
[04/05/2011] News
Che la mobilità delle cose e delle persone sia fondamentale per l'economia non c'è alcun dubbio, ma che lo sia anche per l'ecologia lo è altrettanto. Non è quindi accettabile che quando si parla di infrastrutture autostradali e ferroviarie le si tratti come qualcosa da avere un tot al chilo. Il riferimento riguarda quanto viene sostenuto oggi da Confindustria sul suo quotidiano quando dice: «Siamo indietro: le ferrovie e le autostrade italiane sono inferiori al 75% della media Ue a 15, rispetto alla popolazione. Questione di risorse pubbliche scarse, che si stanno riducendo nel tempo. Ma non solo: pesa la difficoltà di reperire capitali privati; pesa un sistema decisionale incerto e complesso, ostacolato dai dissensi locali, spesso strumentali». «
È un fattore importante, quello delle infrastrutture, che penalizza - si legge più avanti - la competitività del nostro paese. E ci sarà un tavolo ad hoc, proprio su infrastrutture, ambiente ed energia, alle assise di Confindustria che si terranno a Bergamo il 7 maggio».
Il tema, come si evince da queste considerazioni, è già giustamente posto in relazione a energia e ambiente, ma è la posizione di quest'ultimo che stride con tutto il resto. «L'obiettivo - viene spiegato - è far tornare gli investimenti pubblici per lo meno ai livelli pre-crisi. Per invertire la tendenza, sostiene il dossier, l'agenda politica italiana dovrebbe allinearsi a quella europea, che si è concentrata su riforme strutturali in grado di favorire gli investimenti privati, unendo la liberalizzazione dei mercati a strumenti finanziari innovativi. Si potrebbero trovare misure per favorire i project-bond oppure gli euro-bond».
Ma come? «Nella realizzazione delle infrastrutture, nell'ambiente e nel settore energia, una semplificazione normativa e un'accelerazione delle procedure consentirebbero di realizzare gli interventi in modo più rapido e efficace, risparmiando costi». Il punto, quindi, è come sempre come risparmiare i costi, non come armonizzare le infrastrutture veramente necessarie con l'ambiente, che come sempre è visto come un intralcio.
Purtroppo sappiamo bene che non bastano le procedure di Via per avere la certezza della sostenibilità ambientale di un'opera, perché quello che manca è una pianificazione nazionale. Il fatto che rispetto alla media europea le autostrade italiane sono inferiori al 75% non significa, dal nostro punto di vista, niente.
Ogni Stato ha le sue caratteristiche geografiche e idrogeologiche, per non parlare del fatto che la ferrovia negli anni passati è stata depotenziata assai proprio in favore del trasporto su gomma (famoso taglio dei cosiddetti rami secchi). Ma se l'inquinamento dell'aria è ai livelli attuali, è anche a causa di queste decisioni. Come ad esempio il fatto che dopo chiacchiere di anni e anni, sono ancora al palo progetti di mobilità più sostenibile come le autostrade del mare - peraltro a costi assai più bassi della realizzazione di nuove infrastrutture - nonostante fossero care persino al ministro Matteoli.
Come sempre è la mancanza di una vera pianificazione il nodo non sciolto. Una pianificazione che dovrebbe avere la sostenibilità ambientale come criterio direttore e che invece ha la logica appunto del tot al chilo, del dare lavoro a un settore che ha fatto Pil per anni e che ora è in forte difficoltà. Certo, preoccupano anche a noi i migliaia di lavoratori che rischiano il posto, ma la strategia di aprire un cantiere ogni volta che c'è penuria appartiene alla prima metà del secolo scorso.
Come del resto non si capisce come mai dentro queste infrastrutture definite fondamentali non ci sia mai spazio per quella che dovrebbe essere la più in ascesa negli anni duemila: la rete informatica. Incrociata con le reti autostradali e ferroviarie, in una logica di mobilità sostenibile di merci e persone, ha (avrebbe) potenzialità enormi. Ma di questo proprio non c'è traccia.
La cosa è abbastanza strana: fino a pochi anni fa l'Italia era un "Paese autostradale" con km di autostrade per Kmq inferiori solo a quelli degli Usa... quale rivoluzione autostradale è successa negli altri Paesi in questi anni? Non sarà che il dato fa semplicemente i conti con il fatto che l'Italia è un Paese densamente abitato e relativamente piccolo? E' possibile che quello che è il Paese probabilmente più "automobilistico" d'Europa, che ha puntato tutto sulla gomma invece che sul ferro e sul mare, abbia davvero bisogno di nuove autostrade?