[13/05/2011] News

Dl Sviluppo e spiagge, i primi sindaci "obiettori di coscienza" firmano l'appello per difendere le coste dal cemento

Per dire no alla svendita delle spiagge Legambiente invita gli amministratori costieri a divenire "obiettori di coscienza", firmando l'appello sul suo sito www.legambiente.it , i primi a farlo sono stati i sindaci di Capalbio, Maratea, Villasimius, Senigallia, Noto, Otranto, Ostuni, Pollica, Favignana, Isola Capo Rizzuto e Posada, che così chiedono di impedire la "svendita" del litorale prevista dall'articolo 3 del Dl sviluppo.

«Un decreto - dice l'associazione ambientalista - grazie al quale si profila la concessione delle spiagge per un tempo lunghissimo, consentendo anche di aggirare le normative di tutela per legalizzare le costruzioni abusive e aprendo le porte a nuove edificazioni nella fascia dei 300 metri dalla battigia».

A schierarsi per un turismo di qualità, contro le speculazioni edilizie costiere e per il libero accesso alle spiagge sono alcuni tra i sindaci delle più belle e rinomate località turistiche: Luigi Bellumori di Capalbio (Gr), Caterina Girasole di Isola Capo Rizzuto (Kr), Corrado Valvo di Noto (Sr), Mario Di Trani di Maratea (Pz), Luciano Cariddi di Otranto (Le), Domenico Tanzarella di Ostuni (Br), Stefano Pisani di Pollica (Sa), Salvatore Sanna di Villasimius (Ca), Roberto Tola di Posada (Nu), Lucio Antinoro di Favignana (Tp),. Maurizio Mangialardi di Senigallia (An), Roberto Peria di Portoferraio (Li) e, in rappresentanza delle aree marine protette, il presidente di Federparchi Gianpiero Sammuri.

Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente, sottolinea che «Le località costiere che hanno puntato sulla qualità respingono al mittente il decreto del Governo. E' la prova che quel provvedimento non fa bene al turismo e uccide il paesaggio. I sindaci che hanno firmato il nostro appello rappresentano, peraltro, alcuni dei comprensori turistici più importanti del Paese, con numeri di arrivi e presenze significativi. E' la prova, quindi, che il turismo in Italia non ha bisogno di ulteriore cementificazione e deregulation, quanto piuttosto di qualità e tutela dell'ambiente».

Torna all'archivio