[24/05/2011] News

I parchi tra leggi, istituzioni e cultura (I)

I 20 anni della legge quadro sui parchi 394 ‘splendida e dimenticata' come ha scritto Giampiero Di Plinio costituisce qualcosa di più di un dato anagrafico che secondo anche alcuni parlamentari giustificherebbe ormai taluni interventi di lifting. Insomma la legge è vecchiotta quanto basta per rimetterci mano in maniera -stando almeno alle anticipazioni- da metterla al passo con i tempi. Discorsi - lo si noterà- che somigliano molto a certe sortite recenti sulla nostra Costituzione.

Per carità non intendo certo comparare la nostra legge fondamentale con quella sui parchi. Ma in entrambi i casi i cambiamenti proposti o auspicati sembrano volti soprattutto se non esclusivamente a giustificare e avallare politiche e scelte di pessimo conio e assolutamente incompatibili con lo spirito e la lettera delle leggi in questione.

Per quanto riguarda la legge 394 la cosa è di palmare evidenza solo che ci si prenda la briga di lasciar perdere l'anagrafe e si passi alla sostanza. Credo che Federparchi stia preparando uno speciale di Parchi, la sua rivista storica che peraltro non se la passa bene, per ripercorrere i 20 anni della legge quadro attraverso i molteplici e importanti contributi dati prima per l' approvazione di un testo adeguato e poi alla sua attuazione e gestione.

Rinfrescare la nostra memoria che talvolta sembra andar perduta nel tritacarne di una politica sgangherata può essere utile e non soltanto alla associazione dei parchi che in troppi oggi ignorano e snobbano anche in sede istituzionale.

E veniamo alle ragioni di fondo che contraddicono palesemente e vistosamente con questo ritornello che recentemente ha accompagnato la decisione della Commissione ambiente del Senato di allargare le sue proposte di modifica non più solo alle aree protette marine ma alla legge 394 nel suo complesso. Si è detto -quasi fosse una garanzia di fabbrica- che anche il ministero dell'ambiente condivide questo orientamento -par di capire unanime- dei nostri senatori.

Ora, che non in una sede qualsiasi ma in uno dei rami del nostro parlamento e dopo mesi che sia pure a singhiozzo si è proceduto alla messa a punto di un testo incompleto che la 394 se la mette sotto i piedi a nessuno sia venuto in mente - in Senato come al Ministero- ma anche ad altri soggetti che hanno il dovere di non farsi turlupinare, di ricordare che da più di 10 anni (la metà dei 20 considerati da taluno da pensione) la legge quadro è stata profondamente modificata nei suoi gangli fondamentali di programmazione e gestione sistemica senza dare alcun seguito al nuovo assetto prescritto dalla legge Bassanini art 75.

Dimenticanza? Viene il dubbio che in troppi più che averla dimenticata sembrano piuttosto ignorarla. Che ciò avvenga in parlamento, al ministero e in altre sedi che d'ufficio dovrebbero ricordarlo e soprattutto saperlo lascia basiti e ci aiuta a capire perché possano circolare idee tanto strampalate e soprattutto si possa continuare a trattare i parchi come fa il ministro Prestigiacomo che ha considerato persino troppo oneroso istituzionalmente e politicamente convocare come gli era stato richiesto una conferenza nazionale per discuterne seriamente e non sulla base di sortite cervellotiche di cui Lei ci ha fornito più d'un pessimo esempio.

Meglio dunque procedere come per lo Stelvio, i parchi d'Abruzzo, il Santuario dei cetacei e tutto il resto. E a chi obietta a questo indecoroso andazzo lei imperterrita continua a metterli in guardia e sull'avviso che l'anno prossimo sarà anche peggio. Evidentemente è interamente assorbita dal nucleare e a scongiurare le eccessive emozioni che potrebbero indurre in tentazione gli elettori al referendum.

Stando così le cose tutto si può fare tranne far finta di niente anche perché -ed è l'altro aspetto sorprendente- nel gran sfarfallio sul federalismo e sulla ‘ripartizione' dei ruoli istituzionali tra stato, regioni ed enti locali come previsto dal titolo V della nostra Costituzione -anche questo fermo al palo da un decennio- il grande assente è proprio il nuovo governo del territorio che dovrebbe assicurare quei livelli di adeguatezza, sussidiarietà e giustezza tante volte richiamati dalla Corte costituzionale. Si tratta di una partita in cui un ruolo rilevante riguarda i parchi come i bacini idrografici ma di cui nessuno parla, neppure al Senato.

Ho letto che un senatore per sostenere l'esigenza di rivedere la legge 394 ha indicato quello che a suo giudizio è uno dei punti importanti da rivedere ossia il ruolo anzi la diarchia- per usare le sue parole- tra comunità del parco e ente parco. Ora chiunque conosca anche all'ingrosso le vicende di questo ventennio dovrebbe sapere che in questo rapporto tra istituzioni e ente di gestione passa e risiede la vera novità e forza della legge confermata al meglio dalla legge 426 - anche questa purtroppo largamente ignorata soprattutto dal ministero- tanto è vero che quell'art 7 della 394 che doveva consentire agli enti locali e al parco di collaborare sulla base di precisi interventi mirati anche alla realtà contigua cioè esterna all'area protetta per il turismo, il recupero di ambienti e centri storici e così via è rimasto di fatto lettera morta specie per i parchi nazionali.
(continua)

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