
[07/10/2010] News
LIVORNO. Tra tutte le fonti di origine delle emissioni di CO2 complessivamente generate dal cittadino tra il 2000 e il 2009 e monitorate nello studio diffuso dal centro studi Cittalia - Anci per le città metropolitane, il gas è quello che pesa maggiormente (37,7%), valore stabile rispetto al 2000 (37,8%). Seguono il trasporto privato urbano (31,2%, in calo di poco meno di 2 punti percentuali), i consumi elettrici (30,8%), e, in via residuale, la combustione dei rifiuti (0,3%). «Il comparto residenziale nei soli usi elettrici e di gas, dunque, supera di gran lunga le emissioni legate alla mobilità privata del cittadino - si legge nella ricerca - Il dato evidenzia le opportunità di riduzione delle emissioni legate al settore residenziale. Ciò è tanto più vero se si considera l'elevata età media delle abitazioni che caratterizza soprattutto i centri urbani di più grandi dimensioni e dalle spesso limitate prestazioni energetiche.
Guardando alle singole città, il peso delle emissioni generate dai cittadini rispetto ai diversi settori appare non sempre uniforme. Le emissioni da consumi di gas ad esempio si mostrano più importanti nelle città collocate nel nord del paese (Firenze, Venezia, Trieste, Torino, Bologna, Genova, tutte con percentuali superiori al 50% del totale delle emissioni di CO2 cittadine), mentre nel sud sono molto meno consistenti (Reggio Calabria, Catania e Cagliari dove le percentuali sono inferiori al 10%). Una simile differenziazione è con tutta probabilità da attribuire ai consumi di gas per il riscaldamento invernale, più elevati nel settentrione. L'incidenza delle emissioni di CO2 dei trasporti privati dei cittadini delle città del sud è, invece, più consistente rispetto a quelle rilevate per il nord (con l'unica eccezione di Roma, dove il trasporto privato dei cittadini contribuisce per il 40% alle emissioni di CO2).
In realtà c'è da spiegare subito che dei limiti fisici il rapporto Cittalia 2010 ce l'ha, in quanto l'impatto ambientale dei cittadini misurato in termini di CO2 immessa nell'ambiente è stato elaborato con riferimento a: i consumi elettrici domestici; i consumi di gas domestici; la produzione e il trattamento dei rifiuti (valutati in termini di CO2 generata dalle sole operazioni di incenerimento, quindi prendendo in esame solo un pezzo della gestione dei rifiuti); il trasporto privato di persone (tramite autoveicoli e ciclomotori, escluso, quindi, il trasporto pubblico).
Sono state invece tralasciate le attività di consumo del cittadino di beni deperibili (alimenti ad esempio) ed altri beni di consumo (prodotti per la casa, per l'igiene personale, ecc.), i trasporti pubblici e gli usi idrici. Una simile riduzione del campo di indagine, spiegano i ricercatori, è stata dovuta tra l'altro alla scarsa attendibilità di stime nonché alla mancanza di dati puntuale, e questo fa tornare in ballo la sospirata legge sulla contabilità ambientale, arrivata a un passo dall'approvazione prima del crollo del precedente governo Prodi.
Nonostante questo gli spunti che fornisce il rapporto Cittalia sono davvero molti. A partire proprio da una contabilizzazione del danno prodotto dalla Co2.
«Le emissioni di CO2, in quanto dannose per l'ambiente e per la salute umana - si legge nello studio - sono fonte di esternalità negative importanti per la collettività, e come tali fonti di un costo che si esprime anche in termini economici. L'attribuire un prezzo[1] all'anidride carbonica immessa in atmosfera rappresenta un modo per dare un valore a un bene pubblico puro quale l'aria pulita.
La disponibilità di un prezzo di mercato della CO2 permette di fornire una stima dei costi legati alle emissioni serra calcolate per il cittadino, proponendo così una valutazione di quelli che potrebbero essere i costi legati alle emissioni serra generate annualmente in ciascuna città.
Mediamente, nel 2009, la città con i maggiori costi relativi alle emissioni di CO2 del cittadino è, evidentemente, Roma, con oltre 92,6 milioni di euro, a cui seguono Milano (33,8 milioni di euro) e Torino (poco meno di 30 milioni di euro). Ma anche in termini di costo pro capite delle emissioni dei cittadini, Roma è ancora la città che sopporta i costi ambientali più elevati legati alla CO2 (34,9 euro), seguita da Torino (33,4 euro) e Firenze e Bologna (entrambe 33,2 euro).
