
[31/08/2009] News toscana
FIRENZE. Guardandosi attorno in questo scorcio di estate, mentre si moltiplicano i casi di chiusura di aziende, di perdita di posti di lavoro, di capacità produttiva dissipata sull'altare di un sistema economico che ha fatto del consumare il centro del mondo a costo di indebitarsi oltre ogni limite, di domanda che non riprende (senza che sia cambiato nulla nei contenuti e nelle ragioni della stessa), si ha come la sensazione, anche in Toscana, di vivere come sospesi in un limbo in attesa che qualcuno faccia qualcosa, che si trovi un altro motore dello sviluppo che non sia quello dei consumatori Usa o che emerga un'altra visione e ragione dello sviluppo, sostenibile intanto per cominciare. Troppi sono i segnali che per uscire dalla crisi si seguano le stesse strade che ad essa hanno portato purché la "macchina", cieca e malconcia, riparta in qualche modo. Il neoliberismo battuto dai fatti non vuol lasciare il sipario (né a destra né a sinistra), potenza delle ideologie!
Si comincia a percepire una sgradevole sensazione: che non si faccia niente in attesa di ricominciare come prima. Un'altra occasione perduta? Comincia ad essere un lusso eccessivo, quanti margini avremo ancora e per quanto tempo?
Affinché nessuno si faccia illusioni sulle condizioni di una ripresa economica fondata su altri approcci a cominciare dal lavoro, il ministro Sacconi nega la detassazione sui contratti integrativi locali e aziendali, non venisse in mente a qualcuno nelle Regioni d'Italia di perseguire uno sviluppo qualitativo fondato sulla conoscenza, l'educazione e l'istruzione permanente (l'integrazione flessibile dei percorsi, la loro personalizzazione metodologica, la ricorsività lungo tutto l'arco della vita) al fine di realizzare il diritto di ogni individuo al successo anche in questo campo e nel lavoro.
O di perseguire, attraverso la crescita del sapere globale e locale, l'autonomia del lavoro all'interno di una visione unitaria e globale della qualità della vita. Così cultura, ricerca e sistema formazione-lavoro diventerebbero priorità economiche nell'azione di Governo locale.
Non venisse in mente a qualcuno di promuovere e indirizzare le attività di ricerca, di innovazione tecnologica e bio, applicando il principio di cautela e di attenuazione della legislazione brevettuale.
Soprattutto nella realizzazione di accordi di programma regionali e locali, contratti di sviluppo, qualcuno si mettesse in testa di realizzare piani di sviluppo sostenibile, per i quali adottare forme di fiscalità locale e/o ambientale in un quadro di riduzione della pressione fiscale attraverso trasferimenti degli oneri dal lavoro al consumo di risorse ambientali fondamentali.
La domanda allora è: un punto di vista del "valore" del lavoro, in una realtà locale, in una regione come la Toscana può non legare le sorti del suo sviluppo ai "miti" della crescita e del Pil? Può non arroccarsi alle componenti strettamente monetarie e di prezzo, ma guardare soprattutto ai contenuti dello sviluppo (ambiente, lavoro e risorse umane, stock di capitale, scienza e cultura)? Reintroducendo nella valutazione economica "valori" che svolgono un ruolo determinante nella performance economica.