
[24/02/2010] News
LIVORNO. Alla riunione del Governing council/Global ministerial environment forum del Programma per l'ambiente dell'Onu (Gc/Gmef - Unep), iniziato oggi a Bali, in Indonesia, e che terminerà il 26 febbraio, è stato presentato l'Unep Year Book 2010 che quest'anno è sottotitolato "New science and devolopment in our changing environment". La pubblicazione dell'Unep evidenzia in 6 capitoli i progressi realizzati per quanto riguarda la governance ambientale ma anche il costante degrado e distruzione degli ecosistemi, gli impatti dei cambiamenti climatici, gli effetti delle sostanze nocive e dei rifiuti pericolosi sulla salute umana e l'ambiente, l'aumento delle catastrofi naturali e dei conflitti legati all'ambiente ed il sovra-sfruttamento delle risorse.
«L'obiettivo di questo rapporto - spiega l'Unep - è di consolidare l'interfaccia scienza-politica. Presenta quindi le recenti evoluzioni e le nuove conclusioni scientifiche di particolare interesse per i decisori. Conformemente al format ed allo stile di questo rapporto, dei problemi importanti sono esaminati, referenziati e spesso illustrati. Le principali fonti di informazioni sono degli articoli peer-reviewed nelle riviste scientifiche, dei risultati pubblicati da istituti di ricerca, dei nuovi articoli ed altri rapporti. Se il rapporto porta in primo piano i punti di vista espressi ed i progressi effettuati in questi ultimi mesi, non approva alcuna opinione né scoperta scientifica particolare. Il suo contenuto è il risultato di un processo di selezione e di valutazione tra pari che ha mobilitato più di 70 esperti. Sui più di 100 temi emergenti suggeriti da degli esperti, meno di un terzo è stato trattato in questo rapporto 2010. Alcuni dei soggetti affrontati sono già familiari, mentre altri sono nuovi o rappresentano anni di ricerca e di discussioni all'interno della comunità scientifica. L'incertezza o i disaccordi riguardanti i risultati sono inerenti alla ricerca scientifica, il rapporto riconosce quindi che esistono differenti posizioni».
Il primo capitolo si occupa di governance ambientale e fa il punto sugli sforzi accresciuti per riformare il sistema dell'Onu per una vera governance ambientale internazionale. Lo Year Book sottolinea anche la dimensione continentale della questione e il ruolo crescente delle Ong e delle imprese private.
Questa parte riguardante la gestione degli ecosistemi e presenta i progressi scientifici riguardanti i limiti fisici degli ecosistemi che poi sono quelli del nostro pianeta. «Delle inquietudini ci sono rispetto al mantenimento di ecosistemi sani a causa della pressione demografica e del cambiamento climatico - sottolinea il rapporto - La produzione alimentare dipende dalla capacità degli ecosistemi di fornire acqua e suoli, di assicurare la regolazione del clima e di rendere altri servizi. La perdita di questi benefici, combinata all'aumento della produzione di biocarburanti in diverse parti del mondo, rischia di ridurre la quantità delle terre disponibili per la colture alimentari».
Il capitolo sulle sostanze nocive ed i rifiuti pericolosi si concentra sui possibili rischi associati ai nano materiali, sulle perturbazioni endocrinologhe, sugli agenti ignifughi contenenti bromo e su alcuni pesticidi, ma anche sul trasporto internazionale dei rifiuti pericolosi e di quelli elettronici.
La parte dello Year Book 2010 che tratta del cambiamento climatico studia in particolare gli effetti dell'aumento delle concentrazioni di gas serra su scala mondiale: «Lo scioglimento del ghiaccio marino dell'Artico, l'acidificazione degli oceani e l'ampliamento della fascia tropicale, si annoverano tra le perturbazioni associate al cambiamento climatico», sottolinea l'Unep. Il capitolo descrive i progressi realizzati per quanto riguarda «l'attribuzione del cambiamento climatico» e descrive i meccanismi ritenuti responsabili delle modifiche del clima.
Il capitolo dedicato alle catastrofi ed ai conflitti punta soprattutto sull'importanza di una gestione sostenibile delle risorse naturali all'interno di un quadro di prevenzione dei conflitti e di consolidamento della pace. Il rapporto descrive anche gli strumenti utilizzati per far fronte ai bisogni umanitari legati all'ambiente ed ai suoi sconvolgimenti, a partire da un'analisi dei rischi che comprenda anche gli indicatori ambientali e le conoscenze locali. Questa parte del rapporto descrive anche le cause ambientali dei rischi di catastrofe e gli effetti del cambiamento climatico s questi rischi.
Il capitolo successivo si occupa del rendimento delle risorse, affrontando il tema fondamentale della produzione e del consumo non sostenibili «che provocano l'impoverimento delle risorse naturali, il cambiamento climatico e l'accumulo di rifiuti» inoltre tiene conto anche delle soluzioni tecnologiche proposte dalla geo-ingegneria. «Benché le emissioni di CO2 legate all'energia continuino ad aumentare - dice speranzoso il rapporto - dei progressi sono stati osservati in un certo numero di settori quanto all'investimento nelle fonti di energia rinnovabile».
Lo Year Book 2010 comprende anche una carta degli eventi ambientali estremi del 2009 legati all'acqua e proprio l'acqua sembra essere il suo filo conduttore: ogni capitolo evidenzia i cambiamenti ambientali legati all'acqua, ma anche sfide ed opportunità: «Delle opportunità promettenti sono state realizzate in materia di cooperazione regionale per gestire i bacini fluviali transfrontalieri che coprono più del 45% della superficie terrestre e interessano direttamente circa il 40% della popolazione mondiale. La subsidenza dei delta densamente popolati e fatti oggetto di un'agricoltura intensiva beneficia di un'attenzione crescente. Le attività umane dirette hanno fortemente aumentato la loro vulnerabilità. L'ampliamento della fascia tropicale è un'evoluzione associata al cambiamento climatico, questa trasformazione avrà un effetto a cascata sui sistemi di circolazione a grande scala. I regimi delle precipitazioni, dai quali dipendono gli ecosistemi naturali, la produttività agricola e le risorse idriche, ne subiranno le conseguenze. Diverse regioni dovrebbero essere maggiormente colpite da siccità persistenti e da penuria d'acqua. Quando la mancanza d'acqua, che colpirà probabilmente circa la metà della popolazione mondiale entro il 2030, provocherà una preoccupazione crescente, le tecnologie tradizionali troveranno nuove applicazioni».
Il rapporto si occupa anche dell'utilizzo in sicurezza delle acque reflue che nelle zone urbane e periurbane del mondo si stima che le irrighino circa la metà dei giardini, delle aiuole stradali e dei piccoli campi che servono alla coltivazione di alimenti.