
[18/05/2011] News
Secondo il Tar del Lazio l'Opa di Lactalis su Parmalat può andare avanti. Ma l'azienda francese non fornisce garanzie sul piano della sostenibilità sociale, economica (ed anche ambientale)
Lo scorso 3 maggio il Codacons ha presentato un ricorso al Tar del Lazio ritenendo che l'Offerta pubblica di acquisto (Opa) su Parmalat presentata da Lactalis violasse i principi del Testo unico della finanza e del Regolamento emittenti.
L'associazione dei consumatori insieme all'associazione Utenti servizi finanziari, bancari e assicurativi, aveva chiesto il blocco dell'operazione ricordando che l'azienda francese «non pubblica bilanci da anni».
Quindi l'Opa non sarebbe stata lanciata nel massimo della trasparenza che è necessaria per effettuare in consapevolezza le scelte da parte di tutti i soggetti coinvolti. La risposta del Tar del Lazio, almeno per ora, non è favorevole al Codacons: la prima sezione del Tribunale amministrativo ha respinto la richiesta di sospendere in via d'urgenza il via libera della Consob all'offerta pubblica di acquisto perché non vi sarebbero gli elementi di necessità e di urgenza richiesti dalla legge. La prossima Camera di consiglio per trattare la richiesta di sospendere l'Opa è fissata per l'8 giugno.
Quindi resta valida l'Offerta pubblica di acquisto di Lactalis su Parmalat anche se per ora l'azienda italiana ha di fatto rifiutato l'offerta. In questa vicenda complessa si decide il destino di una grossa fetta del settore lattiero-caseario italiano che rischia di finire in mano ad una multinazionale che denuncia forti limiti almeno per quanto riguarda la sostenibilità sociale lungo la filiera di interesse, ed economica della stessa azienda.
Infatti secondo Crocevia e Via Campesina Europa, Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica) e Ari (Associazione rurale italiana), la più grande impresa lattiero-casearia d'Europa viola i diritti sindacali e ha denunciato un piccolo produttore per danni. «Il primo giugno si terrà a S. Etienne il processo agli allevatori francesi che avevano protestato, nel maggio 2009, per il taglio del 30% del prezzo del latte pagato da Lactalis, nel contesto di un mercato mondiale che tirava. L'industria decide infatti di abbassare il prezzo del latte da 0,33 €/kg della campagna 2008/2009 a 0,27€ per la campagna 2009/2010. D'un solo colpo le aziende si ritrovano in media a perdere oltre 13.000€, di fatto la remunerazione del lavoro di un anno- informano le associazioni- La protesta dei contadini si organizza e la Confederation Paysanne guida le manifestazioni, anche contro Lactalis. Nessun incidente comunque avviene né ci sono danni materiali prodotti contro l'industria che però cita in giudizio civile, per danni, a titolo personale, l'allevatore Philippe Marquet, allora segretario generale della Confederation Paysanne de la Loire».
Lactalis quindi pare senza tanti scrupoli, azienda che se comprerà la Parmalat si accinge a diventare la più grande impresa lattiero-casearia del mondo e questo fa aumentare le preoccupazioni delle associazioni considerato quanto potrà avvenire sul mercato nazionale che in qualche modo sarà "viziato" con svantaggi per i piccoli produttori.
«Lactalis compra già in Italia 6 milioni di litri di latte (quasi il 6% di tutto il latte italiano, per oltre il 60% proveniente da Piemonte e Lombardia) da circa 700 fornitori, ci lavorano 3.200 persone e controlla oltre 70.000 punti vendita- ha informato Fabrizio Gabarrino, allevatore Piemontese di Ari. Un gruppo, quello francese, che in media negli ultimi anni ha acquisito un'impresa ogni 3 mesi, portando il suo indebitamento, con l'Opa Parmalat, al limite che gli hanno fissato le banche. Un'impresa familiare che rischia di somigliare molto alla vecchia Parmalat dei Tanzi».
La concentrazione della produzione di latte in 3 Regioni del nord anche secondo Aiab non consentirà un decentramento della trasformazione e farà viaggiare il latte fresco lungo tutto il Paese, diminuendo ancor più la capacità contrattuale dei produttori stessi e allungando la filiera.
«Una tale concentrazione di mercato nel settore lattiero caseario, al momento in cui cadono le ultime barriere (con la liquidazione delle quote latte) per il controllo dell'offerta, lascerà ancor più i produttori italiani, in balia di costi di produzione crescenti e prezzi alla stalla decrescenti, prigionieri di una zootecnia industriale, in forte difficoltà» ha concluso Andrea Ferrante, presidente di Aiab.