[08/10/2010] News toscana
LIVORNO. Quando si parla di questioni che hanno un forte impatto sull'ambiente è quasi norma che si accendano discussioni anche forti tra i diversi attori in campo. Proprio per questo all'interno dei procedimenti di autorizzazione sono previste dalla legge garanzie di informazione e partecipazione. In particolare l'informazione ha una funzione ben precisa, cioè quella di rendere i cittadini consapevoli di ciò che sta accadendo e quindi in grado anche di farsi un'opinione che possa essere eventualmente espressa nelle sedi e nei tempi opportuni. Questo compito divulgativo, che non è facoltativo per le amministrazioni e bene sottolinearlo, permetterebbe anche di svolgere la discussione e la raccolta di tutti i contributi sulla realizzazione di un'opera nella fase anteriore alla decisione finale. Sappiamo però che a Livorno non funziona così.
Rigassificatore, centrale a biomasse e ora discarica solo per citare i casi più famosi, dimostrano che informazione e partecipazione stanno al minimo sindacale. Nessuna azione ha cercato di rendere i cittadini più informati e consapevoli prima che i giochi fossero fatti cosicché si è sempre possibile liquidare le contestazioni con la formula di rito "non sono pervenute osservazioni".
Sappiamo che si tratta di tematiche complesse, su cui interagiscono fattori e interessi diversi, spesso anche in contrasto tra loro, rese ancora più difficili dal fatto le conoscenze tecnico-scientifiche pesano molto in questi procedimenti.
Ciononostante crediamo che nel momento in cui si valutano diverse opzioni si fanno prima di tutto delle scelte politiche, che si basano anche su dati tecnici, sulle quali c'è la necessità di confrontarsi magari sforzandosi di capirci qualcosa di più. La sensazione invece è che le amministrazioni tendano a confinare l'onere delle decisioni nell'ambito delle strutture tecniche.
La nostra società è attraversata da molte contraddizioni tra cui la soddisfazione dei bisogni e la gestione degli effetti negativi che questo comporta: divoriamo energia e produciamo troppi rifiuti.
Sono problemi che non si possono ignorare e che richiedono risposte e d'altronde è normale che impianti come quelli citati destino allarme nei cittadini, specialmente quando si sommano su un territorio fortemente provato da pericolose fonti di inquinamento.
La conflittualità generata dall'annuncio della costruzione degli impianti citati denuncia in modo chiaro come non sia stato attivato alcun dispositivo di confronto sull'opportunità o necessità di realizzarli e tanto meno sulla loro localizzazione. Tutto questo aumenta le distanze tra i cittadini e le istituzioni, crea sfiducia e lascia dubbi su quali interessi di volta in volta abbiano prevalso.
Nel frattempo è arrivata ora la notizia che una delegazione del Comitato del Limoncino ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica per chiedere il sequestro della cava di Monte la Poggia, dove su autorizzazione della Provincia di Livorno, sarà realizzata appunto la discarica per rifiuti industriali. Dopo gli esposti, i residenti della zona, si sono rivolti ai magistrati per chiedere verifiche su molti aspetti tecnici del progetto che secondo loro non sarebbe legittimo. Tra le irregolarità, hanno spiegato dal Comitato, la mancanza di uno studio approfondito preventivo sull'area dove sorgerà l'impianto e il mancato rispetto del parere (comunque non vincolante) della Asl che ha sollevato alcune criticità.