decreto è destinato a bloccare ogni nuovo investimento per la produzione di energia elettrica da solare».
«Una bruttissima vicenda: il governo se ne è infischiato del parere approvato alla unanimità dal Parlamento, ha ignorato le preoccupazioni espresse dalle imprese e dalle associazioni ambientaliste. Non siamo mai stati contrari ad una riduzione graduale degli incentivi, in relazione ai minori costi delle tecnologie ed alla semplificazione delle procedure, né ovviamente alla necessità di contrastare eventuali abusi e speculazioni: ma l'operazione del governo è di tutt'altra natura, perché getta nell'incertezza un settore che avrebbe invece bisogno di regole certe e durature, e produce danni seri proprio al settore dell'economia che più di ogni altro ha in questi anni prodotto investimenti e occupazione».
«Bisognerà - conclude il presidente Ecodem - proseguire ora la mobilitazione per fare almeno in modo che il decreto sui nuovi incentivi da varare nei prossimi mesi ristabilisca le condizioni essenziali per dare una prospettiva di sviluppo al settore, evitando di andare in senso contrario rispetto all'Europa che scommette sulla green economy».
Marco Sabatini, vice presidente della Provincia di Grosseto e assessore alle Energie rinnovabili sostiene che: «Si tratta di un nuovo attentato del Governo allo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia. Il testo originale del decreto, già nefasto, è stato forse ulteriormente peggiorato, tanto da essere, al momento, un'arma terribile che rischia di uccidere l'intera economia che ruota attorno al solare fotovoltaico. Si tratta di aziende e di addetti che, da un giorno all'altro, vedono il proprio futuro diventare nerissimo.
Tre i principi a cui si dovrà ispirare il decreto del ministro dello Sviluppo economico: determinazione di un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere tariffe incentivanti, determinazione delle tariffe (che dovranno tenere conto della riduzione dei costi delle tecnologie, degli impianti e degli incentivi applicati negli altri paesi Ue), quote differenziate per le tariffe sulla base della "natura dell'area di sedime".
Il governo nazionale, nonostante il parere contrario degli enti locali e delle imprese - continua Sabatini -, ha deciso il taglio degli incentivi alle energie rinnovabili. È una scelta chiara, se pur mitigata e dilazionata dopo le pressioni politiche ed imprenditoriali, che contraddice quanto stabilito negli anni passati. Nel 2008, infatti, il Parlamento aveva approvato il pacchetto clima ed energia per conseguire gli obiettivi che l'Ue si è fissata per il 2020: ridurre del 20 per cento le emissioni di gas a effetto serra, incrementare della stessa percentuale il risparmio energetico e aumentare al 20 per cento il consumo di fonti rinnovabili. Su questa base le Regioni avevano adeguato le proprie azioni di politica energetica e territoriali».
«Oggi il governo di centrodestra contraddice apertamente quelle scelte positive - continua Sabatini - riducendo drasticamente gli incentivi, decretando, di fatto, la fine dello sviluppo delle rinnovabili. Gli effetti saranno ambientali ed economici. La scelta colpisce, infatti, violentemente uno dei pochi settori economici vitali e l'industria più fiorente del mercato italiano e regionale».
«Le energie rinnovabili oggi impiegano in Italia più di 120mila persone oltre che numerosissime imprese che hanno sviluppato ricerca e tecnologia avanzata sul territorio nazionale. In Toscana il numero degli occupati nel settore ha raggiunto oramai migliaia di unità. Nella nostra provincia si è sviluppato in pochi anni un tessuto di competenze e di aziende molto importante e l'installazione degli impianti può favorire la conservazione del tessuto rurale».
«È sconcertante vedere la totale incuranza con cui il Governo porti avanti la sua politica energetica - coclude Sabatini -: fa naufragare lo sviluppo delle energie rinnovabili per puntare tutto su una tecnologia superata e pericolosa come il nucleare».
Andrea Fontana, Ad di Fotowatio Italia (azienda del fotovoltaico presente in Italia, Spagna e USA) afferma che: «Il decreto sulle rinnovabili approvato dal Consiglio dei Ministri è di assoluta gravità perché cambia in corso d'opera e in modo retroattivo le regole e il sistema incentivante stabilito pochi mesi fa con il Conto Energia. Modificare da qui a tre mesi quanto già stabilito, e in base al quale produttori, costruttori, e banche hanno prima valutato e poi effettuato in buona fede i loro investimenti, compromette in maniera assoluta il settore, perché ponendo un limite al 31 maggio per gli incentivi attuali non si tiene minimamente conto del fatto che i tempi di finanziamento e realizzazione per gli impianti sono intorno ai 12 mesi.
