[26/04/2011] News

Cattive notizie per gli orsi marsicani: un altro animale ucciso e sepolto

La carcassa di un orso marsicano adulto è stata trovata dalla forestale in località Violata a Villa Scontrone,  tra Alfedena, Scontrone e Castel di Sangro nella zona di protezione esterna del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. L'orso stato sotterrato e ricoperto con la calce sarebbero state rinvenute anche tracce di un sacco di plastica, probabilmente impiegato per seppellirlo. I resti sono venuti alla luce dopo che alcuni animali selvatici hanno scavato proprio in quel punto. . I resti dell'animale sono stati scoperti il 22 aprile e  si trovavano sotto uno strato di terra e calce: forse la morte risale a cinque mesi fa.

Il presidente del Parco, Giuseppe Rossi, ha detto: «Il Parco nazionale è sconfortato». «Come è noto - ha aggiunto - , una piccola popolazione  di questa specie carismatica come poche altre in Italia, vive in gran parte nei confini del Parco Nazionale e nella Zona di Protezione Esterna dello stesso, la quale dovrebbe essere riconosciuta dalle Regioni Abruzzo e Lazio, l Molise lo ha fatto!, come Area Contigua ai sensi della legge quadro. L'Area Contigua permetterebbe un più corretto esercizio della attività venatoria e una più ampia sorveglianza rispetto ad oggi, quando alcune zone restano purtroppo incontrollate e luogo di azione di bracconieri senza scrupoli».

«Non sappiamo di quale orso si tratti, ne sapremo di più tra qualche giorno - dice il presidente del Parco Giuseppe Rossi - Consideriamo anche che è appena iniziata la ripresa del controllo con il radiocollare, visto che da poco è terminato il letargo. I resti dell'orso sono sparsi in quell'area e bisognerà ricostruire la cosa. Abbiamo pensato che, vista la dinamica e il fatto che sia stato tentato l'occultamento della carcassa, si è trattato di un atto di bracconaggio. Abbiamo predisposto controlli con il metal detector per verificare se le ossa siano state danneggiate dai pallettoni. Risultati che attendo dall'istituto zooprofilattico già domani (oggi ndr). Se si trovassero resti di piombo già sarebbe un'indicazione precisa. Poi si farà anche l'esame del Dna. Nella zona in questione e nelle vicinanze sono morti altri orsi. Tempo a Montenero Val Cocchiara fu trovato un altro orso morto. In un altro caso un plantigrado è stato investito e ucciso da un treno. Gli orsi continuano a morire e dobbiamo fare di tutto per debellare il fenomeno del bracconaggio. Purtroppo pur in presenza di tassi di riproduzione in piena  linea con quelli naturali per la specie, come ci dicono i ricercatori impegnati nel Parco, le loro ottime condizioni fisiche e nessun deperimento per scarsità di risorse alimentari, il numero di esemplari viventi continua a diminuire o comunque a non aumentare. Anche se negli ultimi anni, dalle attività di studio e monitoraggio assicurate dall'Ente, una leggera ripresa sembra esserci. Certo, se non si pone rimedio al fenomeno del bracconaggio, in particolare fuori dai confini del Parco, e non si regolamentano in modo definitivo alcune attività umane "sportive" ed "economiche", la sfida della conservazione sarà, alla lunga, molto dura e difficilmente vinta. La specie subisce, infatti, una mortalità troppo elevata per cause antropiche per permettere un aumento della popolazione  e la sua espansione in aree diverse dell'Appennino. Gli studiosi della Università La Sapienza di Roma e i ricercatori del Parco, che da alcuni anni conducono indagini sull'orso marsicano ritengono che tutto l'Appennino Centrale, soprattutto nei suoi parchi nazionali e regionali e nelle riserve naturali, è una grande area che costituisce  habitat idoneo all'orso ma non offre sufficiente protezione. La mortalità dell'orso è troppo alta per assicurare la conservazione della specie in tempi lunghi. Mortalità che sembra legata soprattutto al persistente bracconaggio, all'uso indiscriminato di veleni e anche a una attività zootecnica intensiva basata su mucche e cavalli bradi che si difendono con veleni e fucilate da tutti i potenziali predatori. La mancanza di impegno e la mancata attuazione di accordi e protocolli  (si pensi al Pastom) che evidenzia l'abisso esistente   tra il dire e il fare della politica e della amministrazione, fanno il resto. Da una parte, infatti, si fanno e si continuano a fare dichiarazioni d'amore per la natura e la conservazione, dall'altra si continuano a pianificare strade, infrastrutture  e  impianti in aree di vitale importanza per il futuro dell'orso. Un dato che fa riflettere è quello delle morti non naturali negli ultimi 40 anni. Dal 1970, infatti, le morti di  orsi per mano dell'uomo accertate dal Parco sono ben 98! E i responsabili sono purtroppo rimasti in gran parte  impuniti».

Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette di Legambiente, sottolinea che «La notizia del ritrovamento del plantigrado cade proprio durante l'Earth Day, la giornata internazionale dedicata alla salvaguardia del Pianeta. E mentre in oltre 190 nazioni si svolgono eventi per promuovere tematiche ambientali tra cui la tutela delle specie in via d'estinzione, la notizia dell'uccisione di un altro esemplare di orso ci dimostra che c'è ancora molto da fare in Italia per promuovere e tutelare il prezioso patrimonio di biodiversità di cui dovremmo essere attenti custodi».

I 12 giugno 2010 due orsi sono stati ritrovati morti annegati in una vasca in cemento per la raccolta dell'acqua piovana a Villavallelonga, nel cuore del Parco nazionale d'Abruzzo. L'ipotesi più plausibile è che uno dei due animali, presumibilmente il cucciolo, sia caduto, accidentalmente, nella vasca, e che la madre abbia tentato invano di salvarlo. Ma gli inquirenti non hanno escluso in principio altre ipotesi.
Nel 2009, un'orsa è stata trovata morta nei boschi della Valle Orsara, nel Parco. La scoperta venne fatta da tre escursionisti di Scanno che avevano perso il sentiero, a 1.945 metri di quota alle pendici del monte Campitello. L'orso, morto da due, tre giorni, non era dotato di radiocollare. Si trattava di una femmina di circa cinque anni di età, con un peso di quaranta chili.

Nel maggio del 2008, una carcassa di orsa adulta avvelenata è stata trovata a Lecce nei Marsi. L'anno nero per i plantigradi è stato  2007 con ben tre orsi ritrovati morti nel giro di pochi giorni, tra loro il celebre orso Bernardo, una vera icona per il Parco nazionale d'Abruzzo.

Secondo Gruppo orso Italia del Comitato parchi nazionali, «Questa volta i bracconieri non si sono accontentati di assassinarlo, ma lo hanno anche seppellito, ricoprendo la fossa di terra e calce per non farlo scoprire: l'uccisione dell'orso risale a mesi fa, ma a quanto pare nessuno se ne era accorto. E ancora una volta, è stata scoperta per caso, perché strani odori provenienti dal suolo spingevano gli animali selvatici a scavare proprio in quel punto. Con questa ennesima vittima innocente, secondo il Gruppo Orso i plantigradi perduti nell'ultimo decennio sarebbero ormai circa una trentina. La notizia non meriterebbe commenti, se non che ai proclami trionfalistici di studiosi e responsabili non corrisponde nei fatti che una lunga serie di annunci funebri. Ed è ridicolo cercare di sostenere che l'orso sia ben protetto, che muoia per cause naturali, o che già dal secolo scorso risultasse ridotto ai minimi termini... Oppure far credere che la situazione sia sempre stata sempre così drammatica, manipolando le statistiche per confondere le idee. Sarebbe invece il caso di dire finalmente la verità, adottando le misure da tempo sollecitate dal Gruppo Orso e rispondendo a poche semplici, essenziali domande (si veda l'accluso Decalogo). Anzitutto, non va taciuto che ogni morte di orso scatena grandi assicurazioni e promesse, cui non seguono poi effetti pratici. I colpevoli non sono mai individuati e puniti, non intervengono efficaci strategie di contrasto, e non si rivela neppure se l'orso morto faceva parte o meno di quelli già censiti. Intanto fuoristrada, motocross e cani dilagano, imperversa il bracconaggio, continua l'invasione delle "vacche sacre": e come per incanto, spuntano qua e là anche esche avvelenate  di ogni tipo. Si finanziano autorevoli ricerche scientifiche che si protraggono per tempi biblici, ma nessuno indaga su costi e risultati. La confusione regna sovrana, soprattutto sul numero degli orsi. Nel giro di pochi anni, il valzer delle cifre ha danzato da 20 a 30, poi tra 40 e 50, senza mai rivelare che questo dinamico censimento investe soltanto una parte del territorio frequentato dal plantigrado. Infatti  altri orsi vengono intanto segnalati, osservati e fotografati nei Parchi e nelle Riserve circostanti: in Abruzzo, Lazio e Molise, e perfino nelle lontane Marche. Negli ultimi tempi, le autorità si sono spinte ad ammettere che l'orso marsicano potrebbe oggi contare 70 individui, e oltre. Ma nessuno confessa quanti individui siano stati davvero perduti nell'ultimo decennio (una trentina circa, secondo gli osservatori più attenti): forse perché questo dimostrerebbe che allora le poco dispendiose stime ufficiali dell'inizio del nuovo millennio, che valutavano la consistenza della popolazione appenninica a circa un centinaio di esemplari, erano più che fondate».

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