[15/09/2009] News toscana
FIRENZE. Abbiamo letto l'intervista di ieri rilasciata a Greenreport dal sindaco di Montaione Paola Rossetti sulla questione Castelfalfi. Nella doppia veste di direttore regionale di Legambiente e come consigliere dell'Osservatorio nazionale per la tutela del paesaggio, mi permetto quindi qualche ulteriore riflessione a margine. Meditata e dettata da una profonda conoscenza del tema.
Anche perché non vorrei che la nostra pervicace volontà di coprire e legittimare il lungo e fruttuoso percorso di partecipazione istruito dal Garante della comunicazione della Regione Toscana, fosse stata fraintesa.
Com'è noto, abbiamo difeso strenuamente lo strumento: il dibattito pubblico è stato utile, è utile, sarà utile. Ma se ci fossimo limitati a questo, avremmo parlato solo di contenitori e non di contenuti. Ma così non è stato, evidentemente. Abbiamo profuso invece uno sforzo concertativo enorme, con 4, 5 attivisti presenti ad ogni riunione. Siamo intervenuti spesso e con toni critici, e pur tuttavia sempre basandoci rigorosamente su controproposte credibili.
Abbiamo infine prodotto (esattamente un anno fa) ben 9 osservazioni tecniche, tutt'altro che ideologiche. Di queste, nessuna è stata formalmente accolta. Mentre, ad onor del vero, sono state accolte svariate proposte di modifica del progetto pervenute da TUI.
Checché se ne pensi e checché se ne dica, questa è la sostanza della vicenda. Tutto legittimo, tutto rigorosamente a termini di legge, intendiamoci. Ma per quanto ci riguarda, politicamente, tutto profondamente sbagliato.
Non si può parlare, infatti, di "sostenibilità", quando s'illustra un progetto che rivisita e "riprogetta" interamente una tenuta medievale della rilevanza e della fragilità di Castelfalfi, con oltre 100.000 mc di nuova edificazione. Né, tanto meno, si può pensare di avere in questo temerario percorso le associazioni ambientaliste dalla propria parte.