
[26/05/2011] News
I dati che pubblica oggi Greenpeace confermano quanto questo giornale va ripetendo da settimane sulla pericolosità dimenticata di quel che sta succedendo dentro e davanti alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi: i risultati del monitoraggio svolto qualche settimana fa nell'area intorno all'impianto mostrano «Livelli di contaminazione dei campioni di alghe analizzati superano fino a cinquanta volte i limiti ufficiali di sicurezza, minacciando in modo preoccupante popolazione e ambiente».
I tecnici di Greenpeace hanno raccolto all'inizio del mese campioni di organismi marini, tra cui pesci, alghe e molluschi, in siti a terra lungo la costa e una da bordo della nave ammiraglia Rainbow Warrior, al di fuori delle acque territoriali giapponesi al largo di Fukushima. Gli ambientalisti hanno fatto analizzare i campioni da due laboratori indipendenti: I laboratori: il francese Acro, certificato dall'Autorità nucleare francese Asn, e dall'Sck Cen, il Centro di ricerca per il nucleare del Belgio, e dicono che «I risultati hanno evidenziato un'alta contaminazione da iodio radioattivo, ben peggiore di quanto indicato nelle analisi preliminari, e livelli significativi di cesio radioattivo»
Greenpeace ce l'ha con le autorità giapponesi: «Affermano che il materiale radioattivo riversato in mare non risulta più pericoloso poiché si sta disperdendo, queste nuove analisi dimostrano come la contaminazione stia risalendo la catena alimentare costituendo un serio problema per la salute umana. Anche se oggi si riuscisse a bloccare definitivamente ogni sversamento dalla centrale, il problema delle radiazioni non sparirebbe.
Giorgia Monti (all'estrema sinistra nella foto), responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia, che ha partecipato alla campagna di prelievi della Rainbow Warrior, spiega che «I dati pubblicati oggi dimostrano che la contaminazione radioattiva continua a diffondersi anche a grande distanza dalla centrale, accumulandosi negli organismi marini. L'elevata presenza di iodio radioattivo nelle alghe è particolarmente preoccupante, trattandosi di un alimento alla base della dieta giapponese, e fa sospettare che dalla centrale continui a fuoriuscire acqua contaminata. La contaminazione rilasciata da Fukushima è un fattore di rischio anche per i pescatori che ogni giorno si trovano a maneggiare reti e corde potenzialmente contaminate dal sedimento, così come pesci e alghe che hanno accumulato materiale radioattivo. I pescatori, le loro comunità, così come tutti i consumatori, hanno bisogno al più presto di informazioni chiare per evitare di essere ulteriormente contaminati».
Il team di ricerca di Greenpeace dice che «In alcuni campioni di pesci e molluschi sono stati rilevati livelli di radioattività oltre i limiti legali ammessi negli alimenti e il cibo rappresenta solo una delle fonti di radiazioni a cui le persone, che vivono nell'area di Fukushima, sono esposte in maniera cronica. Invece di fornire alla popolazione dati precisi, le autorità giapponesi hanno aumentato i livelli massimi di esposizione annuale alle radiazioni a 20 milliSievert, anche per i bambini».
Per questo Greenpeace «Condanna la decisione di alzare i livelli massimi di esposizione annuale a radiazioni per i bambini» e chiede al governo giapponese di«Avviare subito un programma di monitoraggio approfondito e continuo dell'ecosistema marino lungo la costa di Fukushima e di rendere pubbliche tutte le informazioni relative agli sversamenti di acqua contaminata in mare».
Greg McNevin, di Greenpeace International, scrive: «Non è sufficiente che le autorità mettano dei cerotti su ogni problema che si presenta. Il governo giapponese deve avviare un approccio globale, facendo analisi dell'ambiente marino lungo la costa Fukushima, fornendo completamente tutte le informazioni circa il rilascio di acqua contaminata e facendo sforzi proattivi per proteggere, risarcire e sostenere le persone più colpite ed a rischio per questo disastro».
Si apprende poi, dal giornale Mainichi che la contaminazione del suolo in un'area di 600 km attorno alla disastrata centrale nucleare giapponese di Fukushima è comparabile ai livelli riscontrati dopo la catastrofe atomica di Cernobyl nel 1986. E' quanto sostiene Tomio Kawata, ricercatore presso l'ente nazionale per la gestione delle scorie nucleari (Numo), che ha presentato ieri una relazione sulla materia alla Commissione nipponica per l'energia atomica.