
[22/03/2010] News
LIVORNO. L'Asia sta sempre più emergendo come il nuovo hub mondiale dell'energia e come un concorrente aggressivo per il mercato degli idrocarburi, con grandi consumatori e notevoli riserve proprie. Il settore che sembra in maggiore espansione è quello del gas per il suo impatto ambientale ridotto rispetto a carbone, petrolio e nucleare e una maggiore efficienza ed efficacia rispetto ai costi. Le recenti scoperte di giacimenti di gas in Kazakistan, Turkmenistan, Cina e India hanno spostato il baricentro della produzione del gas verso nord e più vicino alle potenze industriali del continente: Cina, Corea del Sud, India e Giappone. Ci sono quindi immense opportunità per le grandi imprese statali e multinazionali (che infatti sgomitano e non si risparmiano colpi bassi), ma ci sono anche una serie di sfide per questi mercati emergenti. Tuttavia il divario tra domanda ed offerta resta ancora grande e l'espansione dell'utilizzo del gas come fonte energetica è ancora limitato da una serie di fattori che comprendono la complicata geopolitica dell'area in seguito alla frantumazione dell'Urss in molti stati indipendenti ma sui quali la Russia esercita ancora una forte egemonia politico-economica, la realizzazione di reti di distribuzione, la difficoltà a trovare accordi per contratti di forniture a lungo termine tra Paesi produttori e consumatori, la crisi economica che ha ridotto gli investimenti nel settore e la concorrenza di altri combustibili.
Di tutto questo sta discutendo da oggi a New Delhi, la capitale dell'India, sesto Asia Gas Partnership Summit (Sourcing, Transmission and Distribution of Natural Gas : Challenges for Emerging Markets) organizzato da Gail India Limited e dalla Federation of Indian Chambers of Commerce and Industry (Ficci) con il supporto della International Gas Union (Igu ). Tra i protagonisti più attesi e ascoltati c'è anche il segretario generale dell'Energy Charter Secretariat, il belga André Mernier che si è detto favorevole al riavvio dell'iniziativa per creare un consorzio gasiero russo-ucraino-europeo e riemersa dopo la vittoria del partito delle regioni in Ucraina e la creazione di un governo al quale partecipano i comunisti ed i partiti filo-russi. «E' una vecchia idea comparsa diversi anni fa - ha detto Mernier a Ria-Novosti - Bisogna salutare positivamente tutti gli impegni basati sul miglioramento delle relazioni tra la Russia e l'Ucraina ». La cosa interessa anche gli asiatici, perché un bel po' del gas che passa dall'Ucraina viene proprio dall'Asia centrale ex sovietica.
Il rapido appassimento della "rivoluzione arancione" in Ucraina sembra aver portato ad una pacificazione gasiera che potrebbe far saltare anche qualche grande progetto con la resurrezione del consorzio tra Kiev e Mosca, un'dea del 2003 che fu affossata dalla vittoria di Viktor Iuschenko nel 2005. Il nuovo presidente Ianukovitch, durante la sua prima visita a Mosca, si è detto subito pronto a resuscitare l'accordo.
Nel 2009, il governo di Yulia Timoshenko, sconfitta alle recenti elezioni ucraine, aveva firmato un'intesa con l'Ue per la modernizzazione dei gasdotti dell'Ucraina che ignorava completamente il ruolo della Russia, che però fornisce quasi tutto il gas che passa nella rete da modernizzare. Mosca aveva poi altezzosamente rifiutato l'invito di Kiev e Bruxelles a partecipare al progetto, che quindi è rimasto sulla carta.
Già in campagna elettorale il neo-presidente ucraino Viktor Ianukovitch disse: «Non possiamo trovarci in una situazione in cui nessuno avrà più bisogno del nostro sistema di trasporto del gas o che questo sarà utilizzato unicamente per trasportare delle quantità minime. Bisogna avviare immediatamente dei negoziati con la Russia e l'Unione europea su delle garanzie per il trasporto di gas in futuro. L'Ucraina deve dimostrare di essere un partner sicuro».
A quanto pare Mosca ha accolto a braccia aperte il figliol prodigo ucraino, anche se restano in ballo i gasdotti Nord e South Stream sotto il Baltico e il Mar Nero, progettati proprio per aggirare la bizzosa Ucraina.
L'opposizione ex arancione ucraina aveva già annunciato battaglia contro il consorzio russo-ucraino-europeo, la Timoshenko all'inizio di marzo aveva avvertito: «Ianukovitch ha proceduto alla realizzazione del programma per la realizzazione di un consorzio di trasporto di gas che significa la cessione gratuita di una infrastruttura strategica che costa almeno 150 miliardi di dollari».