[07/03/2011] News
LIVORNO. Il gigante del nucleare francese Areva ha pubblicato i risultati annuali per il 2010 con una rimanenza di 4 miliardi e 420 mila euro, ma una perdita operativa di 423 milioni di euro a causa di alcuni problemi. La fonte, oltre al bilancio di Areva, non potrebbe essere più insospettabile: la World Nuclear New (Wnn), cioè l'agenzia stampa ufficiale delle multinazionali nucleari pubbliche e private di tutto il mondo.
«La compagnia nazionale per i servizi e la tecnologia nucleare - scrive Wnn - ha registrato una crescita del 7% dei ricavi per 9,1 miliardi di euro ($12,7 miliardi) nel corso dell'anno solare 2010, mentre, sulla base del portafoglio ordini, prevede 12 miliardi di euro di entrate per l'anno prossimo. Un factor boosting per l'impresa nel 2010 è stato un aumento del prezzo medio di vendita dell'uranio a 40,6 dollari alla libbra, insieme ad un calo del 7% dei costi operativi nelle miniere. Tuttavia, tra gli elementi specifici riconosciuti c'è stato un "non-cash reversible impairment" di 126 milioni di euro sul conto della rinegoziazione del progetto Trekkopje in Namibia. Altri 121 milioni di euro sono stati annullati dalle condizioni poste dallo Stato francese per chiudere l'impianto di arricchimento dell'uranio di George Besse. Una perdita di circa 417 milioni di euro ($ 582 milioni) è prevista per il completamento dei progetti di nuovi reattori. Areva ha detto che «questi includono 367 milioni di euro ($ 512 milioni) per Olkiluoto 3», la centrale nucleare Epr francese che sta affogando in un mare di debiti, ritardi e incidenti in Finlandia.
Wnn assicura però che «Una presentazione dell'azienda, tuttavia, ha fatto notare che Areva sta accelerando i tempi di costruzione per le unità Epr basandosi sulla sua esperienza in Cina. In base agli attuali tempi, per Olkiluoto 3 ci vorranno 86 mesi per la prima concreta operatività. Per le unità di Taishan ci vorranno solo 46 mesi». Quindi i "fastidiosi" vincoli per la sicurezza e di controllo europei impediscono ad Areva di realizzare una centrale nucleare con la stessa "rapidità" che permettono gli sbrigativi sistemi messi in atto dal regime comunista cinese.
Ma la sorpresa Wnn la lascia in fondo al suo comunicato sul bilancio di Areva, perché si tratta di una cosa più che imbarazzante per il nucleare francese e mondiale e soprattutto per un'impresa, come il gigante francese, che da una parte sponsorizza la battaglia contro le energie rinnovabili e dall'altra le realizza e ci fa utili. Infatti, se è vero che «Le fonti rinnovabili sono state "unprofitable" per Areva nel 2010, producendo una perdita operativa di 123 milioni di euro, il doppio che nel 2009», va detto che è molto meno di un solo anno di ritardi dell'Epr di Olkiluoto ed è dovuto, come riconosce la tessa Areva, «Solo ai problemi tecnici ed ai costi di installazione dell'impianto offshore Alpha Ventus ed ai costi di sviluppo del solar business», quindi ad impianti eolici che dovranno entrare in funzione o a progettazioni di lungo periodo. Ma «A parte questi elementi particolari, l'utile operativo è cresciuto circa del 60,7% a 532 milioni di euro ($ 743 milioni). Nell'ultimo anno la società ha raccolto 71 miliardi di euro ($ 9,9 miliardi dollari) per il suo sviluppo futuro con una riduzione del debito netto 2,5 miliardi di euro da 3,6 miliardi di euro ($ 5,0 miliardi)».
La Francia cerca di tappare le sue falle nucleari rivolgendosi a nuovi mercati. La visita a Parigi del presidente sudafricano Zuma e del suo governo sono stata l'occasione per rafforzare la collaborazione con Sarkozy e le imprese nucleari statali francesi. La visita di Zuma ha infatti avuto come corollario il vertice tra i capi di Areva e della Nuclear energy corporation of South Africa (Necsa) che si sono accordati di proseguire la operazione lo sviluppo del nucleare, mentre i capi di Edf e Eskom, le due utilitie elettriche francese e sudafricana, hanno firmato un protocollo di intesa per la fondazione di un nuovo istituto per formare i tecnici delle centrali energetiche del Sudafrica. In realtà si tratta di documenti molto simili a quelli già firmati a Città del Capo nel 2008 da sudafricani e francesi e prevedono che Areva assista la Necsa a formare esperti nucleari.
Dopo la firma degli accordi l'amministratore delegato di Areva, la zarina del nucleare francese Anne Lauvergeon, ha detto che «Areva e il Sudafrica sono partner da più di 30 anni e che il gruppo resta pienamente impegnato a supportare le ambizioni nucleari del Paese».
Chissà cosa avrà pensato l'ex guerrigliero dell'African National council Zuma del fatto che la Francia collaborava con il regime razzista dell'apartheid che lui combatteva e chissà se il Sudafrica arcobaleno dell'Anc sono le stesse del regime razzista: la realizzazione della bomba atomica africana bianca con l'assistenza di Israele e di imprese come Areva che fornivano tecnologia "civile", facendo finta di non vedere e non sentire?
L'industria nucleare francese è stata complice del regime razzista fin dagli anni '70, quando costruì i due reattori ad acqua pressurizzata dell'unica centrale nucleare del Paese: Koeberg, che attualmente fornisce solo il 5% dell'energia elettrica sudafricana, attualmente dominata dal carbone e che entro il 2030 dovrebbe raddoppiare fino a 40 GWe, ritenuti necessari per soddisfare la domanda di elettricità. Nel 2008 gli Epr di Areva erano stati selezionati, insieme all'AP1000 della Westinghouse, come potenziali candidati alla costruzione del nuovo nucleare sudafricano. Ma la crisi economica ha fatto crollare il sogno atomico dell'Anc e nel 2010 l'enorme progetto del rinascimento nucleare, circa 10 Gwe, è stato annullato per rivederlo, ma nessuno sa bene cosa ne sia davvero rimasto.