Il governo ha affrontato con leggerezza inaccettabile un tema di cruciale importanza per lo sviluppo economico del Paese rinviando, nel caso del fotovoltaico, a future decisioni sulle regole del gioco che saranno in vigore dal 1 Giugno e lasciando gli operatori senza riferimenti certi, fondamentali in mercati ad alta intensità di capitali come questi, e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. E' assolutamente possibile una vera e propria fuga dei tanti operatori stranieri che hanno sostenuto ingenti investimenti nel fotovoltaico italiano e aperto anche proprie strutture in Italia, impiegando migliaia di addetti».
Per il Wwf: Quel ‘pasticciaccio brutto di Palazzo Chigi': così si potrebbe definire l'esito dell'iter di un Decreto legislativo nato per dare seguito, a livello italiano, all'obiettivo europeo di avere "almeno" un 20% di energia prodotta da fonti davvero rinnovabili e pulite e che invece si è trasformato nel tentativo di bloccarne la crescita.
In assenza di programmazione energetica, pur prevista dagli stessi provvedimenti varati da questo esecutivo, il Governo dice tutto e il contrario di tutto: nel giugno scorso fa un piano che prevede lo sviluppo delle rinnovabili e poi, sull'onda di polemiche inventate a tavolino sui costi degli incentivi alle rinnovabili, le blocca. La scelta fatta oggi di rinviare la decisione, a seguito della sollevazione non solo degli ambientalisti, non solo degli operatori, ma di migliaia e migliaia di cittadini, non fa che aumentare il caos e l'incertezza, rendendo il nostro Paese troppo poco affidabile per gli investitori.
Le rinnovabili e l'efficienza energetica sono la spina dorsale della nuova economia, che si sta sviluppando in tutto il mondo e sono anche l'unica vera strada per garantirsi la sicurezza energetica . Il nucleare ci renderebbe del tutto dipendenti da tecnologie vecchie e straniere, oltre che dall'uranio. Romani dica perché è tanto difficile capire che incentivi seri e rapportati ai costi per le rinnovabili, a spese degli italiani (in bolletta) sono un investimento nel futuro. E soprattutto spieghi perché non lo preoccupa il fatto che l'80% dei soldi destinati alle rinnovabili sia finora andato a impianti tradizionali e inceneritori (CIP6) e perché ritiene accettabili i 400 milioni di euro l'anno che gli italiani tirano fuori (sempre in bolletta) per "ripagare" i costi del mancato sviluppo del nucleare (di cui non abbiamo alcun bisogno, visto che abbiamo molta più potenza istallata del reale fabbisogno di energia).
Il Wwf chiede che venga varato un tavolo di consultazione per discutere in modo serio degli incentivi nel prossimo futuro, con l'obiettivo di favorire al massimo, in modo serio e commisurato all'andamento dei prezzi sul mercato, le rinnovabili e l'efficienza energetica, e che si tenga conto dell'iter del Decreto Legislativo, compresi i pareri delle Commissioni competenti di Camera e Senato.
»L'elemento dirimente e fortemente negativo del nuovo decreto legislativo approvato oggi dal Consiglio dei Ministri (aldilà di apparenti miglioramenti rispetto all'ipotesi iniziale, come ad esempio l'eliminazione del tetto degli ottomila MW) è la previsione di ridurre annualmente gli incentivi per il fotovoltaico, senza chiarezza sul quanto e sul come».
«Senza certezze - dichiara il Consigliere regionale della Toscana Mauro Romanelli (FedSin/Verdi) - si paralizza un intero settore: come può un imprenditore decidere se e quanto investire, non conoscendo i tetti annuali alla potenza incentivabile? Che cosa proporrà da domattina un installatore ai propri clienti, se non è in grado di informarli su quanto guadagneranno dall'installazione di un impianto?»
«Non solo, quindi - spiega Romanelli - si penalizzano incredibilmente gli investimenti futuri, ma si bloccano anche quelli attuali (che dovevano durare fino al 2013), concedendo incentivi solo a impianti solari fotovoltaici per i quali l'allacciamento alla rete elettrica abbia luogo entro il 31 maggio: sapendo i tempi lunghissimi di Enel per tale operazione, si tratta di fatto di un ulteriore boicottaggio che determina il congelamento immediato dei finanziamenti bancari, fermando i cantieri degli impianti in costruzione».
