[16/03/2011] News
LIVORNO. La Tokyo electric power Co (Tepco) ha comunicato che stamani alle 5,45 ora del Giappone è scoppiato un nuovo incendio nel reattore 4 della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Le fiamme si sono levate nella parte nord-est dell'edificio che ospita il reattore dove ieri mattina c'era stato un altro incendio causato da un'esplosione di idrogeno.
Ieri il governo del Giappone ha dichiarato che il livello di radioattività nella regione della centrale era così elevato da essere pericoloso e l'Agenzia di sicurezza nucleare giapponese ha chiesto agli abitanti che vivono nei dintorni della centrale di restare a casa per evitare di esporsi a possibili sostanze radioattive. Il problema è che molti non hanno più casa e che evidentemente il perimetro di rischio di 30 km non basta più.
Il portavoce della Tepco, Hajimi Motujuku, ha detto che «Delle fiamme sono comparse nell'edificio esterno che ospita l'involucro di confinamento del reattore». Dopo la Tepco ha spiegato che l'ennesimo incidente si è verificato perché l'incendio precedente non era stato del tutto soffocato. Mentre scriviamo sono ancora in corso le operazioni di spegnimento e la situazione sembra del tutto fuori controllo.
A Fukushima Daiichi esplosioni ed incendi si susseguono e ieri il premier giapponese Naoto Kan ha detto che la radioattività intorno alla centrale è «Considerevolmente aumentata», mentre il suo portavoce ha annunciato che ormai sono stati raggiunti livelli pericolosi per la salute. A Tokyo, a 270 km a sud-est di Fukushima Daiichi , le autorità hanno annunciato oggi di aver rilevato in alcune zone tassi di radiazione sono 9 volte superiori al nomale. Solo ieri Agnès Buzyn, presidente dell'Institut national de radioprotection et de sûreté nucléaire (Irsn) della Francia, diceva: «Non ci sono aumenti significativi della radioattività e misure particolari da prendere per gli abitanti della regione di Tokyo».
Il Godzilla nucleare sta sgretolando non solo l'immagine di efficienza del Giappone, ormai ridotta ad un coraggioso stoicismo, ma anche le sicurezze delle agenzie nucleari internazionali che dicevano che tutto era sotto controllo e che si trattava di un incidente locale, al massimo a livello 4. Invece si tratta già oggi del secondo peggior incidente conosciuto del nucleare civile: l'Autorité française de sûreté du nucléaire (Asn) ha detto che siamo al livello 6 ad un passo dal massimo, il 7 di Chernobyl. Il presidente dell'Asn, André-Claude Lacoste, un signore abituato a gestire (e minimizzare) mediaticamente gli incidenti nucleari francesi, ha definito senza mezzi termini come «Catastrofe» la situazione giapponese ed ha aggiunto che l'involucro protettivo del reattore n. 2, che isola il nocciolo del reattore, «Non è più a tenuta stagna. Non sappiamo fino a qual punto sia danneggiato».
Davanti alla tragedia del suo popolo da Vienna il direttore generale dell'Iternational atomic energy agency (Iaea), il giapponese Yukiya Amano, non ha trovato di meglio che schierarsi con la lobby nucleare, dalla quale proviene: «L'utilizzo dell'energia nucleare deve proseguire malgrado il sisma massiccio che ha danneggiato alcuni impianti nucleari in Giappone - ha detto - Abbiamo bisogno di una fonte di energia stabili (sic!) per attenuare gli effetti dei cambiamenti climatici. Da questo punto di vista, i vantaggi dell'energia nucleare sono ben più importanti dei suoi rischi». Il problema per Amano è che sempre più governi sembrano aver preso coscienza dei "rischi". Ma il capo dell'Iaea, mentre il suo popolo fa la fila per vedere quanto sia stato avvelenato dalle radiazioni e si va al razionamento dell'elettricità, dice che «Un utilizzo pacifico dell'energia nucleare ha il potenziale per offrire un trattamento del cancro, diminuire il costo dell'energia e ridurre le emissioni di gas serra. Il grande sisma del Giappone non cambia niente di questi fatti».
Più preoccupati dio Amano sembrano i vicini cinesi, che fino ad ora hanno trattato il disastro nucleare giapponese con una prudenza che sconfina nell'omissione e nella censura, visti i loro faraonici progetti nucleari, le loro vetuste centrali in aree sismiche quanto e come il Giappone ed il vero e proprio tabù atomico che fa parte dell'orgoglio nazionalista-militare cinese.
A Pechino il governo ha ordinato ieri sera ai porti della Cina di rafforzare la sorveglianza per le sostanze radioattive sulle navi in arrivo. L'Amministrazione di Stato per il controllo dell'a qualità, l'ispezione e la quarantena ha detto di aver emesso l'ordinanza «A causa del fatto che le esplosioni della centrale nucleare di Fukushima in Giappone presentano delle incertezze. E' stato ordinato agli uffici locali di rafforzare le analisi di rischio delle sostanze radioattive che entrano in Cina».
Il sito dell'agenzia ufficiale Xinhua oggi mostra con grande evidenza la foto di «Due scienziati che verificano il livello di radiazioni, in un centro di sorveglianza dell'ambiente a Shanghai (est) il 15 marzo 2011» e spiega che «L'autorità meteorologica cinese ha annunciato martedì che la fuga di radiazioni nucleari, seguita alle esplosioni della centrale nucleare a Fukushima in Giappone, non colpirà la Cina nel corso dei prossimi tre giorni». Intanto le autorità ambientali lungo la costa cinese hanno rafforzato i loro controlli «Dopo l'aumento inquietante del livello di radioattività fuoriuscita dalla centrale nucleare di Fukushima danneggiata dal sisma in Giappone, che raggiunge ormai livelli pericolosi»
Ieri il ministero cinese della protezione dell'ambiente assicurava in un comunicato che «I porimi prelievi non mostrano alcun livello anormale di sostanze radioattive martedì mattina alle 10. La stazione di controllo a Shanghai, così come quelle situate nelle province litoranee dello Shandong, del Jiangsu, dello Zhejiang e di Fujian. Hanno ricevuto l'ordine di sorvegliare permanentemente il livello di radioattività nell'atmosfera e nell'acqua di mare». A Shanghai, le autorità hanno dichiarato di essere pronte ad informare l'opinione pubblica dei loro risultati e quelle del Jiangsu hanno segnalato che «La centrale nucleare di Tianwan, situata in una città costiera a circa 500 miglia marine dalla costa del Giappone, non è stata colpita dal sisma distruttore e dal conseguente tsunami».