
[27/04/2011] News
Riprendiamo quanto scritto ieri (vedi link a fondo pagina) ricordando che con il nuovo Codice ambientale la legge 183 ha subito modifiche che hanno reso più complicata e spedita la gestione dei bacini idrografici e quindi dei fiumi molti dei quali gestiti anche da aree protette e siti comunitari non si fatica - o almeno non si dovrebbe faticare- a cogliere il senso di quella involuzione e crisi di cui abbiamo parlato. Vediamone meglio il senso.
La legge quadro giunta al suo ventennale e già diverse leggi regionali, avevano ricondotto -questa la novità strategica rispetto a tutta una tradizione urbanistica e non solo- i parchi ad una gestione di tipo istituzionale ‘mista', ossia improntata alla ‘leale collaborazione istituzionale' su un piano di pari dignità che lo stato ha sempre gradito poco allora e dopo. Del resto già prima del 91 quasi tutte le regioni avevano fatto ricorso per la gestione dei loro parchi al solo strumento aggregativo disponibile allora ossia il Consorzio di enti locali recepito successivamente dalla stessa legge 394 in omaggio a quella ‘supplenza costituzionale' delle regioni di cui avrebbe parlato il Presidente della Repubblica Scalfaro nel suo messaggio alla prima conferenza nazionale dei parchi.
Qui stava e sta la novità della gestione dei parchi, non solo le istituzioni a partire dalla Stato entrano in gioco nelle politiche ambientali, della tutela della natura e non solo del paesaggio, ma lo fanno insieme anticipando in un certo senso quel titolo V della Costituzione che avrebbe poi riconosciuto che la Repubblica si compone anche di regioni ed enti locali e non unicamente dello stato persona.
Che quel titolo V dopo 10 anni sia ancora fermo al palo ci aiuta a capire perciò anche cosa sta succedendo nei parchi e perché è un imperdonabile errore sottovalutarne la portata e gli effetti.
E' un imperdonabile errore perché da un decennio anziché lavorare per quel governo del territorio di cui parla la Costituzione in cui un ruolo indispensabile e importantissimo dovrebbe essere giocato dai parchi come dalle autorità di bacino per non ridurlo ad una gestione urbanistica di comodo tipo piani casa, si è lavorato proprio per marginalizzare e depotenziare sempre più questi soggetti istituzionali. Soggetti preposti ad una pianificazione non di settore e su scale non coincidenti con i confini amministrativi. Un punto questo da tenere ben presente e che per molti versi invece si è perso per strada.
Che in tempi di grandi chiacchere sul federalismo si sopprimano in molti comuni i consigli di quartiere, si mettano in pensione le comunità montane scaricandole sulle regioni, si poti la composizione dei consigli comunali e provinciali e delle giunte, riprendano quota controlli centrali sugli enti locali che ricordano quelli dei vecchi prefetti, che il ruolo dei consigli regionali, comunali e provinciali ne esca indebolito anche in conseguenza della elezione diretta dei presidenti e sindaci tanto che intervenendo a Torino alla assemblea dell'ANCI il presidente Napolitano ha invitato l'associazione e ‘rilanciare' il ruolo dei consigli, la dice lunga sul clima che stiamo vivendo e che ha ben poco a vedere con quel nuovo governo del territorio che presuppone la ‘leale collaborazione' di tutti i livelli istituzionali su un piano di pari dignità. Cosa c'entrano i parchi? C'entrano eccome perché essi sono espressione di collaborazione istituzionale in uno dei gangli più delicati e strategicamente importanti dell'ambiente che è a sua volta fondamentale per qualsiasi governo del territorio che non voglia limitarsi al suo consumo dissennato sulla base di una urbanistica che peraltro non si è rinnovata.
E c'entrano perché gli enti e le comunità del parco sono riusciti ad assicurare il coinvolgimento dei comuni e delle province nella gestione ambientale e dei piani dei parchi che pure avevano suscitato non poche diffidenze e resistenze nella fase originaria. Oggi sono moltissimi i comuni che fanno parte dei parchi e pure le province e in più d'un caso come ha ricordato l'assessore della regione Liguria Renata Briano all'assemblea fiorentina del Gruppo di San Rossore diversi comuni l'hanno richiesta ora dopo averla osteggiata nel passato.
E qui riscontriamo un'altra importante novità finora poco considerata e cioè che i parchi nazionali e regionali ma anche le altre aree protette sono riusciti più e meglio di qualsiasi altro tentativo e sperimentazione finora messa in campo a promuovere una collaborazione intercomunale specialmente tra i piccoli comuni che non ha uguali.