
[19/02/2010] News
La discussione sul nucleare si trascina da tempo in maniera schizofrenica: una ristretta cerchia di persone propongono certezze inattaccabili e molti altri stanno alla finestra, disorientati, spesso persino disinteressati.
La portata di questo argomento non ammette fughe in avanti o decisionismi, deve necessariamente essere oggetto di una consapevolezza collettiva che giunga ad una valutazione cosciente del rapporto costi benefici, perché sia gli uni che gli altri sono innegabilmente di carattere sociale.
L'Italia si è già espressa con il referendum, forse sull'onda emotiva di ciò che accadde a Chernobyl ma certamente in seguito ad un dibattito assai più approfondito di quello che oggi sta portando a scelte diametralmente opposte. Scelte che mettono i brividi nella schiena a fronte di dichiarazioni come quella rilasciata da Rubbia ad un giornalista che lo intervistava qualche tempo fa: "Sa quando e' stato costruito l'ultimo reattore in America? Nel 1979, trent'anni fa! E sa quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dal governo, dallo Stato, per mantenere l'arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l'uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie".
Difficile aggiungere qualcosa.
Cittadinanzattiva ha organizzato un'occasione nella quale davvero si potrà sapere qualcosa di più, proprio da esperti del settore; il 19 prossimo avremo a Firenze assieme: Gianni Mattioli, Angelo Baracca e Massimo de Santi.
È un'occasione difficilmente ripetibile per approfondire questo attualissimo quanto inquietante argomento.