Il dato che forse salta più all'occhio è quello relativo ai trend delle singole città in cui spicca in positivo Milano con una riduzione del 14,1% delle emissioni dei cittadini rispetto al 2009, e in negativo Firenze, con un aumento delle emissioni di quasi il 16%. Le variabili che possono aver prodotto queste evoluzioni sono ovviamente moltissime, e difficilmente ascrivibili a singoli eventi che pure avranno dato il loro contributo (in positivo c'è sicuramente l'introduzione dell'Ecopass a Milano), ma quello che deve preoccupare di più per Firenze sono piuttosto le prospettive stimate per i prossimi anni sulla base degli investimenti che sono stati programmati dalle singole aree metropolitane.
Gli obiettivi delle città riguardo i progetti di infrastrutturazione del prossimo futuro, rilevabili dai progetti inseriti nel Programma Triennale 2010-2012 delle Opere Pubbliche delle 15 città metropolitane[2], rappresentano un importante oggetto di riscontro del grado di attenzione che le amministrazioni stesse dedicano alla tutela e alla valorizzazione dell'ambiente urbano.
La valutazione del livello di attenzione ambientale manifestato dalle 15 città metropolitane nella programmazione delle opere infrastrutturali del territorio evidenzia una rilevante attenzione al tema ambientale. Il peso dei progetti a "valenza ambientale" è pari a oltre 15 miliardi di euro, il 48% del totale delle risorse quantificate nei 15 Programmi Triennali.
Sono individuabili tre gruppi distinti. Le città in cui la percentuale del valore economico complessivo dei progetti ambientali è superiore a quella media delle 15 città (48%, come già evidenziato) e che quindi esprimono una particolare attenzione ambientale: si tratta, in particolare, di Roma, Milano e Bologna. Un secondo gruppo di città, invece, presenta un valore economico complessivo dei progetti a "valenza ambientale" rispetto al totale delle opere infrastrutturali in linea con la media: Genova, Torino, Catania e Palermo. Infine, un terzo gruppo di città presenta una percentuale inferiore rispetto alla media: tra queste emergono ancora una volta Trieste e Firenze.
In generale, i progetti definiti "a valenza ambientale" sono soprattutto connessi alla mobilità sostenibile (ferrovie urbane, metropolitane, tramvie, parcheggi di scambio e piste ciclabili): corrispondono infatti al 65% dell'ammontare complessivo. Il traino di questa tipologia è connessa in via prioritaria ai grandi interventi di creazione e riqualificazione delle linee metropolitane di alcune città maggiori. Seguono i progetti connessi alla salvaguardia del territorio (24%) e quelli connessi al ciclo delle acque (distribuzione dell'acqua e trattamento delle acque reflue urbane).
[1] L'UE, con l'introduzione della Direttiva 87/2003/CE del sistema europeo dei permessi di emissione, ha segnato la nascita di un mercato per la quotazione dell'anidride carbonica. Il sistema rappresenta uno strumento di regolazione ambientale, attraverso il quale l'autorità competente individua un monte emissioni massimo per un certo periodo che dovrà essere poi distribuito sotto forma di titoli che danno la possibilità ai soggetti sottoposti al sistema, nel caso specifico le imprese Energy intensive, di inquinare. Il prezzo dei permessi viene determinato sulla base delle contrattazioni che hanno luogo sul mercato dei permessi ed è influenzato innanzitutto dalla quantità titoli ad inquinare che le autorità competenti stabiliscono di rilasciare alle imprese sottoposte al sistema e dal comportamento delle stesse. Il prezzo a cui si è fatto riferimento è la quotazione media del periodo gennaio-settembre 2010, pari a 14,52 euro per tonnellata di CO2 emessa.
[2] Non tutti i progetti tuttavia al termine del periodo di programmazione saranno avviati alla realizzazione. Alcuni rimarranno progetti non finanziati per carenza di risorse; altri, invece, avranno trovato copertura finanziaria e i lavori saranno nel frattempo avviati. Ma tutti, indistintamente, contribuiscono comunque a descrivere quello che sarà, nelle intenzioni degli amministratori locali, il volto delle città futura.