[06/10/2010] News

22 Paesi in crisi prolungata

ROMA. Afghanistan, Angola, Burundi, Ciad, Congo, Corea del nord, Costa d'Avorio, Eritrea, Etiopia, Guinea, Haiti, Iraq, Kenya, Liberia, Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Tagikistan, Uganda, Zimbabwe, è la lunga lista dei 22 Paesi contenuta dal rapporto  "State of Food Insecurity in the World 2011" (Sofi) pubblicato oggi da  Fao e Programma alimentare mondiale (Pam) 'insicurezza alimentare nel mondo), e che mette in ordine alfabetico i Paesi  in "crisi prolungata", cioè «Che si trovano ad affrontare crisi alimentari ricorrenti ed un'altissima prevalenza di sottonutriti, conseguenza degli effetti combinati di disastri naturali, conflitti ed istituzioni deboli». 

Le caratteristiche più comuni della crisi prolungata sono la fame cronica ed insicurezza alimentare, «In media - spiega la Fao -  la proporzione delle persone che sono sottonutrite in Paesi che devono fare i conti con questi problemi complessi, è di circa tre volte più alta che negli altri paesi in via di sviluppo». Che tra questi Paesi, tutti africani ed asiatici ad esclusione di Haiti, ci siano anche economie considerate in forte crescita come l'Angola, stati petroliferi come il Congo e l'Iraq e il Sudan o veri e propri forzieri delle materie prime più rare e preziose come la Repubblica democratica del Congo e la Guinea, è un'altra tragica contraddizione.

Per la prima volta Fao e Pam danno una definizione chiara di crisi prolungata che contribuirà a migliorare gli aiuti umanitari: «Vengono considerati in crisi prolungata quei paesi che hanno registrato una crisi alimentare per otto anni consecutivi o più, che ricevono più del 10% degli aiuti internazionali nella forma di soccorsi umanitari e che sono nella lista dei Paesi a basso reddito con deficit alimentare».

Nel mondo circa il 10%  degli aiuti pubblici allo sviluppo (Oda) viene dato nella forma di assistenza umanitaria, ma secondo il rapporto «Nei paesi in crisi prolungata, quella percentuale è molto più alta.  In Somalia, per esempio, il 64% degli aiuti è nella forma di assistenza umanitaria ed in Sudan la percentuale è del 62%.  A livello mondiale questi paesi ricevono quasi il 60%».

Secondo il rapporto nei Paesi in crisi prolungata ci sono più di 166 milioni di persone sottonutrite,  circa il 20% di chi soffre la fame al mondo, ma più di un terzo del totale se si escludono i grandi paesi emergenti come India e Cina.  La Fao spiega che «Buona parte degli aiuti a questi paesi vengono dati nella forma di aiuti alimentari umanitari d'emergenza che non solo aiutano a salvare vite umane, ma forniscono anche un investimento per il futuro del paese, preservando e rafforzando il capitale umano e le condizioni di vita, fondamento della stabilità e dello sviluppo futuri.  Quando affiancati da altri strumenti come denaro o voucher, e se vanno a sostegno dell'acquisto di prodotti agricoli locali, si massimizza la possibilità che l'assistenza alimentare umanitaria diventi la base per raggiungere una sicurezza alimentare nel lungo periodo».

Da qualche settimana vari rapporti della Fao avevano anticipato che nel mondo ci sono 925 milioni le persone che vivono in condizioni di fame cronica, 98 milioni in meno rispetto al miliardo e 20 milioni del 2009. Un calo da attribuire alle migliori prospettive economiche nel 2010 ed al ribasso dei prezzi alimentari a partire dalla metà del 2008. Ma la situazione dei prezzi dei generi alimentari di base e delle materie prime sembra di nuovo cambiare, e verso il rialzo dei prezzi.

Nella prefazione del rapporto firmata dal direttore generale della Fao, Jacques Diouf, e dalla direttrice esecutiva del Pam, Josette Sheeran, si legge: «Dovendo fare i conti con così tante difficoltà, non c'è da stupirsi che le crisi prolungate possano diventare un circolo vizioso che si autoalimenta. Sono enormi minacce che incombono su vite umane e mezzi di sussistenza, la ripresa di questi paesi potrebbe diventare sempre più difficile col passare del tempo».

Fao e Pam sollecitano un ripensamento profondo di come vengono dati gli aiuti umanitari ai paesi in crisi prolungata: «Gli aiuti pubblici devono reimpostare le proprie priorità su soluzioni di lungo periodo, rafforzando la capacità produttiva dei paesi vulnerabili e la loro capacità di resistenza agli shock esterni, continuando nel frattempo a promuovere attività volte a salvare vite umane e proteggere i mezzi di sussistenza.  Circa i due terzi dei paesi in crisi prolungata ricevono meno assistenza allo sviluppo per persona che la media dei paesi meno sviluppati. Ma soprattutto, l'agricoltura riceve solo tra il 3 e il 4% dei fondi destinati allo sviluppo ed all'assistenza umanitaria, anche se essi rappresentano circa un terzo del loro prodotto interno lordo e sono la principale fonte di cibo e di reddito per quasi due terzi della popolazione».

Secondo Diouf e la Sheeran «Le crisi prolungate vanno affrontate con assistenza mirata e specificatamente pensata. Occorre inoltre intervenire con urgenza per proteggere vite umane e mezzi di sussistenza, ed aiutare così i paesi a rimettersi in piedi. L'esperienza in molti paesi insegna che avviare attività di assistenza di lungo periodo nell'ambito delle istituzioni locali esistenti, o rinnovate, rappresenta la migliore speranza di sostenibilità e di un miglioramento reale della sicurezza alimentare.  Meccanismi di protezione sociale, come pasti scolastici, programmi di denaro e cibo in cambio di lavoro e voucher, possono fare la differenza nel lungo periodo». Un'altra misura che si è dimostrata estremamente efficace è stata quella di stimolare i mercati con l'acquisto degli aiuti alimentari sui mercati locali.

I risultati del rapporto Sofi e di quello sulla fame saranno discussi a Roma dall'11 al 16 ottobre nella riunione della Commissione sulla sicurezza alimentare mondiale, un organismo intergovernativo che opera come forum all'interno del sistema dell'Onu per esaminare e seguire lo sviluppo delle politiche relative alla sicurezza alimentare mondiale, alla produzione ed all'accesso fisico ed economico al cibo.

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