«Duro l'attacco anche all'eolico, per cui resta un taglio retroattivo degli incentivi (22%), che ci pone tra l'altro contro l'Unione Europea che ha chiarito l'assoluta inopportunità di provvedimenti retroattivi. Stiamo assistendo - termina il Consigliere ecologista - a un vero e proprio "golpe", con profili d'incostituzionalità, che fa carta straccia del lavoro parlamentare, delle audizioni nelle varie commissioni, di quanto prospettato alle Regioni, e mostra una volta di più la faccia di un Berlusconi nemico dell'ambiente e ostaggio delle peggiori lobbies nucleariste e retrograde: il nostro Paese perde ogni credibilità rispetto all'impegno europeo per lo sviluppo sostenibile, agli investitori stranieri e al mondo scientifico. Ancora una volta, siamo consegnati da questo Governo all'imbarazzo di essere italiani».
Per il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli «Quello varato oggi dal consiglio dei Ministri sulle rinnovabili è un decreto truffaldino che crea incertezza e blocca gli investimenti in un settore, fino ad oggi, trainante per l'economia e l'occupazione in Italia Il governo ha fatto entrare dalla finestra quello che era uscito dalla porta attraverso i commi 9 bis e 9-ter dell'art. 23 del decreto sugli incentivi alle rinnovabili». Bonelli chiede verificare «se il decreto licenziato oggi dal Consiglio dei ministri non sia anticostituzionale per la violazione dell'art. 41 della Costituzione e per eccesso di delega».
«Il comma 9-bis dell'articolo 23 prevede, infatti, che gli incentivi per la produzione di energia si applicano agli impianti solari fotovoltaici per i quali l'allacciamento alla rete elettrica abbia luogo entro il 31 maggio 2011, ossia tra 2 mesi - spiega il leader del 'Sole che ride' -. Il comma 9-ter dello stesso articolo prevede che gli incentivi agli impianti solari fotovoltaici allacciati dopo il 31 maggio 2011 sarà disciplinata attraverso un nuovo decreto del ministero dello Sviluppo emanato entro il 30 aprile 2011 che dovrà: a) determinare un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti (tradotto significa che nel decreto di aprile sarà indicato un tetto all'energia solare prodotta); b) una rideterminazione delle tariffe incentivanti».
«E' ormai evidente che il governo ha optato per il sabotaggio delle rinnovabili, un settore che nell'ultimo anno ha prodotto oltre 13 miliardi di fatturato e che, al 2020, vale almeno 250 mila nuovi posti di lavoro secondo una simulazione fatta dalla Bocconi - conclude Bonelli -. Il modo in cui viene trattato il mondo della green economy è sconsolante: i ministri Romani e Prestigiacomo la smettano di giocare al gioco delle tre carte e prendere in giro con un settore che ha dato lavoro a 40 mila persone solo nel 2010 ossia a quatto volte gli operai che lavorano nello stabilimento di Mirafiori».
Un po' meno critica l'Aper: «Sebbene il nuovo decreto rinnovabili, appena licenziato dal Governo, abbia recepito parte delle istanze avanzate dai produttori, l'impressione generale è che le grandi aspettative che gli operatori del settore vi avevano riposto siano state disattese ancora una volta.
Al di là dei commenti di merito che rinviamo ad una fase successiva, quello che più lascia basiti è il metodo utilizzato: per i principali punti chiave del "sistema rinnovabili" - in primis la definizione del valore degli incentivi - si rimanda infatti a future disposizioni attuative, introducendo così non una norma, non stabilità e chiarezza, bensì ulteriori elementi di incertezza.
Il Governo cambia le carte in tavola a partita iniziata in sostanza, lasciando senza paracadute, senza tutela e senza garanzie gli operatori che hanno avviato gli investimenti sulla base di regole che fino a ieri sembravano certe. Si sottolinea che il pericoloso effetto retroattivo del decreto, particolarmente drammatico nel caso del fotovoltaico, va a bloccare non solo i progetti futuri, ma anche quelli già avviati e finanziati, mettendo a rischio fallimento aziende fino a ieri stabili e in crescita».