[23/10/2009] News

I "rifiuti" all'italiana da Milano alla Campania...

GROSSETO. Cinque arresti a Milano nell'ambito dell'inchiesta della Procura su presunte irregolarità nella bonifica dell'area Montecity-Santa Giulia, tra cui Giuseppe Grossi, a capo di quello che lui stesso definisce «il più grande gruppo industriale in Italia nel campo dei rifiuti» e  Rosanna Gariboldi, assessore provinciale (ora dimesso) a Pavia e - per inciso - moglie del deputato del Pdl Giancarlo Abelli. A questo hanno portato gli sviluppi dell'inchiesta, nata oltre un anno e mezzo fa e coordinata dai pm Laura Pedio e Gaetano Ruta, che ha portato alla luce fondi neri per oltre 22 milioni di euro, che avrebbero avuto origine grazie alla  sovrafatturazione dei costi delle operazioni di bonifica; soldi che sarebbero poi transitati in società off-shore con sede nei paradisi fiscali.

In Campania sono 63 gli indagati dalla Procura di Napoli nell'ambito dell'inchiesta relativa alle assunzioni clientelari all'Arpac, l'agenzia di protezione ambientale della regione. Tra cui l'eurodeputato Clemente Mastella, sua moglie, che è a presidente del consiglio regionale, il suo collega Errico, l'ex assessore Luigi Nocera oltre al responsabile dell'Arpac, Luciano Capobianco. Le accuse a carico degli indagati  vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla truffa, al falso, all'abuso di ufficio, alla turbativa d'asta e alla concussione in merito ad un file rinvenuto nel computer del direttore dell'Arpac Luciano Capobianco in cui compaiono 655 nominativi (che avrebbero a fianco la segnalazione dell'esponente politico, dell'Udeur e non solo, che avrebbe effettuato la raccomandazione) e che sarebbero state favorite sia per consulenze che per assunzioni all'Agenzia ambientale della Campania.

Secondo le indagini, 30 delle 655 persone inserite nella lista sarebbero state messe a contratto durante la fase acuta dell'emergenza rifiuti per condurre  ispezioni e controlli negli impianti di produzione di Cdr, in quelli di tritovagliatura, di compostaggio, di trasferenza, e nei siti di stoccaggio provvisori. Nelle novecento pagine dell'ordinanza,  firmata dal giudice Anna Laura Alfano, si descrive - a quanto riporta la stampa- un sistema in cui  l'emergenza rifiuti «è stata una manna dal cielo» e in cui le assunzioni sarebbero avvenute tutte con criteri clientelari, sempre secondo la Procura, e  fatte tra persone in cui la  richiesta di esperienze maturate nel settore, che i 30 segnalati avevano già precedentemente maturato grazie a contratti di collaborazione fatti in previsione dell'aggravarsi della crisi. Queste avrebbe dato la possibilità di aprire a tutti le selezioni, ma avrebbe messo la commissione esaminatrice in condizione di poter scegliere i 30 nominativi già dotati di esperienza. «Tangentopoli non è mai finita, anzi» ha detto Antonio Di Pietro e saranno i giudici a stabilire se è vero o meno.

Ma oltre al problema morale (fare la cresta sulle bonifiche per collezionare orologi o altri oggetti di lusso o approvvigionare posti di lavoro - seppur a bisognosi come sostiene di aver fatto Mastella- in cambio di voti, se così fosse apre una profonda questione morale)  dietro queste vicende - e comunque in attesa che la giustizia faccia il suo corso -  appare un'altra grande questione che è quella legata alle tematiche ambientali.

Sarà un caso (ma è difficile crederlo) che entrambe le indagini e i conseguenti avvisi di garanzia riguardino temi che hanno a che fare con l'ambiente e in particolare con due spinose tematiche che ruotano attorno a rifiuti e bonifiche, che sono divenuti emblematici dell'incapacità dell'Italia di mettere a regime un sistema "normale" come esiste in altri paesi?

Dopo la fase difficile per far passare l'idea che occuparsi delle questioni ambientali è uno dei servizi essenziali che un paese deve rendere ai suoi cittadini, siamo passati a quella in cui l'ambiente è economia (era uno spot di una campagna del ministero dell'ambiente quando a dirigerlo era Altero Matteoli) che è altra cosa dal comprendere che l'economia è un sottoinsieme dell'ecologia, ma è almeno un affrancarsi dall'idea che l'ambiente è un costo. Ma adesso- così  sembrerebbe da queste indagini- quell'idea a qualcuno è sfuggita di mano tanto da far diventare l'ambiente un business nel senso più bieco del termine, come sinonimo cioè di società affaristiche su cui lucrare o per far soldi o per acquisire potere.

Sarebbe da ingenui pensare che chi ha come obiettivo primario quello di accumulare ricchezza o potere senza badare ai mezzi con i quali raggiungere lo scopo non approfitti di  qualsiasi occasione gli si presenti davanti. E le bonifiche delle aree inquinate e la gestione dei rifiuti sono un'occasione a portata di mano in un paese come il nostro.

Ma in particolare in  Campania, pensare che proprio l'Agenzia che avrebbe dovuto contribuire a vigilare affinché le storture che hanno determinato la ormai cronica emergenza ambientale fossero parte del sistema corrotto, smorza (se addirittura non le fa cadere del tutto) le speranze di riscatto dei cittadini che hanno a cuore l'ambiente in cui vivono oltre alla propria salute.

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