[30/09/2010] News

Le regioni dicono no agli Ogm. Respinta la linea Galan

LIVORNO. Dario Stefano, assessore regionale alle Risorse agroalimentari della Puglia e  coordinatore nazionale degli assessori dell'agricoltura, al termine della riunione degli assessori regionali all'Agricoltura tenutasi oggi a  Roma, ha annunciato che «Gli assessori regionali all'Agricoltura hanno assunto all'unanimità una posizione contraria agli ogm. Non ci siamo espressi sulle linee guida perché sono superate dalla nuove indicazioni dell'Ue, ma in tema di organismi geneticamente modificati abbiamo deliberato un ordine del giorno con cui chiediamo alla Conferenza dei presidenti delle Regioni di adottare una delibera con cui richiedere al ministero delle Politiche agricole di procedere con l'esercizio della clausola di salvaguardia. Abbiamo approvato un odg con cui  chiediamo ai presidenti delle Regioni di deliberare una richiesta  formale al ministro delle Politiche agricole per l'esercizio della  clausola di salvaguardia, prevista dall'art. 23 della direttiva Ue 2001/18 al fine di vietare in Italia la coltivazione di mais Mon 810 e la patata Amflora - ha poi spiegato all'Adnkronos Stefano - Il documento passerà all'esame dei presidenti alla prossima Conferenza delle Regioni che si terrà il 7 ottobre. Inoltre in questo odg impegniamo il ministro, in virtù delle funzioni costituzionali delle Regioni, a tener conto della volontà delle Regioni unanimemente contraria agli Ogm e a portare la posizione dell'Italia ai vari tavoli e alla commissione Ue", visto che le Regioni hanno competenza esclusiva e primaria in materia di  agricoltura».

Sergio Marini, presidente della Coldiretti, che aveva preannunciato un ricorso contro l'atteggiamento filo-Ogm di Galan e il provvedimento sulle linee guida nazionali sulla coesistenza tra coltivazioni geneticamente modificate, convenzionali e biologiche, è soddisfatto: «Dalle Regioni è venuta una importante ed unanime assunzione di responsabilità contro il biotech nei campi. E' dunque tracciata la linea italiana al ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan che a questo punto dovrebbe aver ben chiara la posizione da tenere, anche in sede comunitaria. Agli Assessori Regionali, a cominciare dall'ottimo coordinatore Dario Stefano, va il ringraziamento dell'agricoltura italiana per una sensibilita' ed una attenzione su un tema dove a farla da padrone rischiano di essere le pressioni esercitate dagli interessi di pochi. E' bene ricordare che, oltre alle Regioni,  già  la Commissione agricoltura del Senato si e' espressa all'unanimità a favore della possibilità per l'Italia di vietare la coltivazione degli Ogm; che quasi 3 italiani su 4 non vogliono gli Ogm nei campi; che le Organizzazioni che rappresentano il 90% degli agricoltori sono anch'esse contrarie».

Per la Confederazione italiana agricoltori (Cia) «Adesso il ministro Galan, di cui rispettiamo il pensiero, e il governo, devono tenere conto del parere degli assessori regionali, che hanno respinto le linee guida di coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate, e della stragrande maggioranza dei consumatori e degli agricoltori. Si tratta di un deciso passo avanti per arrivare ad una posizione che metta la parola fine ad una questione che si trascina da troppo tempo tra astiose polemiche e dannosi contrasti. Un orientamento che ora va confermato a livello europeo. Il parere degli assessori è in perfetta linea con le nuove indicazioni dell'Unione europea sulla libertà per gli Stati di decidere sulle colture transgeniche. Una precisa indicazione per il governo che ha tutti gli strumenti per superare i contenziosi aperti, compresa la sentenza del Consiglio di Stato. Occorre, però, agire e presto. Anche per dare certezze agli agricoltori.  La decisione degli assessori rispecchia la posizione della Cia la quale ribadisce che l'agricoltura italiana, tipica e diversificata, non ha certo bisogno degli Ogm e che è possibile produrre colture proteiche libere da biotech, con beneficio per l'ambiente e la salute, nonché per migliorare il reddito degli agricoltori e degli allevatori. La contrarietà della Cia al biotech non è ideologica. E', al contrario, dettata dalla consapevolezza che l'utilizzazione degli organismi geneticamente modificati può annullare l'unico vantaggio competitivo dei suoi prodotti sui mercati: quello della biodiversità. Pertanto, non è una posizione oscurantista. Si chiede alla scienza di continuare a contribuire alla crescita di questo tipo di agricoltura. E questo lo si può fare senza ricorrere agli Ogm, come, d'altra parte, è avvenuto fino ad oggi con risultati molto importanti».

Secondo il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza «Questo voto all'unanimità riconosce la qualità dell'agricoltura italiana, delle nostre eccellenze agroalimentari e della professionalità di tutto il settore. Una vittoria per i consumatori, per i produttori di biologico e per chi ha a cuore lo sviluppo dell'economia agricola del nostro Paese. Il principio di precauzione ha prevalso sugli interessi di pochi - ha -. Ora il Governo deve assumere questa posizione come definitiva in ogni ambito, a partire dal ministro Galan che dovrà presentarla senza modifiche in sede comunitaria».

Per Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia, «L'esito della Conferenza Stato-Regioni è una notizia positiva per gli agricoltori e i consumatori italiani. La strada che gli assessori hanno intrapreso oggi non lascia ombra di dubbio: l'Italia e' e deve rimanere un paese libero da ogm. Slow Food si mette a disposizione per collaborare con istituzioni, enti, organizzazioni e società civile per un'Italia ogm-free».

La Coldiretti spiega che «Gli organismi geneticamente modificati (Ogm) spingono verso un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico della tipicità, della istintività e del made in Italy. La scelta di non utilizzare Ogm non e' quindi il frutto di un approccio ideologico, ma riguarda una precisa posizione economica per il futuro di una agricoltura che vuole mantenere saldo il rapporto con i consumatori. Su questa strada l'Italia non è  certo da sola poiché dopo il divieto posto anche in Germania si sono ridotti a soli sei, su ventisette, i Paesi Europei dove si coltivano organismi geneticamente modificati (ogm) con un drastico crollo del 12% delle semine. Il drastico crollo nei terreni seminati con organismi geneticamente modificati in Europa nel 2009 conferma che nel coltivare prodotti transgenici non c'e' neanche convenienza economica. Il futuro della nostra agricoltura sarà nell'essere diversi e migliori e non omologati a quei sistemi produttivi che operano con strutture di costi per noi irraggiungibili. Il problema è non farsi copiare le nostre eccellenze e non replicare modelli che il mercato ha già abbondantemente bocciato».

Contrarissima all'iniziativa invece Confagricoltura che così commenta: «Le norme sulla coesistenza devono appunto occuparsi di coesistenza e non costituire surrettiziamente un vincolo per non realizzarla. Va corretta in maniera sostanziale questa impostazione. La materia va regolata come ha deciso il Consiglio di Stato; a questo punto il ministro Galan eserciti il potere decisionale che le Regioni non vogliono attuare. E comunque è giunto il momento di definire con chiarezza come va esercitato, in materia agricola, il rapporto Stato-Regioni; i veti reciproci non fanno certo bene all'agricoltura ed al Paese.

«E' palese - aggiunge - che le Regioni tendono a mettere un bavaglio alla politica nazionale del governo in una materia come quella degli Ogm, che invece va affrontata con spirito ‘laico', dando voce alla scienza. Più che rinazionalizzarla la si vuole regionalizzare. Oltretutto per non decidere. Per questo è bene che la materia venga regolamentata a livello europeo».

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