[11/03/2011] News toscana
FIRENZE. L'economia reale nei paesi industrializzati non decolla, i poteri finanziari rialzano la testa dopo lo scossone 2007- 2008 e la crisi pare non aver insegnato nulla, ma al contempo ha accentuato le differenze tra chi ha di più e chi ha di meno. Il tutto aggravato dalla situazione internazionale che è esplosa improvvisamente con moltissimi aspetti positivi per paesi che vogliono più democrazia e più pane ma che ha conseguenze a breve che non facilitano la ripresa (vedi aumento anche speculativo del prezzo del greggio).
Come sempre il bicchiere può essere visto mezzo vuoto o mezzo pieno ma anche a voler essere ottimisti si tratta pur sempre di metà bicchiere. La situazione italiana come noto è diversa, meno negativa (per la nostra propensione al risparmio, per la struttura d'impresa e per dimensione e peso degli istituti bancari), ma certo anche quelli più ottimisti (almeno per volontà) che dichiaravano che dalla crisi eravamo praticamente usciti, purtroppo si sono dovuti ricredere.
I dati forniti dalla Camera di commercio di Firenze sull'industria manifatturiera e il commercio in provincia, confermano che gli elementi di difficoltà ci sono tutti pur in un solco di leggera ripresa.
«La produzione industriale locale in questo quarto trimestre rimane positiva con un +3,4% valore che non rispecchia pienamente le aspettative maturate nel precedente trimestre, risultando in lieve decelerazione rispetto a quest'ultimo (+5%), archiviando l'anno con un recupero che procede con una certa cautela spiegano dalla Camera di commercio- Il portafoglio ordini mostra un miglioramento della domanda estera (da -1,9% a +5,9%) e un rallentamento di quella interna (da+17,5% a +4,1%), parallelamente ad un aumento della quota di fatturato realizzata all'estero (da 30,3% a 39,5%)». Tra i settori di attività economica, bene il tessile abbigliamento (da +1,8% a +7,3%), il comparto alimentare (da -3,6% a +7,3%), male il sistema pelle che si caratterizza per una netta contrazione (da +4,8% a -4,3%), avvertendo il traino negativo della pelletteria (-9,1%) e battuta d'arresto anche per chimica-farmaceutica (da +5,5% a -0,5%), aggregato che risente dell'effetto negativo del comparto chimico (-1,7%).
Qualche dato che testimonia la risalita della china del manifatturiero si rileva, e viene confermato che sono le esportazioni a reggere il peso della mini-crescita, ma le aspettative per il primo trimestre del nuovo anno sono in calo, con una produzione industriale in ulteriore decelerazione.
«Questo offuscamento nelle aspettative, che rimangono sempre positive, è imputabile a quanto avvenuto negli ultimi due mesi del 2010 con riferimento ad una domanda interna che non è ripresa in misura adeguata e ad uno scenario internazionale, che pur in fase di recupero e con una intensità degli scambi crescente, rimane sempre lievemente velato, essendo ancora presenti tensioni in alcuni segmenti dei mercati finanziari parallelamente alle tendenze rialziste dei corsi petroliferi e delle altre materie prime (alimentari in particolare)» hanno aggiunto dalla Camera di commercio.
E le famiglie come stanno? I dati sul commercio al dettaglio qualche indicazione la forniscono. Nel quarto trimestre 2010 in provincia di Firenze si registra un'ulteriore lieve contrazione del volume d'affari delle imprese del commercio al dettaglio, che chiudono infatti l'anno con un arretramento tendenziale del -0,6%, il più basso dal primo trimestre 2008 (la Toscana e l'Italia stanno peggio, rispettivamente -1,5% e -1,9%); meglio comunque le grandi imprese che le piccole e tra i settori, l'alimentare.
«Negli ultimi tre anni si è assistito a una costante perdita nel settore, sintomo quindi di una crisi non più solo congiunturale, bensì strutturale che investe il modo di stare sul mercato e le forme organizzative del fare commercio; questa crisi, però, ancora non si è tradotta automaticamente in un riposizionamento e ristrutturazione della filiera, se è vero che negli ultimi anni sostanzialmente invariata è rimasta la numerosità complessiva delle imprese del settore».
Il potere di acquisto delle famiglie nel migliore dei casi rimane al palo e industria e commercio non hanno liquidi per innovare il loro modo di stare sul mercato migliorando la qualità delle filiere, unico sistema in nostro possesso per rimanere competitivi. Il quadro, a breve, delineato dalla Camera di commercio non è incoraggiante: «si deve tener conto degli scenari disegnati dall'evoluzione dei prezzi alla produzione e all'ingrosso delle materie prime e dalle tensioni inflazionistiche che ne potrebbero scaturire; una nuova risalita dei prezzi, associata a un forte rincaro sui carburanti e sulle principali commodities, seguite da una (sempre più probabile) serie di ritocchi dei tassi di interesse da parte della Bce incideranno di nuovo sugli oneri del servizio del debito, sulla disponibilità dei redditi delle famiglie, sulla loro propensione al consumo e, infine, sui volumi di spesa».
Sul fronte strettamente ambientale questa situazione può portare numeri anche positivi sul fronte dei consumi di materia ed energia ma la sostenibilità si raggiunge, come detto più volte, quando in fase di crescita diminuiscono i consumi di materie prime ed energia perché si sono migliorati qualitativamente i processi produttivi e resa efficiente la filiera del riciclo.