
[27/08/2009] News
LIVORNO. Lo Shaghi Group, un'industria indiana del cemento, da settembre investirà 80 milioni di dollari nella realizzazione di un cementificio nel nord-ovest del Kenya, nel distretto di Pokot, una delle più sottosviluppate del Paese africano ed abitata soprattutto da piccoli allevatori di bestiame, con l'80% della sua popolazione che da tempo, a causa della siccità persistente, dipende dagli aiuti alimentari governativi e delle agenzie umanitarie per la sopravvivenza.
Il cementificio verrà realizzato dalla Cemtech Shanghi, la filiale africana dell'industria Indiana, che non ha certo scopi umanitari ma punta a sfruttare sul posto le licenze minerarie esclusive assegnatele dal governo di Nairobi per lo sfruttamento di grandi giacimenti di calcare nelle zone di Sebit e di Ortum, vicino alla frontiera con l'Uganda, dove esistono già cave di calcare (Nella foto) che viene esportato in Uganda per essere trasformato in cemento.
Il cementificio indiano dovrebbe produrre più di 1,2 milioni di tonnellate di cemento all'anno ed il capo degli investimenti in Africa della Cemtech, Rajesh Rawal, ha detto che «La compagnia aveva in origine proposto nel suo piano commerciale di produrre più di 600. 000 tonnellate nella fase iniziale e di estenderla a più di un milione di tonnellate nella fase successiva, secondo la disponibilità supplementare del calcare. La revisione al rialzo è stata fatta dai membri del Consiglio della Compagnia una settimana dopo il termine riuscito di uno studio di valutazione geologica di 9 mesi condotto da due imprese internazionali».
Lo Shanghi Group, al quale appartiene uno dei più grandi cementifici del mondo realizzato nel bel mezzo di un giacimento di lignite in India, produce oltre 20 milioni di tonnellate di cemento all'anno ed è probabilmente una delle imprese più inquinanti del pianeta, anche se in Kenya, dove la presenza commerciale indiana è fortissima fin dall'epoca coloniale inglese, la multinazionale indiana ha investito in importanti progetti di energia solare, eolico e biocarburanti, attraverso una joint venture con un'altra grande azienda indiana del settore energetico.
Secondo Rawal, che vanta la produzione automatizzata nei suoi cementifici ed il recente riconoscimento dell'International cement review 2009 per il contributo della multinazionale indiana al settore, «L'Africa dell'est beneficerà considerevolmente della tecnologia di classe mondiale della Shanghi quando il gruppo avrà terminato il suo progetto del cemento a Pokot nei prossimi 33 mesi. Il groppo dovrebbe reclutare direttamente più di 1.700 persone ed oltre 5.000 indirettamente».
I pastori si trasformeranno in operai, le miniere a cielo aperto di calcare muteranno il paesaggio ancestrale, probabilmente il cemento porterà un po' di benessere per le famiglie di questi nuovi salariati a basso costo, resta da capire dove si prenderà l'acqua per far funzionare la grande fabbrica in un'area che da semi-arida sta diventando rapidamente desertica. Ma questa è una quisquiglia che altre multinazionali minerarie hanno risolto in giro per la vasta miniera nella quale si sta trasformando il continente africano, dal Niger fino al Sudafrica.