[05/05/2011] News

Il World economic forum in Africa, fra competitività, rivolte arabe e imprenditoria sociale

Si è aperto ieri a Città del Capo, in Sudafrica, il XXI World economic forum (Wef) on Africa e fino a domani più di 900 partecipanti, provenienti da una sessantina di Paesi, compresi diversi Capi di Stato e di governo africani, discuteranno dello sviluppo africano affrontando il tema del summit: "Dalla visione all'azione, il prossimo capitolo dell'Africa".

Il fondatore e presidente esecutivo del Wef, Klaus Schwab, è intervenuto in apertura della sessione "Il ruolo dell'Africa nella nuova realtà", dicendo che «Prima di discutere del ruolo dell'Africa, si dovrebbe identificare chiaramente di cosa sia la "nuova realtà" pel l'Africa». Schwab ha fatto l'esempio dell'adesione del Sudafrica al gruppo dei Paesi emergenti del Brics (Brasile, Russia,India, Cina, Sudafrica), ed ha richiamato l'instabilità politica dell'Africa del nord, delle nuove generazioni che si stanno facendo spazio nel continente... tutti fatti epocali che fanno parte della tumultuosa "nuova realtà" dell'Africa.

Le contraddizioni e le possibilità dell'Africa sono incarnate nella potenza continentale, il Sudafrica, che accoglie per l'ennesima volta il Wef ma che quest'anno attira un'attenzione particolare, sia per il suo recente ingresso nel Brics che porta il Paese, che già era l'unico Stato africano che faceva parte del G20, nel "salotto buono" dei Paesi emergenti, sia perché a novembre ospiterà a Durban  la Conferenza delle parti dell'United Nations framework convention on climate change che dovrà discutere del futuro del Protocollo di Kyoto, dell'allocazione dei soldi del Green Found e delle eventuali jisure obbligatorie per ridurre le emissioni di gas serra.

Il presidente sudafricano Jcob Zuma, aprendo il XXI World economic forum on Africa, ha richiamato tutti all'orgoglio continentale: «L'Africa deve cominciare a sviluppare delle partnership con il mondo, invece di chiedere aiuto. Il continente deve riflettere sulla maniera di utilizzare le sue risorse per i propri interessi».

Il Wef/Africa dovrebbe deliberare anche riguardo a temi come lo sviluppo agricolo, la costruzione di infrastrutture, la cooperazione con i sempre più presenti cinesi e sull'impatto della situazione politica in Africa del nord ed in Medio Oriente sullo sviluppo economico africano.

Intanto a Città del Capo è stato presentato il Rapporto 2011 sul la competitività africana, che fa  il punto su diversificazione industriale, istruzione, imprenditoria femminile e turismo come pilastri centrali per lo sviluppo della competitività in Africa.

Il rapporto pubblicato congiuntamente da Wef, Banca mondiale e Banca africana per lo sviluppo con la Commissione dell'Unione Africana, sottolinea che «I Paesi africani hanno tutto da guadagnare diversificando le esportazioni e sfruttando maggiormente le economie di scala. L'integrazione regionale può aiutare i Paesi africani a diventare più competitive e resistenti a gli choc esterni». Secondo il rapporto un altro fattore essenziale per la rinascita africana è il miglioramento della competenza manageriale e l'educazione superiore: «La maggioranza degli studenti africani privilegiano le scienze sociali e le lettere e non le scienze, portando a delle "discordanze di competenze" e quindi alla disoccupazione dei diplomati, mentre i Paesi africani continuano a lottare contro la mancanza di lavoratori qualificati». La disoccupazione intellettuale giovanile è forse la miccia che ha fatto saltare in aria i regimi tunisino ed egiziano ed è quindi guardata con crescente preoccupazione dai governi africani che amministrano popolazioni giovanissime.

Anche l'imprenditoria femminile deve essere valorizzata se si vuole migliorare la competitività economica dell'Africa e sottrarre dalla marginalizzazione la metà della popolazione che spesso ha sulle spalle l'intera economia familiare. Le donne africane sono presenti nelle attività economiche informali, spesso con micro-attività, a bassa crescita e a scarso guadagno, pagano la mancanza di istruzione e l'accesso limitato al patrimonio ed ai beni terrieri impedito troppo spesso dalle autorità tradizionali e politiche. Secondo il rapporto un altro settore dove l'Africa dovrebbe maggiormente sfruttare le sue ricchezze è quello turistico, rafforzandone la competitività.

Gli esempi di buone pratiche non mancano. Il meeting del Wef è stata l'occasione per premiare gli "Imprenditori sociali regionali dell'anno". Hilde Schwab, co-fondatrice nel 2000 con Klaus Schwab della Schwab Foundation for Social Entrepreneurship, con sede in Svizzera, ha consegnato il riconoscimento a Aleke Dondo (Juhudi Kilimo), Juliana Rotich (Ushahidi), Olivia Van Rooyen (Fonds Kuyasa) e Evans Wadongo (Sustainable devlopment for all-Kenya).  La Schwab ha sottolineato gli sforzi dei premiati «Per la promozione dello sviluppo socio-economico in Africa. Il premio contribuirà a promuovere l'imprenditoria sociale come un modo per far progredire le società e di rispondere ai problemi sociali in maniera innovativa ed efficace».

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