
[27/05/2011] News
Attacco contro italiani, sei militari rimasti feriti in Libano
Mentre i caschi blu italiani subiscono un grave attentato in Libano e la rivolta yemenita si trasforma in una sanguinosa guerra civile che nemmeno le monarchie assolute petrolifere del Golfo sono riuscite ad evitare (l'occidente e gli amici americani avevano già lasciato al suo destino il dittatore Saleh e lo Yemen), mentre in Siria il regime non molla e continua a massacrare gli oppositori, mentre la situazione palestinese sembra ormai essere diventata così grave da costringere Barack Obama a richiamare all'ordine (ed ai confini del 1967) il fedelissimo governo di Israele, mentre l'Europa latita e si nasconde dietro comunicati di principio e "sanzioni" spesso simboliche... la sanguinosa attualità rischia di farci dimenticare le colossali sfide che avranno di fronte i Paesi arabi quando si saranno liberati da tutte le dittature che li hanno oppressi, che poi sono le stessi problemi mai affrontati che hanno fatto da incubatori delle rivolte e rivoluzioni
Il nuovo rapporto Onu "Revealing risk, redefining Development" presentato qualche giorno fa dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon a Ginevra alla Global platform on disaster risk reduction evidenzia le fortissime preoccupazioni per la possibilità di ridurre i rischi di catastrofi in Medio Oriente Oriente e nell' Africa del Nord.
La seconda edizione del Global assessment report (Gar) della Disaster risk reduction dimostra che «Mentre la regione è colpita da terremoti e siccità periodiche, fino a poco tempo fa la prevenzione non è stata una priorità per i governi della regione. Tuttavia, un gruppo di stati arabi sta facendo progressi nella segnalazione sistematica delle perdite causate dalle catastrofi». Tra i Paesi segnalati ci sono proprio quelli che stanno vivendo crisi politiche, economiche e sociali devastanti: Giordania,Siria e Yemen «Hanno recentemente completato le banche dati nazionali sulle perdita da disastri e saranno presto raggiunti da Egitto e Marocco. Per la prima volta, i paesi della regione saranno in grado di visualizzare proprio rischio di catastrofi».
Secondo il rapporto, «Il rischio siccità è un fattore preminente per il Pil della regione e, in particolare,colpisce la produzione agricola in modo regolare». Il Gar spiega i rischi che amministrazioni già deboli, che hanno abbandonato il territorio ad abusi di ogni tipo, siano sostitute da un periodo di "anarchia" in un'area dove «In caso di alluvioni sia la mortalità che il rischio di perdite economiche sono in aumento. I paesi della regione non sono in grado di ridurre la vulnerabilità delle popolazioni alla velocità necessaria per affrontare un rapido aumento della loro esposizione».
Il coordinatore del rapporto, Andrew Maskrey, spiega che «Il Gar ci mostra, senza ombra di dubbio, che i rischi si stanno accumulando in tutte le economie. Lo ignoriamo, letteralmente, a nostro rischio e pericolo. La relazione conferma solo quello che già sospettavamo e penso che stiamo cominciando a capire che è tempo di unirsi e intraprendere le azioni necessarie per arginare le diffuso perdite economiche e dello sviluppo alle quali stiamo assistendo» .
Anche secondo Luna Abu-Swaireh, che dirige il Regional office for Arab States dell'United Nations international strategy for disaster reduction (Unisdr), «La regione è interessata da vari pericoli:terremoti, inondazioni, frane e siccità, tuttavia, la riduzione del rischio non è stata una priorità per i governi fino a poco tempo fa,, Il loro impegno è relativamente nuovo e abbiamo assistito a vari livelli di progresso nelle nazioni della regione, ma nel complesso è ancora inferiore a livello globale». Ma qualche progresso nelle politiche territoriali c'era stato prima delle rivoluzioni, «Per la prima volta che questa regione ha una strategia per 2011-2020 che delinea un impegno a ridurre il rischio e la vulnerabilità e i Paesi e le popolazioni arabe lavorano ad approcci multi-rischio, valutazione dei rischi, ad identificarli e al la capacità di migliorare».
Secondo un rapporto del 2010 dei ministri dell'ambiente arabi, la regione ha subito 276 disastri degli ultimi 25 anni, con 100.000 persone morte, 10 milioni di coinvolti nelle catastrofi e 1,5 milioni di senzatetto.
I rischi di terremoti vengono dalla faglia del Mar Morto-Mar Rosso che attraverso la Palestina arriva alla valle della Bekaa in Libano, un rischio che riguarda circa due terzi della popolazione della Giordania, l'intera popolazione del Libano e una grande popolazione urbana che vive in Siria a 50 km da una linea di faglia.
L'aumento della scarsità di acqua e la diminuzione di terra coltivabile sono una minaccia per tutti e per la sicurezza alimentare: Proprio nella Siria in fiamme del regime degli Assad un milione di persone non ha cibo a causa della siccità, soprattutto nel nord-est, dove abitano le popolazioni più vulnerabili e che dipendono dall'agricoltura di sussistenza.
Abu-Swaireh sottolinea che «L'impatto delle catastrofi sull'economia dei Paesi arabi, insieme ai problemi che stanno già affrontando in termini di povertà, ecc, rende una sfida l'impegno contro il rischio disastri. È necessario lavorare oggi sulla riduzione delle catastrofi, per assicurarsi che il sistema non collassi di fronte a un disastro. Paesi come la Giordania, il Libano, i territori palestinesi occupati e la Siria sono a rischio molto elevato di terremoti con la popolazione concentrata intorno alle linee di faglia, Alcuni paesi hanno intrapreso valutazioni rigorose e collegato questo all'urbanistica. Il Libano ei territori palestinesi occupati hanno iniziato a valutare gli ospedali e anche alcune scuole rispetto ai terremoti, ma questo è ancora nelle fasi iniziali».
Secondo l'Isdr, un certo numero di agenzie specializzate del mondo arabo hanno sviluppato sistemi sub-regionali di allarme rapido per rischi specifici, ma l'agenzia Onu pensa che sia necessario riunire antro la fine del 2011 tutte le parti interessate, cioè governi, società civile e imprenditori per discutere quali strategia mettere in atto e quanto sia necessario investire nella valutazione dei rischi. Sperando che allora i Paesi arabi abbiano ritrovato la pace e si siano liberati di tutti i dittatori che hanno dimenticato il popolo e sfruttato fino all'osso le loro terre.