
[22/04/2011] News
Un vero "scaricabarile" sta caratterizzando la battaglia legale per accertare le responsabilità del disastro ambientale avvenuto un anno fa nel Golfo del Messico. La British petroleum ha chiesto un risarcimento nei confronti della Transocean, la società svizzera proprietaria della piattaforma Deepwater Horizon (da cui è fuori uscita la marea nera) per un ammontare superiore ai 40 miliardi di dollari.
Scarsa manutenzione dell'impianto e carenze strutturali (la piattaforma è affondata) di cui, secondo il gigante petrolifero inglese, è responsabile la società svizzera anche in base ad alcune postille contenute nel contratto di affitto che la Bp aveva stipulato.
Ma la rivalsa della Bp non si ferma qui: chiede soldi anche alla società americana Cameron international corporation, che intervenne nella prima fase dell'emergenza per fermare la marea nera. Gli esiti negativi dell'intervento tampone del primo periodo non sono attribuibili alla Bp sostengono i suoi legali.
Ovviamente sono in corso le contro-denunce (intanto quella della Transocean contro Bp accusata di non aver rispettato il contratto in cui si assumeva tutte le responsabilità dell'operazione) e si va avanti con le carte bollate. Intanto però il ministero della Giustizia statunitense ha fatto sapere che la Bp si è impegnata a versare un miliardo di dollari per finanziare i progetti per ripulire il Golfo del Messico dai danni causati dalla marea nera, sottolineando che l'accordo non fa parte del conto finale che la compagnia petrolifera britannica dovrà saldare. La Bp si è accordata con il governo americano per un fondo risarcimento alle vittime per complessivi 20 miliardi di dollari.