
[25/05/2011] News
E' stato presentato oggi a Roma l'Annuario dei dati Ambientali (edizione 2010), elaborato dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), pubblicazione che offre una panoramica sullo stato di salute dell'ambiente del nostro Paese.
«L'Annuario dei dati ambientali non è una forma di comunicazione in tempo reale di dati oggettivi, ma un documento di analisi dei trend dei fenomeni descritti- ha tenuto a ribadire Bernardo De Bernardinis, presidente dell'Ispra- Gli indicatori adoperati consentono l'esame della catena causa-effetto nel processo di impatto delle attività umane sull'ambiente, permettendo di verificare l'efficacia degli interventi adottati ed evidenziando la potenziale eventualità di situazioni critiche, se non emergenziali. A tale scopo è stata data maggiore importanza alla robustezza dell'informazione rispetto alla tempestività del dato, di competenza anche di altre Istituzioni».
Il rapporto dedica una particolare attenzione alla biodiversità (il 2010 è stato proclamato, dalle Nazioni Unite, Anno Internazionale della Biodiversità) e nello specifico alla forte connessione esistente tra patrimonio naturale e cambiamenti climatici. Secondo i dati riportati nel documento il 2009 è stato il diciottesimo anno consecutivo con anomalia termica positiva e in Italia, uno dei Paesi più vulnerabili in Europa, si registra la riduzione delle riserve nivo-glaciali dell'arco alpino e il conseguente calo della disponibilità idrica. In ambiente marino, si assiste all'insediamento di specie di origine tropicale provenienti dall'Atlantico o dalla regione indo-pacifica e lo spostamento verso nord di specie di affinità calda.
«L'aumento della temperatura a livello globale e in Europa osservato negli ultimi decenni è inusuale - ha dichiarato Stefano Laporta, direttore generale Ispra- In Italia, analogamente ai tre anni che lo hanno preceduto, il 2009 è stato un anno sensibilmente più caldo della norma con un'anomalia media di + 1,19 °C.».
Questo quadro è correlato almeno parzialmente, con la perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici che tra l'altro viene attualmente riconosciuta come un fattore di rischio per la trasmissione di malattie batteriche, virali e parassitarie per l'uomo, il bestiame, le colture e le specie selvatiche di animali e vegetali. Ma la perdita di biodiversità si registra anche per azioni antropiche dirette e più immediate come la distruzione e frammentazione degli habitat naturali, l'introduzione di specie esotiche e il sovrasfruttamento delle risorse.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità inoltre ha stimato che le alterazioni ecosistemiche hanno contribuito globalmente alla variazione d'incidenza di oltre 20 malattie infettive. Molti vettori non sono solo ecosistemi-sensibili ma anche clima-sensibili: i cambiamenti climatici infatti favoriscono l'espandersi di vettori come, per esempio, le zanzare, già influenzato dalla scomparsa di animali predatori come pipistrelli e rondoni. Tra i dati confortanti riportati nel rapporto assumono particolare rilievo quelli relativi alle foreste considerato che il 2011 è l'anno internazionale dedicato dall'Onu a questo ecosistema. La superficie forestale è in aumento grazie all'espansione naturale del bosco e alle attività di afforestazione e di riforestazione, in linea con un trend registrato da diversi anni.
Sono anche in calo il numero di incendi, in ragione dell' azione di contrasto degli eventi e di sorveglianza del territorio operata dagli enti competenti, che comunque rimangono la principale fonte di "attacco" al patrimonio forestale italiano.