[15/03/2011] News
LIVORNO. Ieri mattina, nel corso di un incontro con rappresentanti dell'Ufficio federale dell'energia e dell'Ispettorato federale della sicurezza nucleare (Ifsn), la Consigliera federale svizzera Doris Leuthard ha annunciato la decisione di «Sospendere le procedure in corso relative alle domande di autorizzazione di massima per nuove centrali nucleari. L'Ifsn è stato incaricato di procedere a una verifica anticipata della sicurezza degli impianti esistenti in Svizzera. Una verifica è già in corso presso la centrale di Mühleberg». Secondo la Leuthard, «La sicurezza ha la massima priorità». Un comunicato del Consiglio federale della Svizzera spiega che «Il Capo del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (Datec) viene aggiornato regolarmente dai servizi competenti circa gli sviluppi in Giappone e informa il Consiglio federale sulla situazione». Gli esperti svizzeri sono in contatto permanente con i periti a livello internazionale, in particolare con i rappresentanti dell'Internationa atomic energy agency (Iaea), dell'Ocse e dell'Ue. La Leuthard viene informata costantemente dall'Ifsn sull'evoluzione della situazione in Giappone. L'Ifsn è inoltre stato incaricato di informare regolarmente anche la popolazione: «In base a un'analisi effettuata nelle ultime ore dall'Ifsn, attualmente non sussiste alcun pericolo diretto per la popolazione svizzera». La catastrofe giapponese apre falle anche nei Paesi più inossidabilmente filonucleari, ma dove sta aumentando il fronte no-nuke, come hanno dimostrato anche in Svizzera recenti referendum con esiti contraddittori e comunque risoltisi per un pugno di voti.
Ieri la Leuthard ha incontrato il direttore dell'Ufe, Walter Steinmann, e quello dell'Ifsn, Hans Wanner, ed altri rappresentanti delle autorità competenti ed ha annunciato che «Visti gli ultimi sviluppi e a seguito della discussione avuta nel corso dell'incontro, la Consigliera federale ha deciso di sospendere le tre procedure relative alle domande di autorizzazione di massima per le nuove centrali nucleari finché non sarà stata fatta un'analisi approfondita degli standard di sicurezza e non si sarà proceduto ad un loro eventuale adeguamento». La Leuthard ha incaricato l'Ifsn «Di analizzare in modo approfondito le cause dell'incidente verificatosi in Giappone e di definire eventualmente nuovi o più severi standard di sicurezza, in particolare in relazione alla protezione contro i sismi e ai sistemi di raffreddamento delle centrali. Gli esiti di quest'analisi avranno ripercussioni sulla valutazione delle attuali centrali nucleari svizzere e dei nuovi impianti progettati. Le domande di autorizzazione di massima per la sostituzione delle attuali centrali potranno essere valutate in modo approfondito solo sulla base dei risultati di questi accertamenti». La Consigliera federale ha sottolineato che «Hanno priorità assoluta la sicurezza e il benessere della popolazione».
La Svizzera ha 5 centrali nucleari, dove secondo Greenpeace Svizzera gli incidenti sono ricorrenti: «Tra il 2000 e il 2009, gli impianti nucleari svizzeri hanno conosciuto 130 incidenti sottoposti a notifica, cioè una media di un incidente al mese. L'autorità di sorveglianza, l'Ispettorato federale della sicurezza nucleare (Ifsn), pubblica una parte di questi incidenti sul suo sito Internet».
Ecco le cifre del nucleare svizzero che in Italia ci viene presentato come supersicuro. I 5 reattori nucleari svizzeri sono distribuiti in 4 siti: Beznau 1 e 2, (Cantone di Aargau), Gösgen (Solothurn), Leibstadt (Aargau) e Mühleberg (Berna). A Beznau 1 e 2, (reattori entrati in servizio rispettivamente nel 1969 e nel 1971), ci sono stati 44 incidenti; a Gösgen (1969) 22 incidenti; a Leibstadt (1984) 38 incidenti; a Mühleberg (1972, il più vecchio reattore ad acqua bollente del mondo ancora in funzione, nella foto) 17 incidenti. Nonostante questo, fino alla catastrofe giapponese ogni decisione sulle centrali nucleari era stata rimandata al 2014.
Le 4 centrali nucleari contribuiscono a circa il 40% della produzione elettrica svizzera. Mühleberg e Beznau 1 e 2 sono tra le più vecchie centrali nucleari del mondo ed entro il 2025 arriveranno alla fine del loro prolungato ciclo di vita e dovranno essere definitivamente fermate e bisognerà rimpiazzare il 15% del fabbisogno elettrico della Svizzera. Per questo le utility Alpiq, Axpo e Fmb nel 2008 hanno depositato all'Ufficio federale dell'energia la richiesta di autorizzazione generale per tre nuovi reattori che sono all'esame delle autorità competenti e che dovevano avere il via libera entro quest'anno e poi essere approvate dal Consiglio federale e dal Parlamento svizzero entro il 2013, ora rischiano di essere bloccate dallo tsunami atomico giapponese. Per questo Greenpeace e l'alleanza "No al nucleare" hanno avviato le procedure per un referendum federale che doveva aver luogo nel 2013-2014 per «Dare al popolo svizzero la possibilità di decidere se vuole rivolgersi ad un approvvigionamento elettrico rinnovabile, efficace e locale o se basarsi su un'energia nucleare superata e pericolosa». E in Svizzera non c'è il quorum e non si può fare i trucchetti elettorali che sta tentando il nostro governo per non farlo raggiungere.
Secondo gli ambientalisti svizzeri «Il rischio di una catastrofe nucleare non può essere scartato e le centrali nucleari sono sospettate di provocare il cancro in alcuni bambini. Nessuna soluzione non è ancora stata trovata a livello mondiale al problema di sapere dove e come mettere stoccare le scorie radioattive in sicurezza durante centinaia di migliaia di anni. I costi delle nuove centrali nucleari sono giganteschi ed implicano dei rischi finanziari incalcolabili. Però, la lobby nucleare vuole costruirne di nuove in Svizzera. E' fortunatamente il popolo che avrà l'ultima parola. Dirà se conviene investire da 20 a 30 miliardi di franchi nella costruzione di nuove centrali nucleari a profitto di investitori stranieri o se il denaro non deve piuttosto essere messo nello sviluppo delle fonti di energie pulite e rinnovabili in Svizzera, contribuendo così ad una vera protezione del clima».