[11/05/2011] News toscana

L'eWorld ed il rischio dell'uomo-macchina

Nell'ambito del progetto comunicativo "Primavera della scienza", il liceo scientifico F. Enriques di Livorno ha oggi proposto la conferenza dal titolo "eWorld: l'Internet degli oggetti in un mondo sveglio", ospitando come relatore il prof. Iannaccone, docente della Facoltà d'Ingegneria dell'Università di Pisa che conduce vari programmi di ricerca nel campo delle nanotecnologie e degli smart systems - i sistemi "svegli", intelligenti.

Internet, da che vide la luce quel progetto embrionale chiamato Arpanet - una rete per la comunicazione interna al Dipartimento per la Difesa U.S.A., sbocciato nel 1975 - ne ha fatta parecchia di strada, riuscendo ad allacciare in un'unica rete la bellezza di due miliardi di persone, poco meno di un terzo degli abitanti del globo terrestre. In una corsa esponenziale disarmante, internet ha rivoluzionato il nostro modo di vivere, e promette di continuare a farlo in futuro.

Guardando avanti, il prof. Iannaccone non prevede solo un continuo miglioramento dell'efficienza dei consolidati metodi di sfruttamento delle potenzialità del web, ma una nuova dimensione, ‹‹un "Internet degli oggetti", dove non verranno condivise solamente informazioni sotto forma di ipertesti, ma persone ed oggetti fisici potranno essere strumentati, equipaggiati con microchip per condividere le informazioni che concernono direttamente il loro stato, inviandole poi ad un sistema centrale in grado di gestirle ed elaborarle››.

Esempi di questo nuovo corso tecnologico non sono affatto fantascientifici, ma già oggi rappresentano la realtà, una realtà più vicina a noi di quanto si immagini. Basti pensare come la riqualificazione in atto nel quartiere labronico Borgo Cappuccini preveda - nell'ambito di un progetto pilota a livello nazionale - l'istituzione di una copertura radio totale dell'area, in modo da permettere a cardiopatici o anziani (i quali saranno precedentemente forniti di un apposito, piccolo telecomando) di segnalare un eventuale malore tramite un SOS che sarà recepito ovunque, all'interno del quartiere, indicando posizione ed identità del soggetto interessato.

Tutto ciò promette di rivoluzionare di nuovo la nostra vita, incidendo non solo in aspetti marginali, ma intervenendo con decisione in aree nevralgiche, come quella che riguarda la produzione e la diffusione dell'energia elettrica, la linfa che alimenta la nostra civiltà occidentale. Il metodo attraverso il quale tale energia viene prodotta e distribuita sta virando con decisione da una produzione centralizzata (ed una conseguente diffusione unidirezionale), ad una produzione distribuita dell'energia, grazie al supporto fornito dalle energie rinnovabili.

Ognuno di noi si trova a passare dalla condizione di semplice consumatore, alla posizione di potenziale produttore che, connesso con altri produttori, riesce a creare una "rete dell'energia", pulita e democratica.

Perché questa trasformazione arrivi a compimento, però, è necessario rendere "smart" anche la rete di distribuzione elettrica attualmente esistente, che così com'è non è in grado di reggere un tale cambiamento: sarà necessario mettere in piedi una smart grid, dunque. Una volta strumentate a dovere ogni utenza ed ogni generatore, si saprà con esattezza cosa succede all'interno della rete, in tempo reale, e sarà possibile lasciare che il carico si bilanci in modo efficace ed efficiente. È la prima via per una democratizzazione dell'energia.

Tutto questo, però, ha un prezzo. Per diventare soggetti di uno scenario in cui ‹‹tutti gli oggetti e tutte le persone sono collegate insieme all'interno di uno smart world, che si comporta più o meno come un unico organismo - nelle parole del prof. Iannone - dovremo essere pronti ad un compromesso: se vogliamo poter usufruire di servizi personalizzati, dobbiamo anche lasciare che altri vengano a conoscenza di informazioni al nostro riguardo. L'essenziale è che questo processo venga portato avanti con trasparenza, e che ognuno possa scegliere quali dati fornire, e quali no. Rinunciare alla privacy, ed in quale misura farlo, dovrà essere una libera scelta di ognuno››.

C'è però un altro tipo di scelta da affrontare, forse più sottile, ma che occorre portare alla luce. In questo mondo sempre più interconnesso, quest'aumento esponenziale delle potenzialità comunicative potrà essere abbracciato o meno, ci viene detto, per attingere o rinunciare ad una gamma di servizi ultraefficienti ed ultrapersonalizzati, fornitici sulla base di informazioni sulla nostra persona, sintetizzate quantitativamente ed inviati sotto forma di stringa di bit ad un centro di calcolo perché possa elaborarle.

Il rischio sotteso, dal quale bisogna ben guardarci, è che ci si tramuti inconsapevolmente in una sorta di uomo-macchina, le cui varie sfumature e desideri potranno essere sempre essere descritte da un semplice numero. E non è un rischio così remoto, fagocitati come siamo da un'economia ed una civiltà che esaltano il continuo profitto, il dio denaro e le analisi quantitative, tanto precise quanto fredde, a scapito di una così umana soggettività.

La scelta di cui dobbiamo essere consapevoli fin dal principio, quindi, è un'altra: se sfruttare le possibilità di comunicazione più ampie che la tecnologia abbia mai offerto all'uomo soltanto per una miglioramento del settore terziario dei servizi, oppure se approfittare anche (e soprattutto) della ghiotta occasione per fare del dialogo, del confronto e della rispettosa condivisione delle idee il perno della nostra società, raggiungendo così quella sostenibilità dei rapporti umani che oggi manca tra i rappresentati della nuova specie di uomini-merce, della quale ognuno di noi rischia di diventare un rappresentante, ogni giorno di più.

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