[11/02/2011] News

Spiegato il mistero del declino delle anguille? Troppo lente e vittime delle circostanze

LIVORNO. Gli stock di anguille stanno subendo un brusco declino, anche se nessuno sa esattamente perché e gli studiosi stanno soprattutto indagando sul comportamento dell'anguilla europea (Anguilla anguilla) per capire cosa succede durante la sua migrazione riproduttiva dall'Europa al Mar dei Sargassi.

Aquatic Biology ha pubblicato la ricerca " Survival and progression rates of large European silver eel Anguilla anguilla in late freshwater and early marine phases" condotta da ricercatori del National Institute of Aquatic Resources della Technical University of Denmark Danimarca (Dtu Aqua) e del Norwegian Institute for Nature Researchorway che stanno cercando di scoprire perché il numero di anguille europee sta diminuendo e se la perdita sia legata a problemi che incontrano durante la lunga migrazione verso i luoghi per la deposizione delle uova.

Lo studio è in parte finanziato dal progetto European eels in the Atlantic: assessment of their decline (Eeliad) che ha ricevuto 2,36 milioni di euro nell'ambito del tema "Ambiente" del Settimo programma quadro dell'Ue.

Su Cordis, il bollettino scientifico dell'Ue, il principale autore dello studio, Kim Aarestrup, del Dtu Aqua, spiega che «Le anguille partono dai fiumi in cui vivono in autunno e la prima fase della migrazione verso la costa è molto rischiosa. Abbiamo studiato la mortalità delle anguille in questa prima fase seguendo 50 anguille argentate nel momento in cui nuotano attraverso le parti più basse del fiume Gudenaa e nella prima fase della migrazione marina nel Randers Fjord. Abbiamo esaminato sia il comportamento sia il tasso di sopravvivenza durante questa prima fase della migrazione».

I ricercatori danesi e norvegesi hanno scoperto che, nonostante la mortalità fosse bassa nelle parti più basse del fiume, il 60% delle anguille sparivano nel Randers Fjord. Questo avvalora la tesi che le anguille argentate muoiono nelle prime fasi della migrazione in mare. Il team di ricerca sottolineato che «Anche la mortalità dell'anguilla argentata durante la migrazione nelle parti più alte del fiume potrebbe essere alta».

Precedenti studi nella parte centrale del Gudenaa e in altri fiumi europei avevano rilevato bassi. tassi di sopravvivenza Secondo i ricercatori, «Sembra che il tasso finale di sopravvivenza nel Kattegat per le anguille argentate del fiume Gudenaa potrebbe essere al di sotto del 10%.

La migrazione delle anguille è stata monitorata, nella prima fase, dal corso inferiore del fiume fino al Randers Fjord, utilizzando 8 Eight automatic listening stations (ALS; VR2, VEMCO) disposte in 4 siti, per determinare il perché il 60% delle anguille muoia durante la migrazione nel Randers Fjord, il team ha studiato 50 grandi femmine di anguille argentate alle quali erano stati impiantati trasmettitori acustici.

I dati mostrano che «Il 21% delle anguille nel fiordo sono state catturate da pescatori (sia con la lenza che professionisti). La pesca è probabilmente la principale responsabile delle anguille mancanti nel fiordo». Dopo aver intervistato i pescatori, i ricercatori hanno confermato che «Le anguille etichettate (di cui non si conosce il numero esatto) sono state pescate senza essere denunciate. È importante notare che visto che le etichette erano state impiantate internamente, i ricercatori non potevano determinare subito se l'anguilla fosse una di quelle etichettate o meno. Quindi le anguille vendute ed esportate vive potrebbero in effetti essere quelle etichettate».

Con il rilevamento manuale il team non ha trovato trasmettitori nel fiordo, quindi i ricercatori hanno escluso la possibilità che alcune delle anguille fossero state mangiate da altri pesci. Secondo loro: «Una parte delle anguille potrebbe essere stata mangiata da uccelli capaci di trasportare le anguille (e i trasmettitori) fuori dall'acqua». Però la possibilità che questo sia avvenuto per le anguille più grandi utilizzate nello studio sarebbero molto basse, perché erano troppo grandi per essere trasportate.

Quindi sarebbe la pesca la ragione vera della sparizione delle anguille danesi. Secondo Aarestrup «E' importante che più anguille sopravvivano nel sistema fiume-fiordo se si vuole rispettare il piano di recupero dell'Ue, riguardante il raggiungimento del Mar dei Sargassi da parte delle anguille. Ci saranno solo un paio di anguille, che sono in grado di migrare abbastanza velocemente da raggiungere il Mar dei Sargassi durante la stagione riproduttiva nella primavera successiva. Quindi, o aumenta la velocità di migrazione, dopo aver lasciato il fiordo o alcune anguille possono semplicemente aver bisogno di più tempo per raggiungerlo. Sarà necessario un notevole aumento della sopravvivenza delle anguille nel sistema fiume-fiordo per soddisfare gli obiettivi del Piano di ripresa dell'Unione europea relativo al numero delle anguille che deve riuscire a raggiungere il Mar dei Sargassi. E' quindi fondamentale aumentare la nostra conoscenza riguardo alla sopravvivenza delle anguille argentate nelle diverse fasi della migrazione, al fine di garantire che sufficienti anguille sopravvivano per raggiungere il Mar dei Sargassi per deporre le uova.

Non è facile essere un'anguilla. «L'anguilla è una vittima delle circostanze - dice Aarestrup - In altre parole, così come la pesca, una serie di altri fattori, ostacoli sottoforma di centrali idroelettriche, perdita di habitat, parassiti, malattie, inquinamento e potenziali cambiamenti nelle correnti oceaniche, pensiamo che contribuiscano al s declino delle anguille. Ci sono numerose centrali idroelettriche in tutta Europa, dove la pesca delle anguille con reti e trappole è anche altrettanto diffusa. È quindi probabile che in tutta Europa vi sia una alta mortalità delle anguille argentate migratorie in molti altri fiumi ed estuari. Inoltre, le anguille vengono catturate in luoghi strategici lungo la costa (ad esempio nel Mar Baltico) e questo contribuisce a ridurre ulteriormente le possibilità di sopravvivenza delle anguille. E' difficile ignorare il fatto che la maggiore influenza sul declino degli stock di anguilla è data dall'interferenza umana. Se si guarda al declino degli habitat delle anguille disponibili, alla mortalità durante la migrazione, incluse le trappole delle centrali idroelettriche e della pesca, l'inquinamento e le malattie, allora sì, è difficile dire che l'influenza umana non ha nulla a che fare con il declino delle anguille. Tuttavia, dato che sappiamo così poco di anguille, è difficile dimostrare che misure preventive come le restrizioni sulla pesca o la rimozione di centrali idroelettriche possono fare la differenza. Ma la questione è, ovviamente, se non dovremmo fare di più se vogliamo davvero salvare gli stock di anguilla».

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