[15/03/2011] News

Massimo Scalia: «L'industria nucleare è finita»

LIVORNO. Di fronte alla tragedia dei terremoti e degli tsunami, la precarietà umana si palesa in tutta la sua drammaticità, di fronte alla tragedia nucleare a palesarsi è invece la follia umana perché un dato che accomuna tutti i piccoli incidenti nucleari (in un altro articolo evidenziamo 130 guasti in 10 anni nelle sole 5 centrali svizzere, vedi link  fondo pagina) così come le grandi tragedie (e oggi Fukushima ha superato nella scala delle gravità Three Mile Island raggiungendo il grado 6 della scala Ines, dietro solo a Chernobyl, grado 7, il massimo) è questo riflesso condizionato di nascondere la reale gravità delle cose, in un vergognoso rimpallo di responsabilità che oggi ha fatto puntare l'indice del ministro giapponese nei confronti della Tepco, società che gestisce la centrale.

«Perché poi va ricordato - spiega a greenreport.it Massimo Scalia, ordinario di Fisica all'università La Sapienza di Roma - che la scala Ines fu inventata dall'agenzia nucleare internazionale all'indomani del disastro di Tree Mile Island proprio per derangare quell'incidente, mentre prima la catastrofe massima  ipotizzabile era la fuoriuscita di radioattività al di fuori dell'ultimo schermo di contenimento predisposto».

Eppure sembra che il problema stia tutto nella fusione del nocciolo, peraltro già avvenuta in parte per le barre.

«Questa tendenza esibita un po' da tutti i media traduce la voglia di rimuovere il fenomeno e di avere un'assicurazione, ma il problema non è solo quello. Il punto è quanta radioattività esce. Il dato diffuso dalla prefettura di Miyagi che ha registrato una radioattività 400 volte superiore al normale è semplicemente impressionante. E al di là delle dichiarazioni rassicuranti farebbe riflettere cosa significa evacuare 140mila persone in una situazione di devastazione portata dallo tsunami: questo esodo forzato e di massa significa davvero che il pericolo è altissimo»

E Tokyo si trova ad appena 150 km da Fukushima.

«Tutto oggi dipende da come gira il vento. Le particelle non sono pallottole impiegano anni per sviluppare tumori e leucemie e malformazioni genetiche. Nell'arco di 30 anni dovremo assistere a tragedie che in termini di numeri saranno paragonabili a quelli dello tsunami».

Il mercato, per alcuni fondamentalisti identificabile con il rigore, la razionalità e l'oggettività, segna oggi profondi investimenti e speculazioni sull'emozione di questa tragedia (e il non farsi prendere dalle emozioni è l'unica cosa a cui ha tentato di aggrapparsi l'armata brancanucleare italiana): impennando gli scambi dei titoli delle energie rinnovabili (ma anche fossili) e facendo sprofondare (oltre ovviamente alle Borse in generali e a quella di Tokyo in particolare)  i titoli legati all'energia nucleare. Ha ancora futuro l'industria nucleare?

«L'industria nucleare mondiale era già in declino e questa di Fukushima è la batosta finale: entro il 2015 in tutto il mondo ci saranno 91 reattori che avranno compiuto 40 anni, che è la scadenza tecnica universalmente riconosciuta. Dopo questa tragedia quale governo si assumerà la responsabilità di prorogarne la vita? Anche se non ci fossero terremoti, tsunami o attentati -  l'erosione, la corrosione, l'indebolimento strutturale sono fatti e non sono parole che restano solo sui libri di ingegneria nucleare. E siccome l'industria nucleare non ha la capacità in termini di sicurezza e in termini economici, di sostituire le vecchie centrali, la curva di declino pubblicata nello studio del 2009 per il governo tedesco diventa assolutamente credibile, anche perché voglio ricordare che nel primo semestre 2010 negli Stati Uniti (che hanno il maggior numero di centrali atomiche, 104) si è verificato il pareggio tra l'energia prodotta da centrali nucleari e quella prodotta dalle fonti rinnovabili».

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