[27/05/2011] News toscana

Dpef 2012: scelte troppo subordinate al mercato

La pubblicazione del DPEF 2012, la settimana scorsa, la sua discussione il 30 maggio, pone due questioni, una di metodo e una di merito generale e un problema politico.

La questione di metodo riguarda il fatto che la discussione in concertazione avviene sempre più in tempi stretti e contingentati. Ciò non rappresenta solo un mal funzionamento burocratico, se di questo si tratta, ma sottende una difficoltà politica di fronte ad una discussione sulle scelte economiche e finanziarie della Regione.

La questione di merito riguarda il taglio generale del documento. Se restiamo nell'ambito delle compatibilità finanziarie stabilite da un UE sempre più sbilanciata verso politiche di contenimento della spesa, di deflazione monetaria, di riduzione del welfare scaricando sulle classi subalterne (chi più e chi meno tra gli stati, ma il trend europeo è questo) i costi della crisi finanziaria sistemica e globale, possiamo anche dire che il DPEF 2012 ha una sostanziale coerenza interna, ma si colloca in pieno nell'alveo della crisi del rapporto tra economia e politica o meglio della predominanza della prima sulla seconda mentre ogni misura a sostegno dell'economia non produce occupazione, anzi la riduce in termini di compatibilità e di "efficienza" di mercato.

Il nodo che ci si ostina a non volere affrontare è proprio quello dell'"efficienza" del mercato, del rapporto "costo" "valore". Essa ci impedisce di vedere qualunque danno possa derivare dal prevalere del mercato, non come mezzo di allocazione di risorse e merci, ma come "ordine sociale" a cui subordinare la stessa società locale.

Scompare così ogni consapevolezza sulle scelte da fare che non siano quelle assoggettate all'efficienza del mercato e della finanza che, come sappiamo, hanno dato bella prova di se tanto da poter palare di "fallimenti del mercato".

Il Dpef 2012 è dipendente da questa cultura dell'"efficienza" che sembra "socialmente utile" perché obnubilati di fronte ai costi che essa produce in termini di degrado ambientale, urbanistico, sociale e del lavoro. Del resto questo difetto era già fortemente presente nel PRS 2011-2015.

Il problema politico che questo rapporto tra modalità della concertazione e contenuti economici e finanziari pone, riguarda la questione del formarsi delle politiche e delle decisioni perché non ci pare che esistano altre sedi, al di fuori di una concertazione sempre più stanca e poco rappresentativa, e soggetti che siano sollecitati a portare un contributo organizzato e consapevole in questa direzione.

Ciò che rimane è la quotidianità di politiche annunciate, spesso senza un retroterra sociale o locale effettivo, comunque legate a suggestioni momentanee, emergenze, di sicuro non rivolte ad una ripresa di processi di pianificazione pubblica e privata di fronte proprio a quei "fallimenti del mercato" a cui abbiamo fatto riferimento. Restano solo le temibili torsioni autoreferenziali della politica e del governo locali.

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