[23/02/2010] News

Nucleare iraniano: la Cina chiede diplomazia

LIVORNO. Chi sperava che la Cina premesse sull'Iran per fargli rivedere la sua decisione di arricchire l'uranio si sbagliava di grosso: oggi Qin Gang, il portavoce del ministero degli esteri di Pechino, si è presentato davanti alla stampa per dire che «La Cina è convinta che le parti coinvolte devono continuare a rafforzare i loro sforzi diplomatici con l'obiettivo di mantenere e far avanzare il processo di dialogo e di negoziati. La Cina spera che le parti interessate possano dimostrare maggiore flessibilità e creare condizioni favorevoli ad una soluzione globale ed appropriata per risolvere la questione nucleare iraniana attraverso i negoziati diplomatici. La Cina ha preso nota di un rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Iaea) sulla questione nucleare iraniana, sperando che I'Iran manterrà la sua cooperazione con l'Iaea sulle questioni che la riguardano».

Si tratta di un rapporto confidenziale nel quale l'Agenzia atomica dell'Onu ha detto di temere «L'esistenza potenziale di attività iraniane legate allo sviluppo di una carica nucleare per un missile» e che conferma che l'Iran ha iniziato la produzione di uranio arricchito al 20%. L'inviato iraniano all'Iaea, Ali Asghar Soltanieh, ha detto all'agenzia Farsi che «Le questioni sollevate dall'Iaea anche nei rapporti precedenti non solo non rappresentano nulla di nuovo, ma stanno diventando fastidiose.  I documenti citati nel rapporto, ha aggiunto l'ambasciatore iraniano presso l'agenzia di Vienna, non hanno alcuna validità perché non sono basati su nuove informazioni. Ho detto molte volte che quando queste carte ci vengono mostrate non hanno alcun timbro di segretezza».

Gli iraniani attaccano pesantemente anche l'Italia e Berlusconi, accusandoli nuovamente di essere al guinzaglio del governo di Israele e di non avere una politica coerente su Medio Oriente e nucleare, ma intanto Ali Akbar Salehi, direttore dell'Organizzazione iraniana dell'energia atomica (Oiea) ha detto al New York Times  che Teheran è pronta a avviare dal 21 marzo la costruzione di 10 siti di arricchimento dell'uranio che potrebbero già entrare in funzione nel 2011: «Le 10 fabbriche di arricchimento dell'uranio saranno costruite in maniera da essere protette contro ogni attacco. In seguito ad un ordine del presidente  Mahmud Ahmadinejad, Téheran potrebbe avviare la costruzione dei due primi impianti a partire dall'anno prossimo, secondo il calendario iraniano».

L'Iran si blinda nel suo nazionalismo islamico e nei bunker antiaerei ed annuncia che vincerà la battaglia con Israele se questo oserà attaccarlo, ma anche il Capo di Stato Maggiore interarme Usa, Michael Mullen, è convinto che  un attacco militare alla Repubblica Islamica non risolverà il problema nucleare: «Nessun attacco, quale che sia la sua efficacia, sarebbe decisivo da solo». Un punto di vista che sembra condiviso dalla maggior parte degli analisti politici e militari statunitensi che non vogliono farsi spingere dagli israeliani e dai falchi repubblicani in un pantano sanguinoso  che probabilmente trasformerebbe in una passeggiata le disastrose disavventure militari occidentali in Iraq ed Afghanistan.

Inoltre in molti pensano che anche un colpo "mirato" sugli impianti nucleari iraniani servirebbe solo a ritardare di qualche anno il programma atomico di Teheran, rafforzando probabilmente il regime teocratico-militare all'interno di uno scenario che probabilmente diventerebbe catastrofico e che avrebbe pesantissime ripercussioni sui già tesi rapporti degli Usa con la Cina ed il mondo islamico.

L'Iran lo sa è gioca pesantemente (e pericolosamente) su questo rischio, contando sempre più sull'appoggio degli infedeli comunisti cinesi, sempre più ben disposti verso chi guarda criticamente a quel modello occidentale che Pechino ha coniugato, depurandolo da fastidiosi lacci democratici, in salsa cinese nel suo modello di capitalismo di Stato che l'ha fatta diventare la nuova potenza economica, militare e geopolitica del pianeta.   

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