
[29/04/2011] News
Tepco costruisce un muro di sacchi di sabbia e progetta una grande diga per difendere Fukushima Daiichi
In Giappone la ricostruzione post terremoto/tsunami e le centrali nucleari dovranno fare i conti con una situazione ambientale e geologica radicalmente mutata dalle forze spaventose che il pianeta terra ha scatenato l'11 marzo 2011.
La Japan Agency for Marine-Earth Science and Technology, (Jamstec) ha inviato la nave di ricerca "Kairei" per indagare nelle profondità marine dove c'è stato l'epicentro del terremoto e i ricercatori hanno scoperto che il fondo marino al largo del Giappone nord-orientale è "salito" di ben 7 metri e si è spostato di circa 50 metri a sud-est. Per scandagliare I fondali, la Kairei ha utilizzato sonar. In precedenza, la Guardia Costiera del Giappone, utilizzando dati Gps, aveva concluso che il fondale era risalito di circa 3 metri, mentre I ricercatori dell'università di Tohoku dicevano che il fondale marino si era sollevato di circa 5 metri, basandosi sui dati raccolti con un water-pressure gauge installato sul fondo dell'Oceano Pacifico.
Secondo la Jamstec «L'aumento di sette metri dimostra che il terremoto e il successivo tsunami sono stati più potenti rispetto alle stime precedenti» ed annuncia una nuova analisi dei dati ed amplierà l'area di ricerca «Per saperne di più sul meccanismo che sta dietro lo tsunami».
Intatto continuano le scosse di assestamento e la Tokyo Electric Power Company (Tepco) ha iniziato a costruire una barriera di sacchi sul litorale davanti alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, come misura temporanea contro un altro possibile tsunami. La Tepco ha trasferito i gruppi elettrogeni di emergenza su un terreno più elevato, per evitare che i sistemi di raffreddamento dei reattori collassino nuovamente nel caso in cui uno tsunami colpisca di nuovo la grande centrale nucleare nella quale è in corso la più grande tragedia nucleare dopo quella di Chernobyl.
La Tepco ha deciso di realizzare un muro di sacchi di sabbia alto diversi metri sulla costa dove sorge il complesso nucleare. La priorità per questa barriera protettiva sarà data alla zona vicino all'impianto di trattamento delle scorie dove viene stoccata l'acqua altamente radioattiva che ha invaso gli edifici dei reattori e i tunnel. L'area da giugno servirà anche a ritrattare le acque contaminate.
La Tepco ha detto che teme che se la centrale di Fukushima Daiichi verrà colpita da un altro tsunami, l'acqua fortemente contaminata potrebbe finire in mare e l'impianto di ritrattamento che costruiranno americani e francesi potrebbe essere danneggiato.
Ma lo tsunami che ha colpito l'11 marzo Fukushima Daiichi ha raggiunto i 15 metri di altezza e i sacchi di sabbia sono solo una misura provvisoria, non la soluzione per difendere i 6 reattori nucleari. Infatti la Tokyo Electric sta anche progettando la costruzione di una diga sulla battigia davanti al complesso nucleare, un'opera gigantesca e probabilmente costosissima per impedire che un nuovo tsunami travolga un complesso nucleare moribondo e che è comunque destinato alla chiusura quando e se verrà finalmente "stabilizzato".
Quella del nucleare Giapponese sembra sempre più una corsa disperata contro il tempo e contro forze della natura che si sono ancora una volta rivelate molto più potenti del malriposto senso di onnipotenza della tecnologia umana.