[31/08/2009] News toscana
FIRENZE. Si all'assunzione di responsabilità da parte degli enti locali, ma dubbi sulla sostenibilità per il territorio del termovalorizzatore previsto (per una capacità complessiva di trattamento a regime circa 85.000 t/ann) dal Piano provinciale dei rifiuti per la zona di Greve. Questo non per l'impianto in sé, ma per la somma di pressioni (il cementificio già presente, l'impianto a turbo-gas già approvato e il termovalorizzatore in discussione) che si andrebbero a sommare su una zona circoscritta, con preoccupazioni non solo di matrice ambientale e sanitaria ma anche per le prospettive occupazionali legate al cementificio di Testi, già sottoposto a chiusura per sforamenti dei limiti acustici.
Questa la posizione espressa dal sindaco di Greve in Chianti, Alberto Bencistà, ad un dibattito che si è tenuto venerdì scorso. Abbiamo contattato, per un approfondimento, sia il sindaco sia il presidente di Legambiente Toscana, Piero Baronti, presente all'incontro di venerdì scorso (vedi articolo correlato, link a fondo pagina).
Secondo Bencistà, «la precedente amministrazione aveva firmato il protocollo d'intesa con la Safi per la realizzazione del termovalorizzatore di Greve. Per capire quali fossero le opinioni in merito, desideravo un dibattito pubblico, perché la discussione sulla scelta è stata di fatto negata, o comunque le iniziative di confronto sono state poche: per esempio, il documento era stato approvato solo dalla giunta comunale, non dal consiglio».
Quindi il dibattito venerdì scorso, con i sindaci di San Casciano, Rufina e Campi Bisenzio, il presidente della Provincia di Firenze e quello di Legambiente Toscana. Ed è in quella sede che Bencistà ha avanzato la proposta.
«Chiarisco che non ho nessuna intenzione di rimettere in discussione il Piano - prosegue il sindaco - e che non appartengo nemmeno alla scuola di chi osteggia gli impianti in sé e per sé, perché la materia non è di quelle da affrontare con la logica semplificativa del "si o no ai termovalorizzatori" e comunque il Piano stesso ha profonde motivazioni a sostegno della sua validità e va attuato».
Qual è la novità, quindi? Il recente (febbraio 2009) intervento della magistratura alla Sacci, che in seguito alla denuncia di un cittadino Arpat ha riscontrato un livello di rumorosità oltre i limiti e sequestrato l'impianto per alcuni giorni: «Questo ha scatenato un po' tutta la comunità - ricorda Bencistà - perchè la Sacci rappresenta, sia direttamente sia tramite l'indotto, la principale "forza" dell'economia, sia per il comune di Greve che per il Chianti in generale».
Il sindaco omette di dire però che rappresenta comunque anche una fonte di inquinamento non trascurabile e in ogni caso migliorabile, visto che i cementifici che bruciano rifiuti come Sacci, sottostanno a controlli e parametri assai meno rigidi rispetto agli inceneritori, che quindi fanno la medesima cosa ma sono più controllati e meno impattanti nelle loro emissioni.
«Quindi, già ci sono problemi con la situazione attuale - prosegue il primo cittadino di Greve in Chianti - e se aggiungiamo anche l'impianto a turbo-gas da 50 Mw, già approvato e da costruire nella stessa zona, e il fatto che probabilmente esso fa parte di un distretto energetico che è destinato a crescere ulteriormente in futuro, è facile comprendere che i problemi aumenteranno.
Allora ho detto: fermiamoci un attimo e vediamo se, nel momento in cui nasce questo polo energetico, fare anche il termovalorizzatore aiuterà o complicherà le prospettive per il futuro dell'impianto Sacci e della sua importanza per l'economia locale. Naturalmente questa non è una decisione da prendere a cuor leggero, ma occorre rifletterci bene perché è in gioco il futuro della Sacci».
Però, perché questo non appaia come una mancata assunzione di responsabilità, il sindaco ha quindi avanzato la proposta è di valutare due tipi di interventi, che insieme si pongono come alternativa al termovalorizzatore: «utilizzare il forno del cementificio per bruciare il Cdr, al posto del combustibile tradizionale e in quantità non irrilevante, e realizzare invece del termovalorizzatore un impianto a biomasse. E, essendo la nostra una zona rurale, questo è da considerarsi un ulteriore contributo al piano di smaltimento, perché anche la filiera delle biomasse produce rifiuti potenzialmente trasformabili in risorsa».
Questa la proposta, che secondo Bencistà «non è stata sconfessata dal presidente della Provincia che ha detto che merita attenzione: quindi noi ora spiegheremo meglio la cosa, e attueremo iniziative finalizzate a dimostrare la nostra assunzione di responsabilità: per esempio, seguo con attenzione il progetto di Quadrifoglio per l'utilizzo del compost organico che ora giace negli impianti, e anche la questione della Revet e del mercato dei materiali riciclati. Anche per il riutilizzo degli inerti stiamo muovendoci, utilizzando per le strade bianche materiale recuperato. E' chiaro, comunque, che si tratta di attuare una strategia non banale, non limitata, non corporativa, e nemmeno finalizzata alla semplice "difesa del nostro orticello", ma ci proviamo per la migliore tutela del nostro territorio».