[05/10/2010] News toscana
LIVORNO. Un osservatorio che individui ex aree industriali come siti alternativi alla discarica che sarà realizzata nella zona del Limoncino, così come previsto dalla Provincia. E' la proposta del gruppo consiliare di Città diversa che oggi, in conferenza stampa, ha avanzato questa soluzione, come un'exit-strategy praticabile e concreta. Anche se di fatto sarebbe un tornare indietro rispetto a quanto già stabilito dal provvedimento di palazzo Granducale, il che risulta molto complicato se non impossibile visto che i proprietari dei terreni e futuri gestori dell'impianto hanno in tasca legittime concessioni. E questo è solo un elemento. Perché poi c'è capire quali sarebbero i siti in questione e se l'idea di collocare la discarica altrove, cioè in un altro "cortile", sia davvero, anche se ne dubitiamo, l'idea giusta. Oltre al fatto che poi ci sarebbe anche il privato - Bellabarba - che "probabilmente" chiederebbe i danni se l'accordo già ratificato saltasse. Che sia invece una buona idea lo sostiene Cannito, capogruppo in consiglio comunale di Città diversa. A margine della ricerca e delle ex aree industriali ("ce ne sono e sono disponibili", ha detto Cannito che però non ha specificato dove si trovino) il Comune, sempre secondo Città diversa, dovrebbe fare una ricognizione delle cave da recuperare per valutarne l'effettiva disponibilità del territorio. L'obiettivo è solo uno: evitare l'utilizzo dell'area del Limoncino e della cava ex Canaccini.
«L'amministrazione deve effettuare una pianificazione per la gestione dei rifiuti (che però spetta alla Provicia, ndr) e dell'energia», ha spiegato Cannito. Un'operazione di largo respiro, dunque, finalizzata a una vera programmazione». Invece il Comune, sempre secondo Cannito, «non avendo una visione globale e delle linee di indirizzo, ha messo il carro davanti ai buoi». «Come se non bastasse, oltre a questa lacuna, il progetto del Limoncino presenta alcuni aspetti tecnici controversi come il mancato rispetto del piano acustico», ha concluso Cannito. Pur rispettando il principio di prossimità, visto che le aree industriali dismesse sarebbero da individuare comunque nel territorio comunale, il progetto di Cannito non tiene conto di altri due elementi. In primo luogo che il ripristino ambientale delle cave è previsto da direttive europee che permettono l'utilizzo di rifiuti speciali non pericolosi, inerti e inorganici. Come secondo elemento, c'è poi da ricordare che allontanare da un "cortile" all'altro il problema potrebbe scatenare le proteste del nuovo "cortile" e del conseguente nuovo comitato.